Gazzetta di Modena

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Debutta Belve Crime, Stefano Nazzi affianca Francesca Fagnani: «Media e social stanno cambiando l’evoluzione dei processi in Italia»

di Paola Ducci

	Stefano Nazzi e l'intervista di Francesca Fagnani a Massimo Bossetti in Belve Crime
Stefano Nazzi e l'intervista di Francesca Fagnani a Massimo Bossetti in Belve Crime

Questa sera su Rai 2 e RaiPlay la prima puntata con ospiti Massimo Bossetti, Eva Mikula e Tamara Ianni e Mario Maccione. Il giornalista specializzato in cronaca nera, nei giorni scorsi a Modena per il congresso dei medici legali, introdurrà i casi di cronaca prima delle interviste

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MODENA. Debutta stasera su Rai 2 (ore 21,25) Belve Crime, ideato e condotto da Francesca Fagnani, prodotto da Fremantle. Appuntamento alle 21.25. Fagnani intervista colpevoli e protagonisti di vicende di cronaca nera: sullo sgabello di Belve Crime verrà ascoltato il punto di vista di chi, in un modo o nell’altro, sulla scena del delitto c’era. Con interviste esclusive a colpevoli o testimoni chiave, Belve Crime è un programma che mira a indagare nel profondo la mente di chi ha sbagliato, di chi ha fatto del male o di chi ha attraversato il male. Sullo sfondo cold case e delitti che in questi ultimi anni hanno segnato il sentimento del paese. Tra gli ospiti della puntata Massimo Bossetti, condannato per l’omicidio di Yara Gambirasio, i altri ospiti di Belve Crime sono Eva Mikula, Tamara Ianni e Mario Maccione (quest’ultimo solo su RaiPlay).

Prima delle interviste di Francesca Fagnani, la storia di ciascun ospite verrà introdotta da Stefano Nazzi, giornalista specializzato in cronaca nera, autore di libri e di podcast di grande successo come “Indagini”. Con il suo stile inconfondibile presenterà il protagonista dell’intervista. E proprio Stefano Nazzi in questi giorni è stato protagonista a Modena dell’incontro “Scienze forensi, prove e media”, organizzato nell’ambito del IV Congresso Inter(national) Gruppi Simla (società italiana medicina legale e delle assicurazioni), per avviare per la prima volta nella sua storia un confronto su scienze forensi in ambito crime e media, in cui sui è confrontato con gli esperti e consulenti sempre più al centro dei grandi casi legali.

Nazzi stasera partirà “Belve Crime”, la nuova trasmissione di Francesca Fagnani. Lei introdurrà l'ospite della collega. Ci può parlare di questo nuovo impegno?

«È un nuovo progetto che ho fatto molto volentieri e che trovo interessante. La trasmissione prevede che Fagnani intervisti quattro personaggi noti della cronaca italiana, iniziando con Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio. Il mio compito sarà quello di offrire un supporto di contesto, nel senso che presenterò i quattro casi di cronaca prima delle interviste. Sono stato davvero felice di aver accettato questa nuova sfida».

In questi giorni al centro della cronaca c’è il caso Garlasco, ma anche altri casi, finiscono sempre più spesso sotto i riflettori. Lei crede che i social creino pressione a tutti gli “attori” (inquirenti, medici legali, giornalisti) coinvolti?

«Beh, ovviamente sì. Basta pensare a quello che succede a Garlasco in questi giorni, appunto, per capire quanto i media entrino sia nelle indagini sia nell’iter processuale. I processi non iniziano più con il dibattimento, iniziano prima sui social, in tv e sui giornali. Di fatto questa è una realtà che credo non si possa più negare, dopodiché poi c'è certo la fase vera, ma tutte le premesse vengono messe in luce prima. Le prove stesse non vengono più mostrate in dibattimento, vengono mostrate prima. Ovviamente non è facile gestire tutto questo».

Il caso Garlasco ha portato alla ribalta proprio la scienza legata ai singoli casi giudiziari. Con letture diverse a seconda delle parti.

«La scienza può essere interpretata? Perché sulla medesima prova periti diversi possono fornire dei risultati differenti. Questa è una domanda che mi pongo come giornalista e che allo stesso modo si pone l'opinione pubblica e che ho posto nel corso del convegno con 400 professionisti della medicina forense da tutta Europa, tra i quali chi si è occupato e si occupa dei casi di Chiara Poggi, di Alice Neri a Modena, di Stefano Cucchi, Yara Gambirasio e Elisa Claps, che per tre giorni hanno discusso sull'apporto medico-legale alla prova scientifica».

Nel corso dell’incontro a Modena gli esperti della Società scientifica hanno lanciato un appello: “Crediamo che l’opinione pubblica abbia diritto di avere un’informazione corretta e adeguata. Il nostro ruolo è delicato e strategico: non possiamo intervenire pubblicamente nello specifico di un caso che stiamo seguendo come periti o consulenti, né, a maggior ragione, se ne siamo estranei. Come comunità scientifica non possiamo però sottrarci alla possibilità di fornire informazioni sulle complesse metodologie usate nel nostro lavoro per semplificare senza banalizzare». Nazzi, cosa ne pensa di questo appello dei medici legali?

«La scienza ha giustamente un linguaggio che, a volte, per noi giornalisti è incomprensibile e che sarebbe fondamentale comprendere meglio. Oggi iniziamo a parlarci, è un inizio importante. Ben venga».