Modena. Mattioli: «La nostra opera lirica trasforma la Carrà in E.T.»
Il modenese autore del libretto di "Raffa in the Sky": «Mix belcanto-pop per raccontare una rivoluzionaria»
i Cristiana Minelli
Allegra, poliedrica, ironica, iconica. Aliena, mai. Oggi, invece, Raffaella Carrà mostra un inedito lato extraterrestre, con tanto di colonna sonora ispirata, e in un certo senso costituita, dalla sua discografia. Torna in scena nei panni del personaggio di un’opera lirica. Di ispirazione fantastica. E, va da sé, pop. Manca pochissimo al debutto di «Raffa in the Sky», opera ispirata alla celebre artista romagnola, interpretata da Chiara Dello Iacovo, attrice e cantante (leggera l’unica in un cast di cantanti lirici). Si tratta del racconto di una carriera artistica che ha accompagnato, e talvolta stimolato, le trasformazioni della società italiana dell'ultimo mezzo secolo, che andrà in scena in prima assoluta al Teatro Donizetti di Bergamo venerdì 29 settembre alle 20.30, (trasmessa la stessa sera da Rai 5 in differita di un quarto d'ora, poi replicata venerdì 6 ottobre alla stessa ora, e domenica 1 e 8 ottobre alle 15,30). Fra gli artefici dell'impresa culturale anche il modenese Alberto Mattioli, autore con Renata Ciaravino del libretto. La musica è di Lamberto Curtoni, l’idea di Francesco Micheli che firma anche la regia dello spettacolo.
Alberto Mattioli, quando è cominciata questa avventura?
«Due anni fa, grazie al genio artistico di Francesco Micheli, regista d’opera e direttore artistico del Festival Donizetti per il quale io sono drammaturgo. Dopo che Bergamo con Brescia è diventata capitale italiana della cultura è venuta l’idea di realizzare per la Fondazione Donizetti un progetto ad hoc, per l’appunto, un’opera dedicata a Raffaella Carrà».
Perché proprio a lei?
«Perché no? Non si tratta affatto di una scelta eccentrica. Verdi scrisse un’opera su una escort morta da poco e fece la Traviata. Nel 2011 il Covent Garden di Londra ha messo in scena «Anna Nicole», un’opera lirica ispirata alla tragica vita della ex Playmate Anna Nicole Smith. I soggetti, come nell’800, vengono dalla vita vissuta. Si tratta di restituire all’opera l’esprit delle origini, di riannodare i rapporti con la vera natura dell’opera italiana, che è sempre stata popolare».
La genesi?
«Dal momento che Raffaella Pelloni, in arte Carrà, non ha avuto una vita melodrammatica, (non si è mai sposata e non ha avuto figli anche se ha vissuto importanti storie d’amore), ci siamo concentrati sul suo ruolo nello spettacolo e nella società. Una donna, un’artista, a modo suo, rivoluzionaria. Che ha scoperchiato i tabù della società dell’epoca armata soltanto di un ombelico scoperto. Il Tuca Tuca si beccò la censura e un articolo di fondo dell’«Osservatore Romano», sopravvisse solo grazie ad Alberto Sordi che, ballandolo, lo sdoganò definitivamente. Ha influito sulla storia sociale e del costume italiano molto di più di tanti intellettuali o della classe rivoluzionaria. Ci interessava rappresentare il rapporto fra cultura alta, accademica, riconosciuta e quella popolare. Un aspetto approfondito anche dai 2 convegni satellite».
La trama?
«Non è un biopic, ma un’opera. Fantastica. Lei è l’aliena che il pianeta Arkadia spedisce sulla terra per predicare un messaggio di tolleranza ed amore. La storia incrocia poi quella di una famiglia di immigrati, una coppia che ha un figlio, Luca, che poi si riconoscerà gay grazie alla Carrà».
Come è stata concepita?
«Di concerto, insieme. E il quarto libretto che scrivo ma è la prima scrittura originale. Ed è quasi interamente in rima, come non si usa quasi più. Un lavoro collettivo, che ha beneficiato dell’estro e della professionalità del compositore Lamberto Curtoni, un musicista colto che non ha paura di sporcarsi le mani con i brani della Carrà».
Pezzi forti?
«Come è bello far l’amore da Trieste in giù, Ma che musica, Tuca Tuca, Maga Maghella e altri, e Luca, forse la prima canzone sull’omosessualità del canzoniere italiano. Ma è presente un po’ tutto il suo repertorio artistico che gioca, mano a mano, con la trama: c’è «Pronto, Raffaella?», ci sono le carrambate, perfino la famosa scatola di fagioli».
Costumi?
«Pazzeschi. Raffa è una prima donna che cambierà 11 costumi di scena, una cosa mai vista in un teatro d’opera». Non un musical, né un recital. Ma un’opera. Che ritorna al futuro.