Modena, l’allarme: «Canalgrande nel degrado, di notte sembra il Novi Sad»
La titolare del panificio: «Troppi balordi e pochi controlli»
MODENA. Va alle 5 per aprire il forno e si ritrova davanti un uomo nudo che fa i suoi bisogni nel cantiere lì davanti, da mesi ormai in preda al degrado.
Il cantiere
È successo giovedì mattina in Corso Canalgrande, all’altezza del Panificio Verace 62, praticamente di fronte al Tribunale. Qui da marzo ci sono i ponteggi di un cantiere per il rifacimento della facciata del Tribunale civile, e infatti l’autorizzazione all’occupazione del suolo pubblico è stata chiesta dal ministero della Giustizia. Ma il cantiere si è rivelato da subito problematico: da primavera non si sono visti operai, e la prima autorizzazione all’occupazione del suolo pubblico è scaduta il 21 maggio. In questo stato d’abbandono, per mesi gente si è introdotta di notte e di giorno nel cantiere, approfittando del bagno chimico, creando un’evidente situazione di degrado proprio davanti ai negozi. Adesso pare che da una settimana i lavori stiano riprendendo, ma il problema delle intrusioni è sempre lo stesso. Come ha confermato ciò che si è trovata davanti giovedì mattina Clara Mangiapia, la titolare del forno, che lancia l’allarme anche sulla situazione che si è creata in generale in Corso Canalgrande, soprattutto col buio, alla luce anche della rapina choc di qualche giorno fa in via Fonte Raso.
Lo sfogo
«Stavo aprendo la serranda – racconta – mi giro e mi trovo davanti un uomo nudo, che stava facendo i suoi bisogni nel bagno del cantiere dove si era introdotto. È stato un bello spavento: sono corsa dentro il negozio e mi sono barricata, spostandomi sul retro. Mi dicevo: “E se questo adesso spacca la vetrina e viene dentro e mi aggredisce?”. C’è da aspettarsi di tutto da uno che fa una cosa del genere. E io purtroppo ho già avuto delle gran brutte esperienze qui. Ho chiamato i carabinieri, che sono venuti subito a controllare, e li ringrazio. Quell’uomo è scappato subito».
Balordi e violenza
La ragazza poco dopo l’apertura dell’attività ha subito nel novembre 2021 un’aggressione con pugni, poi una spaccata alla serranda e il furto di telefoni. «Ho inaugurato il 3 settembre 2021 – ricorda – e in questi tre anni non ho visto nessun miglioramento della situazione, anzi. Ho fatto e faccio tanti sacrifici, lavorando 12 ore al giorno, e con i miei prodotti mi sono ricavata una clientela importante. Ma non posso continuare a vivere e lavorare nel pericolo. Non mi hanno dato il permesso per parcheggiare vicino al forno, devo lasciare la macchina alla Delfini e farmi di notte a piedi tutto il tratto fin qui, sperando che mi vada bene. Se avessi l’auto vicina, se mi corre dietro qualcuno mi potrei rifugiare lì e chiudermi dentro. Ma così posso solo camminare nell’ansia, cercando di fare il prima possibile ad arrivare. E poi magari quando sono qui trovo qualche balordo nascosto nel cantiere... Io non ce l’ho col cantiere, ma non posso fare ristorazione con gente che fa i suoi bisogni di fronte ai miei tavolini. Chiedo dei controlli: deve essere chiuso, non in balia dei balordi. Sono sempre più preoccupata per la piega che ha preso Corso Canalgrande, che a una certa ora ormai sembra come il Novi Sad, in un centro storico che è sempre meno sicuro. Se continua così, credo che sarò costretta mio malgrado a chiudere, lasciando un altro locale vuoto in centro».