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Fuoriclasse. A Modena il coraggio di Alice

Fuoriclasse. A Modena il coraggio di Alice

La svolta dopo cinque anni di ricoveri per un disturbo del comportamento alimentare: «Dipende tutto da me»

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«All’improvviso qualcosa in me è scattato, ho capito che non volevo più tornare come prima, è così che ho realizzato di essere guarita».

Alice Barbolini, 21 anni, studentessa di scienze della formazione primaria, comincia il suo racconto. «Per circa cinque anni - dice con una chiarezza che emoziona - a partire dal 2016, ho sofferto di disturbi alimentari».

Tutto è iniziato quando Alice era in prima superiore: «Sono sempre stata una perfezionista, fin da piccola ero molto decisa. Quando a gennaio del primo anno di liceo (scientifico, ndr) ho preso la mia prima insufficienza, un 5 in fisica, ho concentrato il mio perfezionismo sul corpo, forse è stata quella, in parte, la causa scatenante».

Il racconto parte da qui, unendo i puntini di un tratto della sua vita fatto di alti e bassi, sofferenza e ansia, ma anche tanta forza di volontà e determinazione. Alice è caduta in una spirale di pensieri ossessivi, che l’hanno tormentata occupando la sua mente mattina e sera, culminati il 29 settembre del 2016, giorno del primo ricovero: «Al Sant’Orsola di Bologna. Lì vivi con altre ragazze e ragazzi con il tuo stesso problema, si crea una competizione, perchè dici che “lei è più grave, io non sono così”. Ma lo vuoi diventare».

Due mesi durissimi, lontana da famiglia e amici dove fai fatica a renderti conto di tutto ma allo stesso tempo capisci te stessa: «Io volevo uscire, l’ho detto mille volte. Faccio la brava, faccio quello che mi chiedono così poi vado a casa e torno a fare quello che voglio».

Alice riconosce che all’inizio non voleva ammettere di avere un disturbo alimentare: «Bisogna accettare di soffrire di questo disturbo - dice - Riconoscendolo come una malattia a tutti gli effetti, anche io ho realizzato che ti cambia la vita, proprio come ogni altro problema fisico».

Ma non finisce al Sant’Orsola il percorso di Alice: «Dopo un periodo in ospedale, sono stata trasferita a Villa Gruber, sui colli bolognesi, un’esperienza non semplice, poi all’ospedale di Baggiovara, qui a Modena, poi a Villa Rosa».

Alice si sente come sospesa in un limbo, in cui i giorni non passano più: «Ogni giorno è come un altro. Alla Gruber, ad esempio, c’erano varie attività, ma tu non ci sei con la testa, come anche quando ti visitano i tuoi amici, non c’è un riscontro e può essere difficile mantenere i rapporti».

Terminati i quattro mesi a Villa Rosa, Alice torna a casa ed è lì che qualcosa nella sua testa scatta : «Dopo una brutta ricaduta durante il Covid, perchè ero distante dal team che mi seguiva, ricordo che mia mamma, che è stata tra i primi ad ammalarsi, era molto preoccupata. Poi, a giugno 2020, sono uscita con le mie amiche e ho mangiato una ciotola di gelato. Ricordo il sapore. Ricordo che ho pensato che alla fine la mia vita dipende da me, non dagli altri, e che così non può andare. Ho pensato “perché lo stofacendo?”».

Nel corso dell’anno, Alice rinasce «e nel 2022 ho salutato la mia equipe: la mia psicologa si è addirittura messa a piangere! E pensare che all’inizio non volevo nemmeno andarci. Arrivavo alle sedute con il broncio, ero scontrosa, ora le sono grata, mi hanno salvato la vita».

I ricordi di susseguono: «L’estate 2021 è stata la più bella della mia vita: la maturità, i viaggi con gli amici, ho interpretato la protagonista del musical Alice, quello che avrei sempre voluto fare: partecipavo alle audizioni e poi mi ricoveravano».

Ennesima testimonianza del fatto che un disturbo alimentare stravolge la vita del paziente: «Dopo il primo ricovero ho perfino cambiato scuola: un professore mi ha detto “Dove sei stata in questi 2 mesi?”, come se non lo sapesse...».

Alice vuole aiutare gli altri: «Non saprei come prevenire un disturbo alimentare, perché alcuni studi mostrano che c’è anche una componente genetica, appunto è una malattia che ti capita nella vita. Se