Gazzetta di Modena

L’intervista

Felicia Kingsley, un altro libro da record: «La felicità è nei piccoli gesti. Ecco il perché del mio pseudonimo»

di Ilenia Mura

	Serena Artioli, carpigiana classe 1987, è Felicia Kingsley
Serena Artioli, carpigiana classe 1987, è Felicia Kingsley

La carpigiana Serena Artioli ha firmato 16 libri bestseller, l’ultimo è “Scandalo a Hollywood”: «I romanzi rosa cambiano in continuazione, sono lo specchio dei tempi e della società. Quando ho iniziato mi ero appena iscritta all’Ordine degli architetti, non mi sembrava opportuno usare il mio nome»

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CARPI. Non chiamatela la regina dei Romance. Quando ha esordito, autopubblicandosi, non poteva immaginare che un giorno qualcun altro oltre a lei «sarebbe arrivato a pronunciare il nome Felicia Kingsley ad alta voce». Invece, Serena Artioli, nata a Carpi nel 1987, professione architetto, ma solo per qualche anno, ha firmato 16 libri bestseller, tutti da record (di vendite e di numero di firma-copie in giro per l’Italia) a cominciare da “Matrimonio di convenienza”, pubblicato da Newton Compton nel 2016. E il matrimonio fra lei e la casa editrice prosegue felicemente, visto il successo straordinario dei suoi romanzi: oltre 3 milioni di copie vendute.

Una domanda che le avranno fatto in mille: perché firma i romanzi con lo pseudonimo Felicia Kingsley e perché questo nome?

«Ho cominciato quando mi sono iscritta all’Ordine degli architetti, mi chiesi quanto potesse essere opportuno, dal punto di vista deontologico, firmare col mio nome. Così scelsi Felicia, perché molto simile al mio, Serena. Era di buon auspicio, mi piaceva l’idea di augurarmi felicità. Kingsley, invece, è un cognome che usavo per i miei personaggi di fantasia quando scrivevo fanfiction, alle superiori, e l’ho tenuto per affetto».

Tradotta in venti Paesi, vincitrice del Premio Hemingway Lignano per il futuro, l’ ultimo nato è “Scandalo a Hollywood” (480 pagine, 9.90 euro – E-book 6.60). I protagonisti sono Sofia Cortez, che sogna di fare la giornalista d’inchiesta. E il re del gossip Hayden West. Le loro vite s’intrecciano, in una sfida all’ultimo scoop.

Scandalo a Hollywood, si parla di giornalismo e gossip. E di quanto il gossip faccia schizzare in alto le vendite. Visti i tempi in cui tutto è alla luce dei social, che cosa è rimasto oggi del puro gossip?

«Oggi si riesce più a governare la narrazione di se stessi dando le informazioni come e quando si vuole, per tutelare la privacy. Io nel mio libro non demonizzo il gossip e credo sia la forma più fedele della ritrattistica della società contemporanea».

Nel libro i protagonisti capiscono che allearsi è più utile che combattersi.

«Riuscire a trovare punti comuni nonostante le diversità è quello che cerco di fare nei miei romanzi. Le differenze e il dissenso è giusto che coesistano. Ognuno ha i suoi pregi e i suoi difetti, nessuno è perfetto. Stando insieme si smussano gli angoli e si raggiunge un miglior equilibrio. Vale anche nel lavoro: meglio unirsi che farsi la guerra».

Ha iniziato con self-publishing. In “Matrimonio di convenienza” Ashford ha bisogno di liquidi, Jemma di un blasone. Li fa incontrare e accade di tutto. Qual è stato secondo lei il segreto di questo successo forse inaspettato?

«Il tratto più peculiare del romanzo è il lato della commedia che viene fuori nel gioco dei ruoli. Lui è un Duca tutto impettito, con questa formazione tradizionale legata all’aristocrazia inglese. La mamma, suocera, molto imbastonata. La loro quotidianità è sconvolta da questa ragazza con i capelli rosa, i genitori nudisti. Il gioco dei contrasti magari ha reso la storia divertente conquistando così i lettori».

Qual è il posto migliore per presentare un romanzo oggi? Il web, un festival oppure?

«Ovunque, perché un libro di cui non si parla è un libro morto. Poi le presentazioni creano sempre un bel dibattito. Ogni spazio è prezioso anche perché sui media tradizionali è sempre meno. C’è da aggiungere che anche i firma copie sono importanti: vedo tantissime persone senza cellulare: chiacchierano, fanno nuove conoscenze e creano i gruppi di lettura».

Ha scelto di puntare sui romanzi rosa, prima considerati di serie B. Perché?

«Non l’ho scelto, è arrivato con le idee e con le storie d’amore che ho raccontato. A 12 anni era un passatempo, oggi scrivo quello che mi piace leggere, ossia di persone che si amano e si innamorano. Poi c’è chi dice che scrivere Romance sia facile: io dico provateci, vediamo se è facile».

Amor omnia vincit?

«Per fortuna c’è l’amore che ci spinge a fare scelte che non sono dettate dalla ragione».

I romanzi rosa sono cambiati?

«In continuazione come qualunque altro genere. Sono lo specchio dei tempi».

C’è un romanzo storico che ha letto e riletto?

«“Una ragazza fuori moda” di Louisa May Alcott, scritto 200 anni fa ma estremamente moderno. Ci parla della differenza fra essere e apparire».

A proposito del suo pseudonimo: lei è felice? Che cosa è per lei la felicità?

«Spesso lo siamo e non ce ne rendiamo conto. Secondo me lo capiamo col tempo: ricordo di quando ero bambina e correvo sotto il getto degli irrigatori. In quel momento io ero molto felice».