Il palco-Cadillac e Las Vegas: la festa di Ligabue al Campovolo con 100mila fan
Rcf Arena in visibilio per “La notte di Certe Notti”, il concerto in occasione dei 30 anni dell’album “Buon Compleanno Elvis”: la città degli Stati Uniti è il filo conduttore, il karaoke fa cantare tutti a squarciagola e sulle note di “Balliamo sul mondo” tutto il pubblico salta. Sul palco anche il figlio Lenny
REGGIO EMILIA. Il giorno dei giorni è un’oasi di spensieratezza in tempi bui, senza dimenticare l’urgenza dell’impegno civile, tra l’incedere del rock e la concretezza della pianura padana: ingredienti che sono la cifra del Liga, un marchio inconfondibile a tutte le latitudini. “La notte di certe notti” brilla delle sfavillanti luci di Las Vegas che accendono la Rcf Arena, tempio per oltre 100mila fan, con lo show granitico in cui Ligabue celebra i 30 anni di “Buon Compleanno Elvis”, che include l’epico brano-racconto “Certe notti”, i 20 anni dal primo concerto al Campovolo, i 35 anni di carriera. Las Vegas incanta e inebria ma, dietro la copertina sfavillante, spuntano le contraddizioni. Il divertimento si mescola alla disperazione del ludopata e al peggior consumo energetico, tema ricorrente, insieme alla richiesta di uno stop a tutte le guerre, nello show, che evidenzia i tempi bui in cui viviamo, sospesi dalla spensieratezza della festa per qualche ora.
Il karaoke e l’ingresso della band
Il rocker di Correggio torna alle origini. Little Taver, il mitico Kingo di Radiofreccia, appare sul palco per scandire le quattro parti del maxi concerto, reso mirabolante anche da attrazioni monumentali. Quali l’enorme Cadillac rosso fuoco: il palco mobile che fa il giro di tutto il Campovolo con sopra Ligabue e la band, su cui vengono eseguite “Si viene e si va” e la benaugurale “Il meglio deve ancora venire”. Protagonista dell’inizio del concerto è... il pubblico. Little Taver, in completo dorato, dà il via al karaoke con “Certe notti”. Poi entra Luciano con occhiali da sole e look total black con abito e gilet, affiancato dagli angeli custodi Fede Poggipollini (chitarra), Max Cottafavi (chitarra), Luciano Luisi (tastiere), Davide Pezzin (basso) e, per la prima volta al Campovolo, il figlio Lenny Ligabue (batteria). E l’adrenalina scorre sempre più veloce.
Le canzoni e Las Vegas
“I ragazzi sono in giro”, brano manifesto generazionale accompagnato da immagini di pubblico che salta e balla, immortalato come su pellicola. “Questa è la mia vita”, “I duri hanno due cuori”, poi Liga che saluta il pubblico e dà il la a “La metà della mela” mentre sugli schermi appaiono alcune wedding chapel di Las Vegas che mostrano immagini di matrimoni con Elvis che celebra tutte le coppie del mondo, a ricordare che l’amore fra due persone consenzienti dovrebbe essere sempre libero. Lambrusco e pop corn vede l’assolo di Luciano Luisi con la fotografia di una Las Vegas degli anni ’50 e ’60 che proiettano il sogno americano e lasciano lo spazio a inquadrature sulla pianura padana riprese all’alba. Il lambrusco, i pop corn e i fiori hanno le fattezze dei simboli delle roulette tra ballerini e bambini che volteggiano. La seconda parte decolla con Little Taver che arriva con una slot machine gigante da cui escono tre foto del Liga del 2005. Ai lati del palco principale ci sono le scritte “20 anni di Campovolo” e “20 anni di Nome e Cognome”. Sul palco con il rocker di Correggio ci sono: Niccolò Bossini (chitarra), Fede Poggipollini (chitarra), Luciano Luisi (tastiere), Davide Pezzin (basso) e Lenny Ligabue.
I cambiamenti climatici
“Il giorno dei giorni” trascina il pubblico indietro nel tempo: il pezzo con cui Ligabue ha iniziato il suo primo concerto a Campovolo nel 2005 lascia spazio a “Cosa vuoi che sia”, in cui il rocker si dilunga in un accorato messaggio sul cambiamento climatico: «Ci vogliono dire che in fondo d’estate ha sempre fatto caldo, che occuparsi della crisi climatica sia un lusso, perché l’economia, perché la finanza, perché il Pil… cosa vuoi che sia la siccità in Sicilia e in Sardegna, cosa vuoi che siano solo in Italia e solo l’anno scorso 350 casi tra allagamenti, esondazioni, mareggiate, frane, cosa vuoi che sia tutta quella gente che ha perso tutto ed è stata lasciata sola. Questi qui, i capi del mondo, ne avranno pure loro di figli e di nipoti, i cosiddetti, ma cosa vuoi che sia». E arriva trionfale “Cosa vuoi che sia”. Le immagini caotiche di Las Vegas abbagliano e ammaliano mentre scorrono sullo schermo i numeri del cambiamento climatico: 7 milioni di decessi ogni anno per inquinamento atmosferico; il 2022 come anno più caldo mai registrato in Italia, 15mila eventi climatici estremi annuali, un milione di specie a rischio estinzione, 40 miliardi di danni dovuti a eventi climatici in Italia, 7mila comuni italiani a rischio frane e alluvioni. Cosa vuoi che sia...
Le donne, simbolo di speranza
Si arriva poi alla speranza, che per Ligabue, è femmina, con “Le donne lo sanno”. Le note scorrono con una galleria di donne iconiche come ritratte da un artista digitale, tra le quali: Rita Levi Montalcini, Alda Merini, Monica Vitti, Margherita Hack, Michela Murgia, Raffaella Carrà. Ma anche Mariangela Melato, Nilde Iotti, Liliana Segre, Tina Anselmi, Geppi Cucciari, Sabina Guzzanti, Cecilia Sala e Paola Egonu. Arriva il momento più intimo dello show, con “Lettera a G”, dedicata al cugino che non c’è più: Luciano canta seduto su una panchina con lo sfondo di un’immensa pianura americana, tra luci soffuse blu e rosse.
I potenti del mondo e le guerre
Allegri ma non troppo con “Happy Hour”, mentre la scenografia mostra una navicella spaziale con uno “space cocktail bar” in cui personaggi brindano, ricreati dall’intelligenza artificiale: politici e uomini di potere vestiti da astronauti, mentre in lontananza si scorge la terra. Putin e Trump, ma anche Ursula Von der Leyen e Mario Draghi, Netanyahu e Orbán, Xi Jinping ed Recep Erdogan, Meloni e Macron, Elon Musk e Mark Zuckerberg. Per finire con il presidente Mattarella che brinda vestito da astronauta in direzione del pubblico con aria preoccupata.
L’acrobata e i balli sfrenati
“L’amore conta” conclude la seconda parte e segna il cambio band. Sugli schermi appaiono tre foto del Liga del 1990 e sul palco salgono con Luciano i “Clandestino”: Max Cottafavi (chitarra), Giovanni Marani (tastiere), Gianfranco Fornaciari (tastiere), Mirko Consolini (chitarra) e Gigi Cavalli Cocchi (batteria). Ed è il turno di “Figlio di un cane”, “Bambolina e barracuda”, “Non è tempo per noi” e la ballade “Piccola stella senza cielo”, con l’acrobata Paola Caruso che si arrampica sul tetto del palco facendo sognare con i suoi volteggi. “Balliamo sul mondo” fa... ballare tutto il Campovolo. E “Marlon Brando è sempre lui” lascia il passo di nuovo al karaoke con “Sogni di rock’n’roll”.
“La banda” sul palco con Luciano
La quarta parte inizia con una torta gigante e “La banda” con Luciano, camicia nera e inserti oro: Mel Previte, Fede Poggipollini, Luciano Luisi, Antonio Righetti e Robby Pellati. Breaking news: Elvis Presley è tornato, ha annunciato il suo tour europeo. Ed esplode “Buon compleanno Elvis” con immagini di Tour Eiffel e Colosseo. La voce di Roberto Benigni annuncia “Il mio nome è mai più”. Largo, poi, nelle canzoni successive, a coriandoli e stelle filanti. Little Taver e Ligabue stappano due enormi bottiglie di Lambrusco e due fontane d’acqua inondano gli spettatori. La ballade storica “Certe notti” porta a un assolo di chitarra con Poggipollini e subito dopo fiammate dal palco con i pyro.