Gazzetta di Modena

L’intervista

Irene Grandi torna a casa: «A Marano e Modena anni meravigliosi della mia giovinezza»

di Paola Ducci
Irene Grandi torna a casa: «A Marano e Modena anni meravigliosi della mia giovinezza»

Domani, martedì 14 maggio, il concerto Blues della cantante al Teatro Comunale di Modena: «Nelle mie vene scorre metà sangue modenese. Quante volte sono partita da Firenze per venire a registrare a Castelfranco e anche a fare serata con amici e collaboratori»

13 maggio 2024
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MODENA. Con Irene Grandi si apre alle 20.30 di domani, martedì 14 maggio, l’Altro Suono Festival al Teatro Comunale di Modena.

L’artista è a Modena per una tappa del tour “Io in Blues” nel contesto del programma “Suoni dal Sud” e sarà accompagnata da una formazione con Max Frignani alla chitarra, Piero Spitilli al basso, Fabrizio Morganti alla batteria e Gianluca Tagliavini all’organo hammond.

Nel corso di una carriera che l’ha resa celebre in tutto il mondo, ha venduto circa cinque milioni di dischi, pluripremiati. Ha partecipato sei volte al Festival di Sanremo, raggiungendo il secondo posto nel 2000 con il brano “La tua ragazza sempre”.

Nel 2023 è uscito “Io in Blues”, nella ristampa di un doppio album in vinile, edizione limitata e numerata.

Irene Grandi a Modena è un ritorno.

«Sì, è un grande ritorno per me dopo quello del 2022 per il Premio Pierangelo Bertoli. In ogni caso, a Modena ci vengo piuttosto spesso perché alcuni dei miei collaboratori più stretti sono modenesi: Tommy Togni, con cui le collaborazioni in passato sono state plurime e ora stiamo lavorando ad un nuovo progetto, e Mauro Diazzi, a cui devo parte del successo di questo tour. Quando, a fine pandemia, raccontai a Mauro di questo progetto Blues, lui ne fu entusiasta e fu proprio lui che mi diede una grande spinta trovando i luoghi dove poterlo proporre. Poi c’è da dire che io adoro questa città: sarà che nelle mie vene scorre per metà sangue emiliano, visto che mio padre è originario di Marano sul Panaro, ma soprattutto posso dire che a Modena ho passato anni meravigliosi e molto divertenti della mia giovinezza».

Ci racconti...

«Nonostante sia di Firenze, passavo mesi interi qui a Modena, soprattutto durante la registrazione dei miei dischi, perché lo studio di registrazione era a Castelfranco Emilia. Così mi sono fatta innumerevoli amici che poi abitualmente tornavo a trovare. Quante volte da Firenze partivo alle otto di sera per venire a fare serata a Modena. Punto di ritrovo era la Baracchina di viale Amendola, poi ci si spostava a cena alla Vecchia Pirri e si finiva la serata o in qualche parco ad ascoltare musica dalle autoradio delle automobili o in qualche locale della zona. Mi sono davvero divertita moltissimo in quegli anni».

C’è un luogo della nostra città che le piace particolarmente?

«Senza dubbio il centro storico. Con la maggior parte delle vie pedonalizzate è un vero gioiello. Ci sono venuta non troppo tempo fa con amici ed è stato meraviglioso passeggiarci il pomeriggio con tutti i negozi aperti e poi la sera con moltissima gente in giro. Ho avuto la sensazione di una città viva, pulsante, tanto che mi pareva di essere in un luogo di villeggiatura».

Ha qualche cibo modenese che predilige?

«Ecco, tasto dolente, l’unica vera tortura che provo quando vengo in città è non poter mangiare carne perché adesso ho fatto la scelta di essere vegetariana. Ma che fatica resistere ai cibi locali! (ride di gusto). Per me le specialità emiliane hanno sempre avuto il profumo e il sapore di casa. Mi ricordo quando eravamo bambini che il babbo ci portava dai nonni a Marano. Lì per qualche giorno ci si affogava di borlenghi, tigelle con il lardo e tortellini in brodo che faceva la nonna con le sue mani. Ancora mi pare di sentirne il sapore. Del resto, ricordo anche che il primo vino che assaggiai nella mia vita fu proprio il lambrusco. Insomma, non nascondo di adorare l’Emilia».

Parlando del concerto. Cosa si deve aspettare il pubblico?

«Un concerto che prima di tutto rende omaggio ad alcuni dei più carismatici artisti che hanno reso grande il blues e le sue tante derivazioni: dal soul, al rap, al jazz, al rock, al funk. Un concerto che emoziona, fatto di canzoni internazionali e italiane che spaziano dagli anni ‘60 agli anni ‘90 con brani di Etta James, Otis Redding, Pino Daniele, Luico Battisti, Mina e molti altri a fianco dei miei successi originali come “Bruci la città”, “Bum Bum”, “La tua ragazza sempre” e tanto altro che con la band proponiamo però in nuovi arrangiamenti».

Perché il Blues?

«Perché per me era come un ritorno alle origini e alla mia formazione musicale e vocale. Io in Blues è una sorta di storytelling della mia vita, che, attraverso il blues (genere di cui mi innamorai il giorno in cui, a 12 anni, vidi il film “The Blues Brothers”) racconta l’artista che sono diventata».