Gazzetta di Modena

La storia

Quando il cielo cadde su Modena: 80 anni fa le bombe e la devastazione

di Giovanni Medici
Quando il cielo cadde su Modena: 80 anni fa le bombe e la devastazione

Il 13 maggio 1944 l’incursione degli aerei alleati durante la seconda guerra mondiale: 94 vittime, distrutte case e chiese

13 maggio 2024
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MODENA. Il cielo cadde su Modena verso le 14.30 di un sabato di primavera: era il 13 maggio e Paola aveva solo 9 anni. Le bombe la uccisero assieme alla mamma Renata, lo zio Renato e la nonna Clementina.

Ottant’anni fa, proprio oggi, la nostra città subì un terribile bombardamento che provocò 94 vittime e danni enormi al patrimonio storico e monumentale, oltre che la distruzione di case e palazzi. Gli alleati volevano colpire lo scalo ferroviario ma sbagliarono.

Almeno tremila modenesi restarono in poche ore senza casa. Villa Rainusso (già Villa Pentetorri, residenza estense) in pochi minuti è distrutta: oggi resta di lei solo l’arco d’ingresso, al Parco XXV Aprile. Sono fortemente danneggiati la chiesa di San Domenico, quella di San Vincenzo, il Tempio monumentale, il Duomo. Le immagini della Porta dei Principi distrutta e della luce che entra nella Cattedrale sono negli occhi di tanti di coloro che, oggi ormai anziani, le hanno viste dal vero.
 

“Ho il cuore che mi si spezza, non so parlare, non so tenere in mano la penna. Gli uccelli della morte mi hanno rovinato il Duomo – si legge in un testo dello scrittore Nino Quartieri – C’erano duecento persone nella cripta mi dicono, diventata rifugio: sono salve ma degli affreschi della cappella di San Bernardino non rimane più nulla. Mi prodigo in cerca di qualche pezzo d’intonaco e di qualche briciola di bassorilievo”.

“Salve la Porta e i leoni, così come le sculture dell’architrave che però si è spezzata in due – scriverà invece nel suo diario il giovane Fernando Malavolti, che assieme a Quartieri lavorò per giorni attorno alle macerie – Due bombe hanno però travolto il Museo Lapidario (per fortuna distruggendo solo una minima parte dei materiali ivi custoditi, ndr)”.

Ma le bombe non cadono solo sul centro della città: provocano una carneficina ai Mulini Nuovi, dove venne distrutto un ponte sul canale Naviglio sotto al quale si erano rifugiati anche i bambini e le suore “sacchine” del vicino asilo; tanti morti vi furono anche in viale Storchi.

Viene poi colpita e semidistrutta la Caserma S. Chiara, sede della Scuola Allievi Ufficiali della Gioventù Nazionale Repubblicana, facendo sette vittime. È stata restaurata lasciando i segni delle bombe.
 

Adamo Pedrazzi, reggente dell’Archivio storico del Comune, nella sua Cronaca dell’occupazione nazi-fascista di Modena, racconta: “La città è costernata, piange con lacrime accorate la morte di tanti suoi figli, perché i morti sono indubbiamente parecchi, ed ha un doloroso pensiero per le sue molte case, pei suoi palazzi, per le sue officine devastate barbaramente”.

Se passate da piazzale Redecocca sappiate che essa è stata creata proprio dal bombardamento del 13 maggio 1944. La zona densamente abitata da povera gente tra via Tre Re e via San Paolo fu infatti una delle zone più colpite. Piazzale Torti invece era originariamente dominato dalla chiesa di San Salvatore risalente al 1214. Completamente distrutta dalle fortezze volanti, del suo impianto originario è sopravvissuto solo il campanile, dove è stata costruita una cappella che accoglie la statua di una Madonna, unica testimonianza rimasta. A terra, sul pavimento di sassi del piazzale una riga rossa segna il perimetro e l'area che occupava la chiesa.

Ma l’elenco dei luoghi colpiti e spesso distrutti dalle bombe anglo-americane il 13 maggio 1944 è lunghissimo. Il Portico del Collegio, il Macello comunale, la villa Guastalla a San Faustino, il Liceo Tassoni, via Ruffini, l’Ospedale S.Paolo, le Poste, il Vescovado, l’ala occidentale dell’Accademia Militare, le scuole Campori, Palazzo Molza: le scuole Margherita (ex Raisini), diventate ospedale militare tedesco, sono rase al suolo, il Parco cittadino è pieno di crateri.

Dopo l’8 settembre 1943 gli orari e i ritmi del lavoro dei modenesi dipendono dal suono delle sirene di allarme aereo e dal coprifuoco. In città vengono allestiti rifugi sotterranei e scavate trincee. Negozi, portici e beni artistici sono riparati da sacchi di terra. La circolazione di mezzi pubblici e privati è quasi azzerata a causa del razionamento del carburante. Tanti cercano rifugio nelle campagne, ma contemporaneamente arrivano in città profughi e sfollati provenienti da luoghi già distrutti.

Modena subì durante il conflitto circa 180 incursioni con tre bombardamenti particolarmente pesanti: il 14 febbraio 1944 venne attaccata la zona industriale della Sacca e di San Cataldo; il 13 maggio è colpito come detto il centro storico; il 22 giugno di nuovo gli stabilimenti adiacenti la Stazione dei treni. Alla fine il terribile bilancio delle incursioni sarà di 368 morti.

Martedì 16 maggio 1944 in piazzale S. Agostino, l’arcivescovo Cesare Boccoleri celebrò la Messa davanti alle bare dei 94 morti del bombardamento di tre giorni prima. La città si strinse nell’ora più buia.