Gazzetta di Modena

Il personaggio

L'attrice Martina Tinnirello: «La Scuola Gazzerro un trampolino per il mio futuro da attrice»

di Elena Tassoni
L'attrice Martina Tinnirello: «La Scuola Gazzerro un trampolino per il mio futuro da attrice»

L'attrice torinese che spazia tra teatro e cinema, racconta la sua esperienza presso la scuola di teatro Iolanda Gazzerro. Un’esperienza formativa triennale (approvata dalla Regione Emilia-Romagna e co-finanziata dal Fondo Sociale Europeo) che le ha permesso di intraprendere percorsi artistici sia in teatro che in televisione.

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TORINO Martina Tinnirello, attrice torinese che spazia tra teatro e cinema, racconta la sua esperienza presso la scuola di teatro Iolanda Gazzerro. Un’esperienza formativa triennale (approvata dalla Regione Emilia-Romagna e co-finanziata dal Fondo Sociale Europeo) che le ha permesso di intraprendere percorsi artistici sia in teatro che in televisione.

Tinnirello, come è iniziato il suo percorso nella recitazione?

«Fin dagli studi liceali a Torino ho frequentato diverse scuole propedeutiche nei dintorni della mia città. Dopo la laurea in Scienze della Comunicazione, ho fatto provini su provini, decidendo di credere nel mio obiettivo. Nel 2016 esce il primo bando di durata triennale per la scuola di teatro Iolanda Gazzerro, e passando le selezioni ho iniziato lo studio a Modena in compagnia di altri studenti tra i 18 e i 23 anni.»

Come potrebbe descrivere il periodo nella Scuola a un futuro studente?

«Una delle esperienze più belle e traumatiche della propria vita. Ho avuto fortunati incontri con Ambra d’Amico, Renata Palminiello, Paola Bigatto, come con Lino Guanciale e Fausto Russo Alesi. Incontri che mi hanno offerto un percorso variegato, fatto di canto, recitazione, movimento, ma anche lezioni di flauto traverso e pianoforte con i maestri Dario Caradente e Stefano Calzolari. Uno sbaglio dal quale ho imparato è avere ansia competitiva, che seppur lecita in piccola parte, non è fruttuosa. Consiglio di imparare anche dai moduli di insegnamento da cui non ci si sente particolarmente attratti, poiché ho spesso colto più tardi con il tempo certi approcci, e alcune correzioni so che le coglierò al meglio con il crescendo della mia esperienza artistica.»

Che impatto ha avuto la Scuola Gazzerro nella sua carriera ad oggi?

«A distanza di circa 10 anni, i compagni e le compagne di corso sono ancora la mia rete famigliare e artistica. Abbiamo condiviso lunghi periodi di vita, e la scuola é stata una grande occasione di formazione. Come ci disse il direttore del corso Claudio Longhi, sarebbe stato difficile trovare lavoro una volta usciti: per questo ci siamo impegnati per diventare artisticamente indipendenti. Partecipo a due  collettivi artistici, tra cui  “Firmamento Collettivo” e a una fondazione in memoria di un nostro caro amico dentro e fuori il teatro, Federico Cornoni (la cui direzione artistica è di alcuni miei compagni Gabriele Anzaldi, Giorgia Favoti, Simone Baroni e Rita di Leo), tutto questo per salvare la pulsione creativa e per creare spazi dove l’arte del teatro potesse vivere e crescere.»

Cresciuta nel mondo del teatro, con esperienze anche recenti di cinema: quale dei due mondi è più suo? Il flusso continuo e irreplicabile del teatro, o i piccoli segmenti di scena che creano una produzione cinematografica: quale sceglierebbe?

«Difficile rispondere. Non riesco a rinunciare né ad un mondo né all’altro. Da piccola sognavo il cinema, poi mi sono innamorata del teatro a partire dalle esperienze amatoriali. Pensai di dover appendere il “ciak” al chiodo e di dedicarmi completamente al teatro, quando passai il provino per Pesci Piccoli. Un'agenzia. Molte idee. Poco budget, la serie tv di The Jackal su Amazon Prime Video. E ad oggi, come la presenza del pubblico a teatro mi dona quella forte connessione dell’essere nel “qui ed ora”, il cinema mi dona anch’esso quel senso di comunità e di ricerca dell’interpretazione. Li definirei entrambi degli sport da ghiaccio, ma sport diversi, come hockey e pattinaggio: con gli stessi principi, ma dalle diverse dinamiche».