Gazzetta di Modena

Lo spettacolo

«Un racconto tragicomico di un passato che è nostro»

Nicola Calicchio
«Un racconto tragicomico di un passato che è nostro»

Modena, questa sera e domani al Michelangelo lo spettacolo «I Mezzalira»

12 marzo 2024
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Questa sera e domani al Teatro Michelangelo di Modena, Agnese Fallongo, Tiziano Caputo e Adriano Evangelisti portano in scena il terzo e ultimo capitolo della Trilogia degli Ultimi: "I Mezzalira - panni sporchi fritti in casa” per la regia di Raffaele Latagliata.

Il titolo nasce da un gioco linguistico che crea una fusione tra il celebre detto popolare “i panni sporchi si lavano in casa” e il concetto della “frittura” come simbolico spartiacque del binomio più antico della storia: quello tra servo e padrone, tra chi produce l’olio e chi lo possiede, tra chi può friggere tutti i giorni e chi non può friggere mai.

Se è vero che la saggezza popolare insegna a mantenere celate le questioni familiari all'interno delle mura domestiche lontano da occhi indiscreti, è altrettanto vero che quelle mura non sempre bastano a contenere i segreti, i tabù e i non detti della famiglia Mezzalira, protagonista del racconto, che, proprio come l’olio delle olive che raccoglie, scivola in una spirale di infausti accadimenti che la indurranno, inevitabilmente, a scendere a patti col mondo esterno. Il tutto visto e raccontato da Giovanni Battista Mezzalira detto “Petrusino”, il più piccolo della famiglia che, una volta adulto, traccerà un vero e proprio arco della sua esistenza, in un caleidoscopio di ricordi che attraverseranno una vita intera, una vita fatta di luci, ombre e colpi di scena all’interno del medesimo focolare domestico. Petrusino sarà costretto a fare i conti con i fantasmi del passato per poter scendere a patti con il presente, scoprendo di non essere stato il solo a custodire un segreto.

«Un racconto tragicomico che, ai toni brillanti della commedia all’italiana, mescola le tinte fosche del giallo e che invita lo spettatore a guardare attraverso il buco della serratura di una casa “qualsiasi” per rintracciare il proprio personalissimo passato, e ricostruire così la propria storia. La storia della propria famiglia... non sempre perfetta», spiega l'autrice e attrice Agnese Fallongo.

Protagonista la famiglia Mezzalira che il destino mette alla prova, costringendola a rivedere i suoi valori. 

«Nonostante nello spettacolo non venga definito un periodo storico e nemmeno un luogo, noi parliamo sempre di paese vecchio e città nuova proprio per fare in modo che il pubblico si possa riconoscere in qualsiasi luogo e possa immaginare la propria di terra. Noi parliamo di quelle persone che si sono trasferite alla ricerca di un futuro migliore, anche attraverso lo studio. Ma, nello stesso tempo, i fantasmi del passato e il contesto dal quale proveniamo, può essere un fardello molto pesante che ci tira sempre nell'altra direzione. C'è speranza ma bisogna fare i conti di quelle che sono le dinamiche familiari».

Questa commedia ci riporta un po' alla mezzadria, ad un'Italia meridionale rurale e povera?

«Ricorda un po' un mezzogiorno italiano indistinto. E' la storia di tutto quel mezzogiorno, anche se la mezzadria è finita negli anni '60 dal punto di vista legale. Questa storia mi è stata raccontata da una persona tuttora vivente che adesso ha 80 anni. Secondo me tocca un po' tutte le famiglie del sud, non una regione specifica. Per scrivere questa commedia ho intervistato diverse persone, specialmente quelle anziane che mi hanno raccontato diversi aneddoti».

La narrazione alterna alla parola dei contrappunti sonori realizzati dal vivo?

«Le musiche originali sono state composte da Tiziano Caputo che è anche attore in scena. Noi siamo una vera e propria compagnia teatrale ed usiamo cantare dal vivo. In questo caso la scelta musicale di Tiziano è stata di eliminare gli strumenti, nel senso che i canti sono a cappella».

Un viaggio non solo di trasferimento ma anche di crescita?

«Assolutamente sì. Nonostante la storia possa sembrare vintage, in realtà tocca delle tematiche molto attuali perché parliamo di emancipazione femminile, patriarcato ma anche di cultura poiché Petrusino avrà la possibilità di studiare e diventerà uno psicologo e si emanciperà dal contesto dal quale proviene. Dimostrerà come attraverso la conquista del diritto alla felicità si può essere anche una persona migliore. Dobbiamo solo avere il coraggio di dare luce ai nostri sogni».