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L’intervista

Violenza sulle donne, dopo Cisl anche Csi con la Gazzetta di Modena per il manifesto

di Paola Ducci
Violenza sulle donne, dopo Cisl anche Csi con la Gazzetta di Modena per il manifesto

La presidente Emanuela Carta: «Serve un lavoro di squadra»

04 gennaio 2024
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MODENA. Mentre il nostro manifesto contro la violenza sulle donne continua a raccogliere consensi (un migliaio le firme già le raccolte), proseguono anche le sottoscrizioni delle associazioni del territorio ai cinque punti che abbiamo tracciato per dare il primo esempio, tutti i giorni, in questa battaglia.

E dopo la Cisl, anche il Centro Sportivo Italiano di Modena scende in campo al fianco della Gazzetta di Modena.

Lo spiega la sua presidente Emanuela Carta, che cita Michela Marzano: «Ma come fanno, le altre, a farsi rispettare?” è la frase ricorrente della professoressa Anna protagonista dell’ultimo libro scritto dalla giornalista e scrittrice Michela Marzano, “Sto ancora aspettando che qualcuno mi chieda scusa”. Il libro è ricco di contenuti legati al tema dell’affettività, della violenza di genere, dell’autoconsapevolezza e conoscenza personale, del coraggio e della ricerca».

Perché la scelta di questa frase per rispondere alle domande su come lo sport possa diventare linguaggio a favore della parità di genere e del rispetto reciproco a contrasto di ogni forma di violenza?

«Perché è una domanda che mi sono fatta tante volte pensando alla mia vita e al mio lavoro, ancora oggi e con più responsabilità in veste di presidente di una associazione provinciale con 40.000 tesserati e più di 330 società affiliate».

Dal vostro osservatorio che situazione vedete?

«Nella realtà dei fatti, nella cultura del nostro tempo e del nostro Paese c’è ancora molto da fare e da ripensare. Nei nostri contesti associativi territoriali, regionali e nazionali, in proporzione alle attese di oggi vediamo che sono ancora poche le donne che possono dare il proprio contributo alla pari degli altri colleghi uomini. Tanti i fattori che ci hanno portato a questa situazione di disuguaglianza. Posso farle un esempio che mi ha toccato personalmente?».

Prego.

«Qualche tempo fa un mio collega mi disse: “perché tutta questa insistenza per le quote rosa, non c’è nessuna discriminazione o sbarramento nei confronti delle donne nei consigli direttivi, nei luoghi decisionali si devono sedere le persone selezionate per meriti e competenze”. Che detta così può lasciare spazio a più di una interpretazione, nella realtà il quadro delle persone con competenze e meriti in quel momento era per la maggiora parte maschile. La risposta al collega quindi è stata: “benissimo iniziamo ad invitare le tante donne che con grande professionalità e competenza stanno facendo crescere la nostra associazione e che non siedono nei luoghi decisionali”. Spesso, alle donne, è mancata l’occasione, per una questione di cultura. Fortunatamente per obbligo di legge e per nuove sensibilità i numeri delle donne dirigenti in ambito sportivo sono in aumento, ma c’è ancora molto da fare per vedere un segno di forte cambiamento di pensiero e di passo».

Sul tema della violenza che percezione avete?

«Ringrazio la Gazzetta di Modena per essersi fatta portavoce di un Manifesto di intenti e di impegno per l’eliminazione della violenza sulle donne. Violenza fisica, psicologica e verbale che vediamo realizzarsi purtroppo in ambito familiare, lavorativo e nei luoghi della socialità. Vogliamo firmare simbolicamente e concretamente questa petizione per riaffermare “basta” e per rilanciare sull’agire insieme. Da alcuni anni come comitato modenese e in collaborazione con il Comune di Modena e con altri comuni della provincia, con il Centro Documentazione Donna di Modena e altre realtà del territorio, abbiamo attivato momenti sportivi, culturali, formativi e associativi aperti a tutti che riprendessero i temi del contrasto alla violenza di genere, della lotta agli stereotipi e della prevenzione su forme discriminatorie di vario genere. Abbiamo istituito una commissione pari opportunità che in collegamento con le commissioni tecniche del comitato e della presidenza progetta e realizzare attività sportive, formative e culturali volte alla sensibilizzazione di questi temi».

Oggi cosa si può fare?

«Lavorare insieme. Dalla giornata del 25 novembre, dalla campagna delle panchine rosse e di #capitanetutte, abbiamo raccolto adesioni da parte di tantissime realtà sportive e di singoli cittadini, questa esperienza ha suscitato la disponibilità di alcune squadre maschili dei nostri campionati di calcio adulti ad aderire alle future progettualità che andremo a realizzare per sensibilizzare gli uomini al tema dell’eliminazione della violenza di genere. Tutti insieme, uomini e donne, per lanciare un messaggio che non si è soli, che si può essere parte di un cambiamento, che quel cambiamento è da realizzarsi nella quotidianità di ciascuno, nei luoghi di lavoro, nello sport, nella politica e nella tutela e nell’esercizio dei diritti che oggi sono riconosciuti».