Gazzetta di Modena

L'incontro

Beppe Severgnini a Modena racconta «l’arte di invecchiare con filosofia»

di Cristiana Minelli

	Beppe Severgnini questa sera al Bper Forum Monzani
Beppe Severgnini questa sera al Bper Forum Monzani

Questa sera al Bper Forum Monzani il giornalista e scrittore presenta “Socrate, Agata e il futuro”: «Una specie di ricetta psicologica, sociale e comportamentale»

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MODENA. Ci sono libri che si rivolgono, con nonchalance e ironia, a tutti, vecchi e giovani, a patto che lo spirito guida del lettore universale sia saper vivere con elegante intelligenza. Quella che, indossata a prescindere dall’abito, è capace di mostrare, senza ostentarla, una vincente – e rigenerante – consapevolezza di sé. Socrate, Agata e il futuro. L’arte di invecchiare con filosofia di Beppe Severgnini (240 pagine, 17,50 euro, Rizzoli) – al Bper Forum Monzani, in via Aristotele 33 a Modena, oggi alle 21 – è un manuale contro il cattivo invecchiamento, scritto a beneficio di chi è già entrato nella terza età ma anche di tutti gli altri. Perché l’imperativo è «Don’t become an old bore», non diventare un vecchio barbogio. Un libro “ottimista”. Scritto da un autore che, pur consapevole di non essere un nutrizionista, un geriatra o un personal trainer, ha provato «a suggerire qualche esercizio per il cervello», offrendo «una specie di ricetta psicologica, sociale e comportamentale». Che prende spunto dall’induismo, secondo il quale la vita umana è divisa in quattro stagioni: nel corso della prima si impara, guidati da un maestro, poi ci si realizza, quindi si insegna e si trasmette conoscenza e, infine, progressivamente disinteressati verso le cose materiali, ci si prepara al congedo. E invece oggi, quelli che, nonostante l’età, continuano a sgomitare, spingere, accumulare, ad inseguire cariche, conferme, gratificazioni sociali, senza saper rallentare, ascoltare, restituire, sono tanti. «La ruota della vita – scrive Severgnini – si può ignorare, basta limitarsi a correre: ma è una scelta da criceti. Meglio ragionare sui cambiamenti, prendere il buono, respingere il cattivo, accettare l’inevitabile... Il cattivo invecchiamento è prima di tutto un cattivo spettacolo. Assistere può essere divertente – conclude – ma offrirlo? Non sono sicuro. Bisogna indossare con eleganza la propria età».

Beppe Severgnini, lei ha detto di aver scritto questo libro con l’aiuto fondamentale di una maestra di disordine quotidiano, Agata, la sua nipotina.

«Senza di lei sarebbe stato un libro pedante, mentre è pieno di gioia. L’ho scritto perché a un certo punto, a 68 anni, mi sono accorto che anche io sto invecchiando. Vedevo tanti cattivi invecchiamenti intorno a me, non sotto il profilo della decadenza fisica o della salute ma, piuttosto, negli atteggiamenti sbagliati di tanti, e ho pensato di mettere in fila una serie di antidoti. Che poi sono quelli che danno il titolo ai vari capitoli: l’ironia, la gentilezza, la lungimiranza, la creatività, la cura delle parole, la pazienza, la lezione del fallimento, la forza del ricambio, l’importanza delle domande».

A volte il rischio di scivolare nel ridicolo, a una certa età, è proprio dietro l’angolo. Forse amplificato da una certa smania di esibizionismo diffuso e dai nuovi mezzi di comunicazione…

«A qualcuno basta anche il bar, lo sguardo degli altri. É indubbio, però, che oggi anche WhatsApp e Instagram hanno qualche responsabilità in questo senso». Ecco perché, già a pagina 11, si incontra qualcuno che, per il modo in cui è conciato, può essere rintracciato «solo nei cartoni animati, e su alcuni voli dalla Costa Smeralda».

Perché le parole, andando avanti con l’età, sono sempre più importanti?

«Perché si spera che, arrivati a una certa età, si sappia usarle. La sciatteria o, ancora peggio, la volgarità, si possono perdonare in capo a un adolescente perché sono comprese in un rito di passaggio. Ma se escono dalla bocca del nonno no».

In che misura è importante il distacco dalle cose?

«Il distacco è inevitabile, quindi tanto vale cominciare a farci i conti, a un certo punto, ragionare sul fatto che non bisogna attaccarsi troppo agli oggetti. E invece molte persone mostrano un attaccamento incomprensibile a cose, denaro, successo. Forse è solo paura».

La biografia di Beppe Severgnini

Beppe Severgnini, con non condiscendente leggerezza, riflette sul tempo che passa e sugli anni complicati che stiamo attraversando. «Le cose per cui verremo ricordati – scrive – non sono le cariche che abbiamo ricoperto e i successi che abbiamo ottenuto. Sono la generosità, la lealtà, la fantasia, l’ironia. La capacità di farsi le domande giuste». Ma come si fa ad «indossare con eleganza la propria età»? Per farlo serve comprendere il potere della gentilezza, imparare dagli insuccessi, allenare la pazienza, frequentare persone intelligenti e luoghi belli, che porteranno idee fresche. Serve accettare che c’è un tempo per ogni cosa, e la generazione dei figli e dei nipoti ha bisogno di spazio e incoraggiamento. Non di anziani insopportabili.

Beppe Severgnini, nato a Crema, è editorialista del Corriere della Sera dal 1995. Ha creato il forum «Italians» e diretto il settimanale «7». Opinion writer per The New York Times dal 2013, è stato corrispondente in Italia per The Economist (1996-2003). È autore di molti bestseller: il primo è «Inglesi» (1990), il più recente «Italiani si rimane» (2018). «La testa degli italiani» (2005) è stato un New York Times bestseller. Da «La vita è un viaggio» (2014) ha tratto uno spettacolo teatrale di successo. I suoi libri sono disponibili in BUR.