Crollo vertiginoso delle vendite di auto: a Modena Maserati perde il 75%
In nove mesi uscite dallo stabilimento 220 vetture contro le 910 del 2023
MODENA. Lo stabilimento Maserati di Modena nei primi nove mesi del 2024 tra tutti quelli del Gruppo Stellantis in Italia è quello che ha segnato il maggior calo produttivo rispetto allo stesso periodo dell’anno passato, addirittura un -75% Il tutto in un contesto nel quale Stellantis tra autovetture e furgoni commerciali ha raggiunto appena 387.600 unità contro le 567.525 del 2023.
Per la prima volta tutti gli stabilimenti italiani sono in negativo, con un -40,7% e 237.700 vetture prodotte. «Per poter rispettare l’obiettivo di un milione di veicoli nel 2030 stabilito a livello governativo, il Gruppo Stellantis – ha spiegato ieri presentando il periodico report sull’azienda la Fim Cisl nazionale - dovrebbe raddoppiare le produzioni».
La produzione nello stabilimento di Modena, contrariamente alle previsioni aziendali, ha subito una flessione negativa significativa tra gennaio e settembre. Nello specifico da qui sono uscite 220 vetture contro le 910 del 2023, continuando la tendenza negativa ravvisata da inizio anno.
«Se nell’ultima parte del 2023 il ricorso alla Cassa Integrazione era molto marginale, nei primi sei mesi del 2024 è stata significativa, coinvolgendo circa 130 lavoratori per circa 58 giorni. Per tutto il 2024 – prosegue il report del sindacato – è prevista una situazione di bassi volumi. Dal 13 maggio fino al 31 dicembre è stato attivato per questo il Contratto di Solidarietà con utilizzo intorno al 40%. È stato confermato che nel terzo quadrimestre del 2024 verrà completato l’investimento nell’Atelier del programma di personalizzazione Fuoriserie, destinato alla creazione di modelli Maserati su misura. All’inizio del 2025 è prevista poi anche su MC20 e MC20 Cielo l’adozione della piattaforma full-electric Folgore; fino ad allora non ci saranno cambiamenti significativi nei volumi. Nei due siti di Modena, oltre ai circa 260 lavoratori diretti in produzione, 130 ingegneri sono stati assegnati al Maserati Engineering Team, mentre altri 450 ingegneri sono impegnati nelle attività di progettazione e sviluppo al servizio di tutte le altre realtà Stellantis».
Dal 1° giugno a fine novembre, ricorda la Fim Cisl, è stata attivata poi la Cassa Integrazione ordinaria anche per i dipendenti dei centri di Ricerca e sviluppo. «Nel nuovo assetto di questi, sarà fondamentale che questa importante realtà legata alla ricerca e alla progettazione, con la presenza di molte professionalità, non venga dispersa – conclude il sindacato – e non subisca ridimensionamenti».
A Mirafiori la produzione di Maserati GranTurismo e GranCabrio, lanciate nel 2023 e dall’inizio del 2024 anche nelle versioni elettriche, attualmente ha una linea di produzione dedicata da dove escono non più di 10 vetture al giorno. Il lancio della futura Maserati berlina luxury (la nuova Quattroporte per intenderci) a Mirafiori è stato spostato dal 2025 al 2028 e il lancio del nuovo large E-UV BEV (il nuovo Levante) nel 2027, ma Stellantis non ha comunicato in quale stabilimento verrà assegnato. «La situazione nel settore automotive si sta aggravando ogni giorno – ha spiegato ieri il segretario della Fim Sebastiano Uliano – servono risposte da UE, Governo, Stellantis e aziende della componentistica. Intanto abbiamo convocato uno sciopero di 8 ore del settore automotive con manifestazione a Roma il 18 ottobre per difendere l’occupazione e costruire il futuro dell’industria dell’auto».
Il Governo «deve mettere a disposizione risorse pubbliche, vincolate a precisi impegni di tenuta occupazionale e di sviluppo del settore, superando la logica dei soli incentivi all’acquisto di autoveicoli».
Bisogna utilizzare, conclude la Fim-Cisl, «le risorse per la reindustrializzazione, indispensabili per evitare l’impatto negativo di oltre 75.000 lavoratori nel comparto auto a seguito del cambio delle motorizzazioni. Servono nuovi ammortizzatori sociali, in molti stabilimenti di Stellantis e dell’indotto sono in esaurimento, il rischio di licenziamento potrebbe investire circa 25 mila lavoratori».l