Gazzetta di Modena

L'intervista all'attore

Neri Marcorè al teatro al Pavarotti-Freni di Modena: «Divento Sherlock per un giallo tra musica e danze»


	Neri Marcorè è Sherlock Holmes
Neri Marcorè è Sherlock Holmes

L’attore in città con un originale musical di successo: «Holmes è amato perché punta a far sì che la verità e la giustizia trionfino sempre»

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MODENA. Un’entusiasmante avventura con Neri Marcorè, nei panni del più celebre detective di tutti i tempi, a capitanare un cast di oltre venti eccezionali performer andrà in scena sabato 18 gennaio alle 20 e domenica 19 gennaio alle 17.30 al Pavarotti Freni di Modena. Un musical ricco di colpi di scena, misteri ed enigmi. La Londra vittoriana fa da sfondo a questo avvincente scontro tra bene e male. Tra amicizia, amori e costanti pericoli, al 221b di Baker Street si decideranno le sorti dell’intera Inghilterra. “Sherlock Holmes: Il Musical” combina tensione, umorismo e azione in un’opera che promette di entrare nel cuore di tutti gli spettatori. La regia di questo spettacolo è di Andrea Cecchi.

Neri Marcorè, come descriverebbe questo musical in poche parole?

«È un musical in cui anche la parte recitata ha grande importanza per quanto, ovviamente, non manchi il canto, la musica e la danza in egual misura. Ecco perché ho deciso di cimentarmi in questo lavoro. Avevo voglia di fare teatro, è arrivata questa opportunità e sono felicissimo di averla colta».

Il musical sta ottenendo un grande successo.

«Si, e questo rende soddisfatti tutti noi. Non è scontato che la gente esca da casa per venire a teatro e scelga proprio il nostro spettacolo. Gli anni post Covid ce lo hanno insegnato. Il fatto di essere scelti da molte persone, visto che in venti repliche fatte abbiamo praticamente fatto sempre il tutto esaurito, ci regala molta emozione e grande soddisfazione e noi continuiamo a prenderci la responsabilità di non deludere il nostro pubblico. Senza dubbio il fil rouge del giallo che lega tutto lo spettacolo prende particolarmente gli spettatori di tutte le età».

Perché secondo lei il personaggio di Sherlock è così amato?

«Il personaggio di Sherlock è molto amato perché gode di fama mondiale. Anche chi non ha letto Conan Doyle conosce comunque il personaggio. Sherlock è anzitutto particolare e scientifico nella risoluzione dei casi che gli si presentano davanti ma nello stesso tempo è anche un po’strano: può risultare molto antipatico, scontroso e quando una cosa non lo interessa, dimostra apertamente questa sua ritrosia. Eppure piace molto perché, alla fine, è un uomo che punta a far sì che la verità e la giustizia trionfino sempre».

Cosa c’è di Sherlock in Marcore’e cosa di questo personaggio è’davvero lontano da lei?

«Di Sherlock in me c’è sicuramente il piacere dell’osservazione, perché anche se non risolvo casi, osservare e ascoltare sono fondamentali nel mestiere dell’attore. Poi devo ammettere che anche a me piace affrontare i problemi secondo un approccio prima razionale e logico, poi aggiungo anche ciò che mi suggerisce l’istinto. Lontano da me credo invece che ci sia l’atteggiamento che Sherlock ha con le persone: spesso è scostante e poco empatico. Mi pare di non essere affatto così».

Per lei a Modena è un ritorno? Cosa le piace della nostra città?

«Faccio questo lavoro da 35 anni e gli sono grato perché mi consente di viaggiare parecchio e conoscere posti nuovi e persone diverse. Ovviamente sono stato spesso a Modena, dove ho amici cari, ed è questo che rende un luogo speciale. Modena è davvero molto bella, ha un centro storico dove è piacevolissimo passeggiare e pieno di locali dove la cucina emiliana è un richiamo decisamente irresistibile».

Partendo dalla sua passata esperienza nella trasmissione “Per un pugno di libri”, cosa, secondo lei, bisognerebbe fare per avvicinare maggiormente le nuove generazioni al mondo della cultura in generale, tra cui la lettura?

«È un percorso lungo che non si risolve in una singola iniziativa. Bisogna dare maggiore visibilità e opportunità e sostenere economicamente chi fa cultura attraverso le tante forme d’arte e di informazione, perché gli effetti possano riverberarsi nel comportamento e nelle scelte che ognuno compie, tralasciando il superfluo e le banalità per concentrarsi su ciò che ha valore e può farci crescere come individui. La lettura è solo una delle tante sfaccettature».

Nuovi progetti, sfide e sperimentazioni future?

«In realtà non mi pongo limiti (ride) . Effettivamente al cinema, televisione, teatro e musica aggiungo anche il doppiaggio e gli audiolibri. Direi che mi manca il canto lirico (ride di gusto) e forse una regia teatrale, ecco decisamente di realizzazione più probabile. Intanto direi di andare avanti senza fare programmi troppo a lungo termine. Io sono abituato che, in linea di massima, se ho qualcosa che ho voglia di fare provo a metterla in cantiere. Non mi piacciono i sogni nel cassetto o meglio, provo a non dare il tempo che i miei sogni non diventino tali». 
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