Gazzetta di Modena

Spettacoli

Modena. Il marchese e il trucco dei soldi in scena al teatro Michelangelo

Nicola Calicchio
Modena. Il marchese e il trucco dei soldi in scena al teatro Michelangelo

La commedia “A che servono questi quattrini” portata sul grande schermo da Eduardo e Peppino De Filippo

20 novembre 2023
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Il denaro è un trucco, serve solo ad apparire ciò che non si è.

Questa è la chiave della commedia “A che servono questi quattrini”, di Armando Curcio con regia di Andrea Renzi, in scena al teatro Michelangelo di Modena martedì 21 e mercoledì 22 novembre, alle 21.

Gli interpreti: Nello Mascia, Valerio Santoro, Salvatore Caruso, Loredana Giordano, Fabrizio La Marca, Ivano Schiavi.

La vicenda ruota intorno al marchese Parascandolo, detto il Professore, che per dimostrare le sue teorie socratiche, bizzarre e controcorrente, ordisce un piano comicamente paradossale che svela l’inutilità del possesso del denaro. L’Italia di lì a poco sarebbe entrata nella seconda guerra mondiale e il mondo post-capitalistico dell’alta finanza era di là da venire, ma l’argomento, così esplicitamente indicato nel titolo, stuzzicò la curiosità del pubblico di allora tanto che, pochi anni dopo, nel 1942, la commedia venne trasposta sugli schermi cinematografici per la regia di Esodo Pratelli con Eduardo e Peppino De Filippo protagonisti e con, tra gli altri, Clelia Matania e Paolo Stoppa.

Il marchese offre tutto il suo appoggio, dando il suo sostegno speculativo, a Vincenzino, ricco solo del suo entusiasmo e della sua ingenuità, e lo aiuta a capovolgere il suo destino di ultimo accompagnandolo in una rapidissima ascesa sociale. Una favola? Un sogno ad occhi aperti? Può darsi. Ma i temi dell’inutilità del denaro e della dannosità del lavoro, benché calati nella realtà di due famiglie napoletane degli anni’40, una poverissima l’altra in apparenza arricchita, riescono, sul filo del paradosso, a incuriosirci ad aprirci nella fantasia strade alternative e a divertirci.

«A che servono questi quattrini – spiega il protagonista Nello Mascia – è una favola leggera. Si tratta di un racconto paradossale che gira intorno al personaggio del marchese Parascandolo, sedicente filosofo che ha una sua teoria del tutto singolare che deriva da Socrate: il denaro non ha nessuna importanza, non serve a nulla. Basta semplicemente far credere alla gente di essere ricchi e tutto si risolve. C’è un gioco teatrale molto divertente ed è stato uno dei cavalli di battaglia dei fratelli De Filippo. È una rappresentazione piacevole e scorrevole».

È una commedia che dà la possibilità agli attori di esprimersi.

«Noi l’abbiamo interpretata come una sorta di canovaccio. Ci permettiamo evasioni».

Nel 1940 la commedia fu portata in scena dalla compagnia dei De Filippo. Qual è l’attualità di questo testo?

«L’argomento trattato è ancora attuale. La malattia del denaro oggi è ancora più contagiosa e la colpa è anche delle finanziarie. Ci chiudono la mente. Se si potesse cancellare tutto e ricominciare da zero sarebbe meraviglioso. Credo che ognuno di noi sogni una cosa del genere. Il pubblico è coinvolto e partecipe di questa follia. Il denaro non serve a nulla quando è poco».

Come si è trovato ad interpretare il suo personaggio?

«L’ho interpretato con grande naturalezza. Appena letto il copione ho immaginato come rappresentarlo. E uno dei personaggi che più mi appartengono dal punto di vista artistico. Ho immaginato il marchese Parascandolo a mezza strada tra Vittorio De Sica e Tino Scotti».

Per lei è la prima volta a Modena?

«Ho fatto diversi spettacoli al teatro Storchi, mentre al Michelangelo è la prima volta, ma molti miei colleghi me ne hanno parlato bene. Sono curioso di scoprire questo teatro che ogni anno allestisce il cartellone con importanti spettacoli di prosa».