Gazzetta di Modena

L'intervista

Claudia Gerini in cattedra a Carpi: «Il lavoro dell’attore e la mia storia»

di Maria Vittoria Scaglioni
Claudia Gerini in cattedra a Carpi: «Il lavoro dell’attore e la mia storia»

Masterclass sulla comicità alle 17.30 all’auditorium della biblioteca Loria

09 settembre 2024
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CARPI. A otto anni sognava di far ridere gli altri e a quindici era già attrice. Claudia Gerini, per tutti Jessica, la compagna di un Claudio Verdone coatto in “Viaggi di nozze”, oggi alle 17.30 sarà a Carpi all’auditorium della biblioteca multimediale Loria, per una masterclass dedicata al cinema tra recitazione e comicità.

L’attrice ricorderà aneddoti della sua vita, ruoli e incontri che le hanno insegnato che “pasta” serve per fare questo mestiere, ma anche tecniche specifiche per aspiranti interpreti.

Gerini non si è limitata a vestire i panni di personaggi comici, nonostante ne difenda il valore artistico.

Il sodalizio con Verdone è continuato e le è valso la sua prima candidatura al David di Donatello, ma da allora non si è più fermata, indossando anche maschere drammatiche: prima è stata Elsa in “Non ti muovere” di Sergio Castellitto, seconda candidatura al David, poi Valeria Adacher in “La sconosciuta” di Giuseppe Tornatore. Claudia Gerini è diventata un pilastro del cinema e della televisione, italiana e non solo, lavorando con i più grandi, da Sergio Corbucci, Mel Gibson, Sergio Castellitto e Liliana Cavani. Eppure resta Claudia: una persona che più di tutto cerca di vivere una vita normale, senza lasciarsi accecare dallo scintillio della ribalta.

Ci può anticipare quali saranno i temi della masterclass?

« Io cerco sempre di preparare le masterclass in modo differente a seconda del pubblico, puntando molto sulle domande che mi vengono poste sul momento. In linea di massima mi piace raccontare cos’è per me la commedia, il genere con cui ho esordito e che amo da sempre. In alcuni casi propongo anche scene da fare coi ragazzi, giocando coi ruoli».

È più difficile interpretare un ruolo comico rispetto a uno drammatico?

«L’approccio a un ruolo drammatico e a uno comico è più o meno lo stesso, però la commedia è più difficile. Nella mia esperienza il lavoro dell’attore è sempre delicato e impegnativo perché devi scendere dentro il tuo animo, ma quando si parla di ruoli umoristici, soprattutto nelle scene corali, devi imparare a coordinarti con gli altri, a non scadere nella farsa e ad adattarti ai ritmi molto più serrati e precisi della commedia. I tempi sono cruciali: bastano due secondi di ritardo e una battuta è bruciata».

Quando sceglie un ruolo però cerca di provarsi in generi diversi?

« Cerco sempre di diversificare i miei progetti: amo molto anche il dramma, in cui puoi dilatare i tempi e lasciarti trascinare dalla sceneggiatura, che già ti predispone a indagare certe parti di te. Sembrano sottigliezze, sfumature, ma sono importanti per un attore. Spesso si tende a svalutare i ruoli comici, quando invece hanno fatto la storia del cinema e del teatro italiano, basti pensare a Eduardo, Sordi o Totò».

Lei ha lavorato con i più grandi maestri e maestre del cinema. Che cosa le hanno lasciato?

«Ho imparato moltissimo da Carlo Verdone. Già a 8 anni iniziavo a studiarlo senza saperlo: non mi perdevo un suo film, li imparavo tutti a memoria, imitavo le battute… Però da ogni esperienza ho imparato qualcosa, da Tornatore, da Castellitto, o ancora da “Ammore e malavita”, che mi è valso il David di Donatello, in cui facevo un personaggio napoletano e questo mi ha insegnato a lavorare con la voce e la cadenza».

Ci sono ruoli che le hanno insegnato qualcosa in più degli altri sul mestiere di attore?

«Ci sono ruoli apparentemente minori, quasi dei cameo, che però danno al film una spennellata di verità, o che comunque emergono anche in poco spazio. In “Maldamore” recitavo la parte di una pazza che rovinava la vita al personaggio interpretato da Luca Zingaretti e anche se si è trattato di una sola sequenza, ho vinto il Nastro d’Argento come miglior attrice non protagonista. Insomma, bisogna saper massimizzare anche ruoli di poche pagine».

Che cosa le riserva il futuro?

«A novembre uscirò con un film noir che si chiama “Il corpo”, di Vincenzo Alfieri. Il genere noir sta tornando e ne sono felice, visto che mi appassiona molto. Infatti, sempre in autunno, uscirà su Netflix la serie noir “Sara”, per la regia di Carmine Elia e tratta da un libro di Maurizio de Giovanni. Sarò Teresa, un personaggio intrigante per me, immerso in atmosfere dark e notturne, fatte di mistero».