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La celebrazione

Riapre il Duomo di Finale e Papa Francesco invia il suo saluto: «Ci si può rialzare dopo le macerie»

di Chiara Marchetti
Riapre il Duomo di Finale e Papa Francesco invia il suo saluto: «Ci si può rialzare dopo le macerie»

La chiesa dei santi Filippo e Giacomo risplende 12 anni dopo il terremoto in Emilia. Il vescovo Erio Castellucci il primo ad entrare, seguito dalla folla di fedeli

26 maggio 2024
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FINALE. Dodici anni dopo il sisma, il Duomo di Finale torna a riempirsi di voci, risate, canti e preghiere. Ieri pomeriggio, la riapertura della chiesa dedicata ai santi Filippo e Giacomo è stata vissuta dalla cittadinanza come una grande festa e sono in tantissimi ad aver partecipato a quella che molti definiscono una vera e propria rinascita. L’Unione Campanari Modenesi ha aperto le danze alle 16 e il suono delle nove campane – di cui cinque nuove, donate da alcuni fedeli – ha riecheggiato per l’intero centro storico.

L'ATTESA E' FINITA
Un’ora dopo, il sagrato ha fatto da palcoscenico alle istituzioni, che si sono alternate nei saluti alla cittadinanza. Il primo a entrare nella chiesa ristrutturata è stato don Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola. «Nel 2015 – racconta – sono venuto a Finale per visitare il Duomo e non pensavo di riuscire a vederlo restaurato durante il mio ministero. Allora era un rudere, mentre adesso è uno splendore». Dopo aver bussato tre volte al portone principale – come vuole il rito – don Erio ha varcato le soglie della chiesa. «Credo che questa riapertura sia incoraggiante per tutti e possa essere una spinta per le nostre anime. Ricostruire dopo le macerie e capire che è possibile riprendersi dopo crisi rovinose come il terremoto. Questi sono gli insegnamenti che dobbiamo trarre da questa esperienza».

DON  ERIO
Non sono mancati i commenti di stupore dei cittadini, entusiasti del restauro così ben fatto e fedele all’originale. Per l’occasione, don Erio ha composto una preghiera. «Ho pensato a tutte quelle persone che negli anni sono entrate in questo luogo, con le loro speranze e sofferenze. I finalesi sentono il Duomo come una casa e le loro storie sono incise sulle pietre e nei muri».

Anche Papa Francesco ha voluto portare un saluto ai fedeli finalesi. «Ci ha mandato un telegramma – continua don Erio – per incoraggiare la ripresa. Negli anni scorsi è stato nelle zone terremotate e ha visto con i suoi occhi le ferite che il sisma ha lasciato nella Bassa modenese. Ha voluto ricordarci di essere coraggiosi». Sopra l’altare, i quadri del Guercino e del Crespi si guardano, ognuno nel suo lato del presbiterio. Al termine della funzione, per ultimo ha preso la parola don Daniele Bernabei, parroco di Finale e uno dei veri protagonisti di questa riapertura. «Dopo le scosse del 2012 – ricorda – ci siamo sentiti tutti più soli e questo luogo è rimasto muto e silenzioso per dodici anni. Tuttavia, oggi dobbiamo essere orgogliosi perché il primo monumento pubblico che ha riaperto dopo il sisma è proprio il nostro Duomo».

L'IMPEGNO
È grazie al lavoro e all’impegno di don Daniele e di Maria Grazia Gattari, funzionaria della Sovrintendenza archeologia belle arti e paesaggio, se la preziosa tela del Guercino raffigurante la Madonna col Bambino e san Lorenzo è tornata a casa, dopo essere stata custodita e restaurata dal Museo diocesano e benedettino di Nonantola. Dopo i ringraziamenti, il parroco finalese ha invitato tutti a partecipare al buffet organizzato da commercianti e associazioni finalesi. Un meraviglioso momento di solidarietà e condivisione, che ha ricordato i giorni post terremoto, quando la comunità finalese era una cosa sola e ci si sentiva come in una grande famiglia.