Gazzetta di Modena

L’evento

Modena, verso Sud esplorando la musica torna la rassegna L’Altro Suono

Maria Vittoria Scaglioni
Modena, verso Sud esplorando la musica torna la rassegna L’Altro Suono

Da Irene Grandi in stile blues alla coppia Hatis Noit- Akasha

07 marzo 2024
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L’Altro Suono Festival, dal 14 maggio al 25 luglio, questa volta si dipana in alcuni appuntamenti al Teatro comunale Pavarotti-Freni e altri presso il Cortile del Melograno.

Ogni anno il festival annoda generi diversi da ogni parte del mondo, di estrazione colta e popolare, congiunti dal filo di un tema trasversale. L’anno scorso è stata la volta dell’edizione “Sulle ali della preghiera”, ma oggi il Leitmotiv è “Suoni dal Sud”.

Il Sud è Africa, Stati Uniti, Sud America e Mediterraneo, ma più che un luogo geografico rappresenta un archetipo: spazio di disagio e difficoltà davanti alle prove della storia, ma anche casa di sonorità autoctone. Si parte con Irene Grandi nello spettacolo “Io in blues”, che tra cover e brani inediti si immerge nel jazz-funk afroamericano e italiano. Segue la cantante Hatis Noit, “il gambo del fiore di loto”, voce che ha affascinato anche David Lynch e che canterà accompagnata dal visual e media artist Akasha, nome d’arte di Riccardo Franco-Loiri. L’astrattismo digitale si unisce al gagaku, l’opera e i canti bulgari, nella riflessione tra virtuale e reale. Al Parco XXII Aprile si entrerà nel cuore pulsante del Sud con due appuntamenti: Gabriella Ghermandi, autrice italo-etiope, assieme alla sua band porterà in scena le figure femminili della storia e mitologia del suo paese d’origine in “Maqeda”, nome etiope della Regina di Saba. «Il loro stile pop si fonde a influenze autoctone e alla filosofia rastafariana, che si è sviluppata anche contro la colonizzazione da parte dell’Italia negli anni ’30» Specifica Aldo Sisillo, direttore della Fondazione Teatro Comunale di Modena. Non mancano le canzoni napoletane in “Canti della dimenticanza”, mentre l’incontro tra religioni diverse costituisce la base di “Lezioni di tenebra”: la musica di Couperin si lega ai passi del Libro di Geremia; voci liriche e cantori sacri di fede cristiana, ebraica e musulmana intonano i 52 capitoli ispirati al tema della “malinconia e dell’umor saturnico”. Le Lamentationes di Tallis, Byrd e da Palestrina vengono rese nei chiaroscuri vocali così come nell’incisione omonima di Albrecht Dürer. L’ensemble Ayom, band composta da artisti originari di Grecia, Brasile, Italia e Angola è guidata dal percussionista Jabu Morales. Ayom è il signore della musica, nella tradizione candomblé è la divinità che vive dentro il tamburo e che ha mostrato agli esseri umani la musica e il canto per la prima volta. Il nome dello spettacolo, “Sa.li.va”, riassume tre volti, tre anime: Sa.grada (Sacra), Li.bre (Libera), e Va.liente (Coraggiosa). La musicalità nomade di Ayom ci porta lungo le vie della diaspora afro-brasiliana. «L’aspetto dirimente per L’Altro Suono è l’incontro tra arti caratteristiche di luoghi diversi, lontani. - aggiunge Sisillo - Qui una band multiculturale composta da musicisti greci e brasiliani unisce cultura africana e portoghese nel segno del candomblé».

In occasione dei dieci anni dalla morte di Gabriel García Marquez Alessio Vassallo legge “L’amore ai tempi del colera” in “L’odore delle mandorle amare”. Il Festival ha già conquistato la città e dintorni anche con iniziative collaterali come “Dentro le note”, una rassegna di tre appuntamenti nati dalla collaborazione tra l’Università di Modena e Reggio Emilia e la cooperativa Caleidos, con lo scopo di coinvolgere gli studenti. «Molte comunità si sono integrate, pur mantenendo viva la propria cultura, soprattutto musicale», prosegue Sisillo. L’interculturalità è totale: in “Viaggio col Rebetiko” si esplora la musica rebetika, nata nei bassifondi per raccontare la diaspora tra Grecia e Turchia. Questo è solo un esempio, ma tutte le persone coinvolte nel progetto si portano dietro storie di emigrazione e memorie di viaggio che si intrecciano con la cultura italiana. Improvvisamente la canzone è fusione, come in “La musica ci ha fatto incontrare”, in cui tre coppie formate da mogli italiane e mariti originari rispettivamente di Perù, Marocco e Senegal riscoprono la radice del loro amore proprio nella musica. Le iniziative proseguiranno con il trekking musicale, in modo da coinvolgere anche i comuni dell’Appennino. I concerti al Parco XXII Aprile sono a ingresso libero senza biglietto, mentre per tutti gli altri spettacoli è possibile rivolgersi alla biglietteria del Corso Canalgrande 85 dal 19 marzo, oppure telefonando al numero 059 2033010, o ancora consultando il sito www.teatrocomunalemodena.it.