Gazzetta di Modena

Musica

SetteVasco a San Siro: «Qui KOMando io...»

dal nostro inviato Andrea Marini
SetteVasco a San Siro: «Qui KOMando io...»

Inizio trionfale del tour dei record, in 60mila entusiasti, concerto rock “arrabbiato” per un mondo che va a rotoli

07 giugno 2024
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Sono da poco passate le 20,45 quando Vasco, preceduto dal volo sul maxi schermo di un enorme drago stile “Games of thrones”, si materializza letteralmente, al centro del palco emergendo da una botola indicando il pubblico. I sessantamila contenuti nel catino di San Siro esplodono in un boato di entusiasmo cantando a squarciagola “La combriccola del Blasco” brano di ouverture del primo dei 7 concerti milanesi del rocker di Zocca.

«Una casa»

Il rito di “comunione e liberazione”, come lo definisce, che fa di lui e del suo pubblico “una cosa sola”, ha inizio. Vasco, giubbotto da rockstar con un enorme drago sulla schiena, appare in formissima e carico di adrenalina; finalmente è nella dimensione a lui più congeniale e sfodera una grinta ben al di sotto dei 72 anni dichiarati dalla carta di identità. Vasco ama questa location «San Siro per me è casa - ha detto prima di salire sul palco - Diventa la mia residenza per 20 giorni Qui li hai tutti li, sessantamila che ti abbracciano e ti circondano. Un calore incredibile»

Ad attendere lui e la sua band un mastodontico palco che ricorda una nave, interamente fasciato per tutta la sua lunghezza da 5 schermi, di cui tre a forma di “V” che permettono di seguire tutto dello spettacolo da ogni angolazione. E il Kom prende subito Il timone di questa nave ideale per un “viaggio 2024” che non fa sconti a nessuno. Dopo la gioia per la fine del Covid del 2022, il ritrovare il bello delle relazioni del 2023, è ora di guardare in faccia la realtà.

«Show duro e puro»

«Siamo musicisti. Non cambiamo il mondo, al massimo lo raccontiamo» Per leggere il concerto di Vasco bisogna partire da questa sua affermazione che suona come manifesto di uno show che, più che nelle precedenti occasioni, ha deciso di puntare dritto su quanto sta accadendo in Italia e nel Mondo. Non un concerto “politico”, ma decisamente “incazzato”, grazie a un’accurata selezione di brani che sono legati a doppio filo con l’attualità «E’ uno show duro e puro - raccontava alla vigilia - senza sconti per nessuno. Senza sfumature di grigio Solo bianco e nero». E la raffica di brani iniziale che infiamma il catino di San Siro ne è la riprova: “Blasco Rossi” contro il pregiudizio, che genera odio per il diverso, e il mondo della comunicazione. “Asilo Republic” contro il potere che risolve i problemi con i manganelli e la limitazione delle libertà, che chiede ordine e disciplina... e si conclude con quel grido ironico “Giorgia ti amerò” che non ha bisogno di spiegazioni. Poi “Gli Spari sopra” dedicata ai «farabutti che governano questo mondo». E più avanti arriveranno via via “Come stai” “Il mondo che vorrei” , quella “Basta poco” che si sovrappongono perfettamente al presente in cui siamo immersi. «In fondo è tutta qua la realtà di questa vita - canta - Ci si guarda solo fuori, ci si accontenta delle impressioni. Ci si fotte allegramente, come se fosse niente». E infine “C’è chi dice no” contro la guerra.

La scaletta

Messaggi diretti, duri, che impongono una band al passo con il “manifesto”. Ed allora Vince Pastano direttore artistico del concerto, nonchè chitarra con Burns, nel costruire l’esecuzione dei brani avvolge il tutto in sfumature che danno un maggiore impatto a specifiche frasi di testi. E si prosegue in un’altalena di emozioni tra momenti di schitarrate infinite ed altri di tensione emotiva come la riuscitissima e struggente accoppiata delle due grandi donne delle canzoni di Vasco: “Jenny” e “Sally”. Con “Jenny” post-rock che mette sul palco il tema della depressione, della sofferenza che nessuno vuole vedere e che fa isolare e “Sally” in equilibrio sopra la follia. E il pubblico? Canta, ride, piange, si abbraccia, vive lo spettacolo come in trance, una “dimensione parallela” in cui si unisce al rocker in un tutt’uno. In tribuna anche vip e colleghi come Ramazzotti e Emma.

L’attesa

Nel pomeriggio in attesa dell’apertura dei cancelli, tantissimi addirittura accampati da giorni con la tenda, si potevano ascoltare tutti i dialetti italiani. Soprattutto colpisce la grandissima presenza di ragazzi, molti con i genitori, che quando Vasco iniziava a cantare nemmeno erano nati. Però sono qui con tanto di tatuaggi con la frase del cuore delle sue canzoni scolpita sulla pelle. «Perchè Vasco siamo tutti noi» dice Giovanni Belli, da Bari che nonostante le 4 date nella sua città ha preso il pullman nella notte per essere qui a San Siro. «Perchè un concerto di Vasco qui ha un sapore speciale»

Fuochi di artificio

Su questo “fenomeno-Vasco” si sono già pronunciati sociologi, sono anche state scritte tesi di laurea, per spiegare il perchè di questo successo, senza alcun calo, che dura da anni. La spiegazione è molto semplice: nelle sue canzoni si cerca consolazione e condivisione di fronte alla vita a “Gli sbagli che fai”, inedito live della serata, a proposito di citazioni, e Vasco raccontandosi finisce per raccontare tutti. Potere della musica e di un artista che, numeri alla mano, ha indubbiamente una marcia in più rispetto agli altri. Proprio i numeri sono lì a dichiararlo: 7 concerti di seguito a San Siro, nessuno li ha mai fatti, sette esauriti senza le poltroncine in platea a ridurre la capienza. Circa 60 mila spettatori a serata.

Tornando al concerto (due ore e mezza per 25 brani) si avvia alla fine arrivando dopo una parentesi medley, tutta dedicata alle donne tra cui la divertentissima “La strega”, “Occhi Blu”, “Incredibile romantica” e “Ridere di te”, poi avnti con i seni al vento delle ragazze per “Rewind” fino agli inni trans-generazionali da “Siamo Solo noi” con il Gallo al basso a “Vita Spericolata”, da “Se ti potessi dire” a “Canzone” e l’immancabile “Albachiara” in un tripudio di fuochi d’artificio che manda tutti a casa felici e appagati. E stasera si ricomincia.

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