Gazzetta di Modena

Teatro

A Castelfranco e Vignola due "prime" nel nome di Murgia

Paola Ducci
A Castelfranco e Vignola due "prime" nel nome di Murgia

Della Rosa: «Con Accabadora mi emoziono e ritrovo Michela»

08 novembre 2023
4 MINUTI DI LETTURA





A inaugurare la Stagione del Teatro Dadà di Castelfranco questa sera e del Teatro Fabbri di Vignola sabato sarà “Accabadora”, dall’omonimo romanzo della scrittrice e intellettuale recentemente scomparsa Michela Murgia, con cui ha vinto il Premio Dessì nel 2009, il Premio SuperMondello e il Premio Campiello nel 2010. Protagonista in scena è Anna Della Rosa, una delle più interessanti attrici della scena contemporanea, diretta dalla regista Premio Hystrio 2022 Veronica Cruciani: una grande prova d’attrice che dà voce al monologo scritto dalla drammaturga Carlotta Corradi.

Tra i libri più letti e amati di Murgia, Accabadora è un crudo e affascinante racconto ambientato in un paesino immaginario della Sardegna. Lì abita Maria, una bambina che all’età di sei anni viene affidata a Bonaria Urrai come “fill’e anima”, una forma di adozione concordata tra il genitore naturale e quello adottivo. La donna vive sola, fa la sarta e all’occorrenza è anche “accabadora”. La parola, di tradizione sarda, prende la radice dallo spagnolo “acabar” che significa uccidere, finire: Bonaria aiuta infatti le persone ormai senza speranza a lasciare la vita. Maria cresce nell’ammirazione della nuova madre, più colta e attenta della precedente, fino al momento in cui scopre il terribile ruolo che svolge nella piccola comunità: sconvolta dalla notizia, Maria fugge dalla Sardegna per cambiare vita e dimenticare il passato. Anni dopo sarà costretta a tornare sul letto di morte di Tzia Bonaria: l’accudimento finale è infatti uno dei compiti che spetta ai “figli d’anima”. A incarnare la protagonista è la presenza forte e fragile di Della Rosa, capace di evidenziare le molteplici sfumature del personaggio, interrogando gli spettatori su un tema ancora al centro del dibattito pubblico. Anna Della Rosa dopo il successo dei Lai alle Passioni nuovo ritorna ad interpretare Accabadora, che tanto successo ebbe allo Storchi nella passata stagione.

«Si, dopo il lavoro intensissimo di questo ultimo periodo che mi ha preso anima e corpo per i Lai, torno in un altro dei miei spettacoli che in assoluto amo di più. Accabadora lo avevo lasciato ormai quasi due anni fa, ma è talmente entrato in me che riprenderlo non è così complesso anche se ho bisogno, attraverso le prove, di ritrovare quella giusta intensità che mi richiede. Questo lavoro lo faccio riascoltandomi il regalo che mi ha lasciato proprio Michela Murgia in persona».

Cioè?

«Quattro anni fa, quando stavo preparando lo spettacolo la regista Veronica Cruciani mi chiese di provare a pronunciare con accento sardo i discorsi diretti pronunciati dalle protagoniste nel testo. Così, chiesi aiuto direttamente alla Murgia, che mi accolse a casa sua a Roma e mi dedicò tre intense ore con una passione, una cortesia, una grazia e un’accuratezza che non dimenticherò mai. Ovviamente quelle tre ore con Michela e la sua voce che pronunciava in sardo i discorsi delle protagoniste e correggeva la mia pronuncia da milanese le conservo registrate e ogni volta che provo Accabadora, l’ascolto di quella registrazione è il mio primo training».

Cosa pensò quando ottenne la parte questo spettacolo?

«Fui felicissima, ci speravo tanto. Ricordo che lessi il libro di Michela pochi giorni prima dell’audizione con Veronica e ne rimasi incantata. È uno dei provini della mia vita in cui più ho desiderato di più essere scelta. Il tema dell’essere madre/ figlia d’anima mi commosse e continua a farlo ogni volta che replico lo spettacolo. Poi nel testo c’è il tema della dignità di fronte alla morte. Ritengo infatti estremamente sbagliate le battaglie ideologiche a suon di slogan fatte anche e soprattutto da persone che non sono mai stato accanto a un genitore, un parente o un amico devastati dalla sofferenza che ti supplicano di liberarli dal dolore restituendogli dignità attraverso la morte».

Come reagisce il pubblico allo spettacolo?

«Sorride ma alla fine piange, dopo aver seguito lo spettacolo con un’attenzione religiosa. Tanti poi addirittura mi ringraziano».

Le manca Michela Murgia?

«Da impazzire. Ho sempre stimato Michela, come ho sempre apprezzato il suo pensiero e la sua scrittura e l’ho ammirata per come ha scelto di affrontare gli ultimi tempi della sua malattia, con grande coerenza».

Cosa le mancherà di più di Michela?

“Il suo sguardo, profondo, forte e solare che sprizzava gioia di vivere e sapeva tenere insieme la spada e la dolcezza».