Willie Peyote arriva in piazza Roma, il programma della serata: «Per me l’Emilia è una seconda casa»
Stasera - 28 giugno - l’ultimo concerto della rassegna Notti Ducali. Il cantautore torinese: «Vi racconto l’attualità»
MODENA. L’Emilia come una “seconda casa”, i dieci anni dell’album che l’ha reso grande e il ritorno a Modena, una città a cui è legato e in cui ama suonare. Willie Peyote, al secolo Guglielmo Bruno, sarà stasera - 28 giugno - (ore 21, biglietti disponibili su Ticketone.it) in piazza Roma, all’ombra di Palazzo Ducale, con il suo tour “Grazie ma no grazie” a chiudere la terza edizione della rassegna estiva “Notti ducali”. Quello di stasera sarà un concerto «molto suonato», in una location decisamente suggestiva e che permetterà al cantautore torinese di tornare in quella Modena che l’aveva accolto già due volte, nel 2020 e nel 2023 al Vox di Nonantola.
Willie, ci verrebbe da dire... grazie per essere tornato a Modena.
«Nel 2020 avevo passato qualche giorno qui in zona prima del concerto al Vox. Ho ricordi bellissimi. Cinque anni fa, avevamo deciso di far partire il tour – il più importante della mia carriera finora – proprio dal Vox di Nonantola. C’era grande entusiasmo e questa terra ci aveva accolto alla grande in quei giorni. E anche il pubblico non era stato da meno. L’Emilia è una zona che ha sempre risposto molto bene, regalandomi tanto calore. Tra l’altro, Bologna è stata la prima città che mi dato un palco su cui esibirmi al di fuori della “mia” Torino».
La stessa Torino da cui è iniziato questo nuovo tour estivo.
«Esattamente, è stata una festa. Suonare a casa è sempre un’emozione. In questo tour festeggiamo i dieci anni dalla pubblicazione del disco “Educazione sabauda”: dieci anni di musica racchiusi in quella che abbiamo ribattezzato “La trilogia sabauda”, iniziata appunto con “Educazione Sabauda” nel 2015, proseguita con “Sindrome di Tôret” nel 2017 e conclusa ora con “Sulla Riva Del Fiume”, l’ultimo album. Quello che portiamo sul palco stasera a Modena è un concerto incentrato su questi tre dischi: sarà un concerto, come detto, molto suonato, in cui la mia magnifica band mi permetterà – spero – di fare bella figura. Sono bravissimi, lasciatemelo dire. Insomma sarà una celebrazione della nostra “Trilogia sabauda”».
Nell’ultimo album c’è un pezzo che, per certi versi, ha fatto molto discutere e che si intitola “Giorgia nel Paese che si meraviglia”.
«Lo ammetto: mi ha fatto piacere aver ricevuto certe critiche in televisione: significa che il messaggio che volevamo far passare era arrivato. Questo brano vuole scattare una foto al momento storico che stiamo vivendo e provare a descriverlo. Per farlo ho usato l’escamotage della “coppia”, un tema decisamente predominante nella musica italiana e non solo. Credo ci sia una parte di Paese che non si è mai del tutto distaccata da un certo ideale politico e che quest’ultimo tornerà sempre in Italia, ciclicamente. Cosa fare? Dobbiamo solo prenderne atto e accettarlo, come società».
C’è saggezza in queste parole, d’altronde è vicino al traguardo dei 40 anni...
«Sì, quest’estate spegnerò 40 candeline. Se mi sento cambiato? Mi sento abbastanza simile – ammette – anche se sono cambiato tante volte».