Gazzetta di Modena

L’intervista

Sommi al Michelangelo con “La più bella”: «La nostra Costituzione è uno spettacolo»

di Ernesto Bossù

	Il momento della firma della Costituzione italiana
Il momento della firma della Costituzione italiana

Il giornalista e scrittore tiene un monologo sulla Carta: «Testo straordinario, quasi perfetto»

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MODENA. «È bella, giusta, poetica, gentile, generosa. È scritta come una poesia ma è rigorosa, non ammette che la si contraddica. In una parola: Costituzione». Parola di Luca Sommi. Giornalista, scrittore, conduttore del programma televisivo Accordi e Disaccordi, e ora a teatro con un monologo dal titolo “Viva la Costituzione”, Sommi prova a raccontare l’attualità della nostra Carta. E lo farà anche a Modena, al Michelangelo, alle 21 di martedì 8 aprile (i biglietti su VivaTicket e alla cassa) .

Sommi, perché ha scelto di dedicare un monologo alla Costituzione?

«Perché, a 77 anni dalla sua entrata in vigore, la nostra Carta non è ancora pienamente applicata. La politica, sia a destra che a sinistra, tenta spesso di modificarla in modo radicale, senza comprenderne fino in fondo il valore. Eppure, se la conoscessimo meglio, ci renderemmo conto che è un testo straordinario, quasi perfetto. Certo, alcuni aspetti possono essere affinati, ma i principi essenziali sono solidissimi».

Una sorta di miracolo.

«La Costituente lo fu senza dubbio: cattolici, comunisti, liberali, monarchici riuscirono a scrivere un documento rivoluzionario che ha trasformato i sudditi in cittadini, riconoscendo diritti fondamentali negati dal fascismo. È essenziale farla conoscere, soprattutto ai giovani». Lei definisce la Costituzione “bella” e “poetica”, ma anche “rigorosa”».

Come riesce a coniugare questi aspetti?

«È rigorosa perché non permette di essere alterata con leggerezza: la procedura di modifica è volutamente complessa per evitare stravolgimenti opportunistici. È poetica perché scritta in un italiano magnifico, con parole che fluiscono perfettamente. Prendiamo l’articolo 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge”. Oppure l’articolo 1, dove si stabilisce che la sovranità appartiene al popolo. Ogni parola è scelta con cura per essere chiara, accessibile, universale. Durante il mio spettacolo racconto il contesto in cui è stata scritta, i protagonisti come Calamandrei, Iotti, Terracini. Quando si coglie l’archetipo dei diritti umani e universali, il testo resta eterno. Un po’come il discorso di Pericle sulla democrazia, ancora attuale dopo 25 secoli».

A proposito: cosa troverà il pubblico nel suo spettacolo?

«Non un semplice approfondimento giuridico, ma il racconto di tutto ciò che ha contribuito alla Costituzione. Contiene Gramsci, Dante, Gadda, Petrarca. Ha un profilo emotivo fortissimo. Poi sperimento. Nel mio monologo, ad esempio, mostro come l’articolo 11, quello che prescrive il ripudio della guerra, sia rappresentato dal Guernica di Picasso. E tante altre cose». Venendo all’attualità, il premierato è al centro del dibattito politico. E dunque lo è anche la Costituzione. «Questa riforma è già in contraddizione: la Carta prevede che sia il Parlamento, e non il governo, a modificarla. È lo stesso errore commesso da Renzi e Berlusconi. In Israele un sistema simile ha fallito perché l’elezione diretta del capo dell’esecutivo delegittima i contrappesi. Ma ogni volta che i cittadini sono stati chiamati a votare su riforme costituzionali, le hanno quasi sempre respinte».

La Costituzione è figlia della Resistenza e della lotta antifascista. Crede che oggi ci sia un rischio di regressione democratica?

«Umberto Terracini, presidente dell’Assemblea Costituente, fu segregato per 20 anni perché si opponeva al regime di Mussolini. Dopo decenni di prigionia, divenne uno degli architetti della democrazia italiana. Dobbiamo ricordare che la nostra Carta nasce come reazione al totalitarismo, e metterla in discussione significa rischiare il regresso».

L’articolo 11 sancisce il ripudio della guerra. È ancora un principio rispettato?

«Purtroppo no. L’Italia dovrebbe ripudiare la guerra in ogni sua forma, ma oggi ci limitiamo ad aiutare un Paese invaso senza impegnarci attivamente per la pace».

Che emozioni prova nel raccontare la Costituzione?

«Sento la partecipazione del pubblico. La Costituzione delinea il perimetro delle nostre possibilità: perché i sudditi subiscono le decisioni dei sovrani, i cittadini scelgono. Ogni volta in cui ne parlo, mi rendo sempre più conto che è la più bella del mondo». 

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