Riapre il Duomo di Finale e Papa Francesco invia il suo saluto: «Ci si può rialzare dopo le macerie»
La chiesa dei santi Filippo e Giacomo risplende 12 anni dopo il terremoto in Emilia. Il vescovo Erio Castellucci il primo ad entrare, seguito dalla folla di fedeli
FINALE. Dodici anni dopo il sisma, il Duomo di Finale torna a riempirsi di voci, risate, canti e preghiere. Ieri pomeriggio, la riapertura della chiesa dedicata ai santi Filippo e Giacomo è stata vissuta dalla cittadinanza come una grande festa e sono in tantissimi ad aver partecipato a quella che molti definiscono una vera e propria rinascita. L’Unione Campanari Modenesi ha aperto le danze alle 16 e il suono delle nove campane – di cui cinque nuove, donate da alcuni fedeli – ha riecheggiato per l’intero centro storico.
L'ATTESA E' FINITA
Un’ora dopo, il sagrato ha fatto da palcoscenico alle istituzioni, che si sono alternate nei saluti alla cittadinanza. Il primo a entrare nella chiesa ristrutturata è stato don Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola. «Nel 2015 – racconta – sono venuto a Finale per visitare il Duomo e non pensavo di riuscire a vederlo restaurato durante il mio ministero. Allora era un rudere, mentre adesso è uno splendore». Dopo aver bussato tre volte al portone principale – come vuole il rito – don Erio ha varcato le soglie della chiesa. «Credo che questa riapertura sia incoraggiante per tutti e possa essere una spinta per le nostre anime. Ricostruire dopo le macerie e capire che è possibile riprendersi dopo crisi rovinose come il terremoto. Questi sono gli insegnamenti che dobbiamo trarre da questa esperienza».
DON ERIO
Non sono mancati i commenti di stupore dei cittadini, entusiasti del restauro così ben fatto e fedele all’originale. Per l’occasione, don Erio ha composto una preghiera. «Ho pensato a tutte quelle persone che negli anni sono entrate in questo luogo, con le loro speranze e sofferenze. I finalesi sentono il Duomo come una casa e le loro storie sono incise sulle pietre e nei muri».
Anche Papa Francesco ha voluto portare un saluto ai fedeli finalesi. «Ci ha mandato un telegramma – continua don Erio – per incoraggiare la ripresa. Negli anni scorsi è stato nelle zone terremotate e ha visto con i suoi occhi le ferite che il sisma ha lasciato nella Bassa modenese. Ha voluto ricordarci di essere coraggiosi». Sopra l’altare, i quadri del Guercino e del Crespi si guardano, ognuno nel suo lato del presbiterio. Al termine della funzione, per ultimo ha preso la parola don Daniele Bernabei, parroco di Finale e uno dei veri protagonisti di questa riapertura. «Dopo le scosse del 2012 – ricorda – ci siamo sentiti tutti più soli e questo luogo è rimasto muto e silenzioso per dodici anni. Tuttavia, oggi dobbiamo essere orgogliosi perché il primo monumento pubblico che ha riaperto dopo il sisma è proprio il nostro Duomo».
L'IMPEGNO
È grazie al lavoro e all’impegno di don Daniele e di Maria Grazia Gattari, funzionaria della Sovrintendenza archeologia belle arti e paesaggio, se la preziosa tela del Guercino raffigurante la Madonna col Bambino e san Lorenzo è tornata a casa, dopo essere stata custodita e restaurata dal Museo diocesano e benedettino di Nonantola. Dopo i ringraziamenti, il parroco finalese ha invitato tutti a partecipare al buffet organizzato da commercianti e associazioni finalesi. Un meraviglioso momento di solidarietà e condivisione, che ha ricordato i giorni post terremoto, quando la comunità finalese era una cosa sola e ci si sentiva come in una grande famiglia.