Gazzetta di Modena

L’intervista

Jeffery Deaver a Modena con i suoi thriller memorabili

di Cristiana Minelli

	Jeffery Deaver
Jeffery Deaver

Sabato 2 novembre al Bper Forum Monzani appuntamento internazionale con il celebre scrittore statunitense autore de “Il collezionista di ossa” per presentare il suo nuovo libro “La mano dell’orologiaio”

4 MINUTI DI LETTURA





MODENA. New York e il suo skyline sono le due perfette metà della stessa, iconica, Grande Mela. E chi si è trovato a percorrere le sue strade lo sa: a ogni passo si incappa in un cantiere. Perché lei, la capitale del mondo, è in continuo divenire.

Un work in progress che pullula di gru, incombenti su tutto il resto del creato che, nel frattempo, conduce la sua vita come se niente fosse, ai loro piedi. E se una di loro, all’improvviso, cedesse? E il conseguente disastro non fosse una disgrazia ma frutto di un disegno criminale? Se la mano del terrore si mettesse a manomettere, con precisa, chirurgica, crudeltà, pesi e contrappesi, per gettare la città nel panico? Forse perché il nervo della minaccia terroristica è ancora scoperto, in una metropoli che dal 2001 non ha mai smesso di sentirsi vulnerabile, forse perché era tempo che uno dei detective più popolari della scena di specie tornasse fra le righe.

Il nuovo libro “La mano dell’orologiaio”

Fatto sta che è successo, Lincoln Rhyme è tornato. E con lui l’Orologiaio, l’antagonista che gli dà filo da torcere da un pezzo. E questa potrebbe essere la resa dei conti. Jeffery Deaver, scrittore americano che non ha bisogno di presentazioni, ha appena dato alle stampe per Rizzoli “La mano dell’orologiaio” (pp. 432 euro 19,00, traduzione di Rosa Prencipe) che presenterà alle 17,30 di sabato 2 novembre al Forum Monzani di via Aristotele, (ingresso gratuito su prenotazione visibile in streaming).

La trama: New York è una giungla d’asfalto affollata da impalcature, costruzioni, castelli, gru. A un certo punto, all’improvviso, una delle tante che punteggiano Manhattan si abbatte su un cantiere edile. Ci saranno morti e feriti. Rivendica la responsabilità del disastro il Kommunalka Project, una cellula terroristica che minaccia di sabotare una gru ogni ventiquattr’ore se l’amministrazione cittadina non si deciderà a convertire alcune proprietà di lusso in alloggi sociali. Il sindaco non è disposto a scendere a compromessi: con i terroristi non si tratta.

Pane per i denti della coppia più brillante della scienza investigativa, Lincoln Rhyme e Amelia Sachs, chiamati a collaborare alle indagini. Che scopriranno che dietro a tutto si nasconde il loro nemico numero uno, l’unico che sia mai riuscito a sfuggire alla cattura: Charles Vespasian Hale, alias l’Orologiaio, tornato in scena per soldi e una promessa fatta a se stesso: uccidere Rhyme. Quando una seconda gru precipita, New York è in preda al panico, il caos sarà totale. Nel capitolo cruciale della serie che lo ha consacrato maestro del thriller a livello internazionale, Jeffery Deaver alza la posta in gioco, dimostrando ancora una volta un talento inarrivabile nel tracciare, tra le infinite traiettorie possibili, l’unica che nessuno oserebbe immaginare.

L’intervista a Jeffery Deaver

Jeffery Deaver, come mai questa storia – cominciata sottoterra con “Il collezionista di ossa” – stavolta, si arrampica sulle gru?

«L’intera saga di Lincoln Rhyme – fin dall’inizio – fa suoi i topos classici, che tornano all’Eneide, a Virgilio. Questa storia viene evocata da sottoterra per poter combattere il Male e anche in questo caso, in questo capitolo, si combatte la lotta fra Bene e Male, fra Rhyme che rappresenta il Bene e la sua nemesi, l’Orologiaio, che incarna il Male».

Lei è uno scrittore di fama mondiale, sono moltissimi gli aspiranti giallisti che provano la strada del thriller. Qual è, se c’è, il segreto del successo?

«C’è un segreto, sì, vale per ogni libro. L’autore deve dare al lettore ciò che il lettore desidera. Niente trucchi. La storia deve essere capace di emozionare, deve essere una montagna russa ideale, muoversi lesta, spesso costellata da colpi di scena, chiudersi con una sorpresa finale o più di una, così il lettore potrà vivere emozioni forti fino all’ultima pagina. Qualche volta capita che lo scrittore scriva per se stesso e così il libro risulta pesante e non c’è niente di peggio, per un libro».

Viviamo quotidianamente un cortocircuito di violenza e crudeltà. Perché precipitare dentro storie come queste? Per esorcizzare la paura dobbiamo avere più paura?

«Per capire meglio il Male dobbiamo leggere qualcosa che lo riguarda. Nelle storia thriller, però, c’è un contrasto forte fra Bene e Male che richiede un ritmo incalzante. Forse qualcuno può trovare appassionante leggere storie di giardini o piante sul balcone, ma, indubbiamente, non farebbero lo stesso effetto».

C’è mai un momento, mentre scrive, in cui, come fosse parte del puzzle, si sente osservato?

«No. Sono io che ho il controllo assoluto. Sposto i personaggi come pedine su una scacchiera, so esattamente dove devono andare».

Jeffery Deaver, biografia e opere

Jeffery Deaver (Chicago, 1950) è stato pubblicato in 150 paesi. Il successo mondiale è arrivato con «Il collezionista di ossa» (1997) , il primo libro della serie di Lincoln Rhyme, da cui è stato tratto l’omonimo film con Denzel Washington e Angelina Jolie. Cui sono seguiti, fra gli altri, «Il taglio di Dio» (2018) e «Il visitatore notturno» (2021) . Nel 2019 Rizzoli ha pubblicato «Il gioco del mai», protagonista Colter Shaw, apripista per «Gli Eletti» (2020) , «La mappa nera» (2022) e «Tempo di caccia» (2023).

© RIPRODUZIONE RISERVATA