Gazzetta di Modena

Il romanzo

Modena, in un mondo di apparente “bon ton” storia di una pittrice tra ospiti cinici

Michele Fuoco
Modena, in un mondo di apparente “bon ton” storia di una pittrice tra ospiti cinici

“La villa sulla scogliera” è la nuova opera di Francesco Baraldini

18 dicembre 2023
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Modena Bisogna scrivere tutti i giorni per conquistare l’indipendenza del linguaggio.

Francesco Baraldini lo ha fatto e lo fa pubblicando tanti libri, dal 1985, quando è uscito “Il Levriere e altri racconti”, con illustrazioni di Remigio Bruschi, e di seguito fino al 1998 con “Il viaggio in treno”, “Incantatrice” e “Hotel Rivabella”. Per poi riprendere dal 2016 con “I nipotini dello zio Sulpizio”, “L’attore, la vera storia del figlio segreto di A.H.”, “La schiava di Haiti”, “La vera storia del gatto Lorenzo”, “Viaggio in treno”, “Oklahoma city” del 2022; alcuni dei quali con illustrazioni di Antonella Battilani. E ora “La villa sulla scogliera” (Edizioni Artestampa, pp. 210, euro 16), copertina con un’opera pittorica (Nei mari del nord) di Wainer Vaccari.

LA TRAMA

Di Miriam de Mohr, pittrice ricca e piacente vedova di mezza età, con disturbi agli occhi, è la villa che, descritta nei minimi particolari, costituisce il teatro di vicende di personaggi particolari, di cui l’artista si circonda.

«Pochi quelli edificanti», dice lo scrittore modenese che salva solo il signor Pranzo, persona buona, factotum della villa e anche giardiniere.

Dominante è la figura di Sabrina Graf, meravigliosa ventenne che pratica il nuoto, è impiegata in un salone di bellezza, ed è nelle grazie della padrona di casa. Baraldini la presenta “splendida ma incolta.

Si innamora di Nicola Alter, traduttore di autori russi (Gorkij in particolare), si sente inadeguata al rapporto culturale con lui, che pure le dà dei libri da leggere.

La ragazza è intelligente e aiuta Miriam, che sta diventando cieca, nel suo lavoro di pittrice e alla fine vuole dimostrare di essere, anche lei, una brava artista, realizzando alcuni quadri”.

Le sue mire sono quelle di venire in possesso della villa.

E in questo Sabrina viene aiutata dalla poca considerazione che la pittrice ha per i suoi figli: Fabrizio, un po’ folle, eterno studente di filosofia, con la mania di fotografare ragazze, tra cui Sabrina, che vorrebbe sposare; e l’infelice Fiorenza che ha un marito cacciatore di donne.

Allo scrittore piace “ritrarre“ la sete di ricchezza che spinge l’uomo a soffocare anche la sincerità dei sentimenti riflessa in personaggi di classi sociali differenti, talvolta pittoreschi e originali, inquadrati in vari ambienti, che vogliono vivere la vita, passioni anche piccole, possibilmente, con maggiore intensità.

IL TOCCO

Essi vengono seguiti con trepida delicatezza e meticolosità.

L’autore è maestro nel cogliere impressioni, sfumature e sentimenti, quegli aspetti della vita che possono sfuggire alla semplice osservazione. Ma non rinuncia ad esprimere la sua insoddisfazione per il mondo circostante.

Per lui c’è cinismo totale in quasi tutti i personaggi, anche se il libro è percorso da un apparente “bon ton”.

Bisogna immedesimarsi nella natura umana per esprimere, attraverso un lavoro lento e paziente, i caratteri di verità universali.

LO SFONDO

Non possono mancare nel libro aspetti di esperienze dell’autore (è in Liguria la villa che Francesco ha frequentato…), ma della componente autobiografica l’eco è appena percettibile.

Il fascino sottile del romanzo risiede nella rappresentazione, con un linguaggio vario e colorito, talvolta incandescente, di stati d’animo delle figure.

Un linguaggio che si fonda su un “periodare” lungo che Baraldini chiama “mio”.

«Nella mia vita ho collezionato più di 20 mila volumi di autori europei e, di tanto in tanto, ne leggo uno. Mi piace il periodare lungo, musicale che, alla fine, vado a riprendere, come un mantello, leggendo e rileggendo tutto, e intervenendo con poche parole, se necessario. Senza arrivare a Gadda, ad Arbasino, cerco un linguaggio che sia il più ricco possibile».