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Modena, la rabbia degli infermieri: «Stop alla violenza su di noi»

di Alice Tintorri
Modena, la rabbia degli infermieri: «Stop alla violenza su di noi»

La manifestazione all’ospedale di Baggiovara dopo l’aggressione di due operatori nell’unità di terapia intensiva coronarica

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MODENA. «Basta violenza sugli operatori sanitari». Sono chiare le parole pronunciate da Nicola Maria Russo, segretario generale territoriale Uil Fpl di Modena e Reggio Emilia, durante il presidio di solidarietà organizzato nella giornata di ieri, giovedì 31 ottobre, insieme al sindacato Cgil, all’ingresso dell’ospedale civile di Baggiovara.

Il pestaggio di lunedì
L’ennesima brutale aggressione al personale medico-sanitario – lunedì scorso due infermieri sono stati picchiati dai parenti di una paziente dopo che quest’ultima aveva rifiutato il prelievo del sangue da parte di un tirocinante – rende infatti più che mai necessario un “cambio di rotta”: «È fondamentale essere qui oggi per richiedere ai vertici istituzionali un intervento concreto volto a porre fine all’escalation di violenza verso lavoratori che dedicano la propria vita all’assistenza dei cittadini» ha dichiarato Russo.

La nuova legge
In tal senso si muove il decreto legge 137, emanato il primo ottobre, per l’adozione di misure idonee alla gestione di aggressioni sempre più frequenti nelle strutture sanitarie pubbliche. «Oltre alle parole, però servono i fatti», amaro e deciso è l’intervento di Giulia Casamassima, responsabile della sanità per la Fp Cgil di Modena.

La rabbia dei sindacati
«Chi subisce violenza deve vedersi tutelato dallo Stato – prosegue – Il problema della sicurezza trova spesso le proprie radici nei numeri: per risolverlo è necessario un piano straordinario che preveda un numero massiccio di assunzioni. Chiediamo bandi di stabilizzazione per l’assunzione di nuovo personale, lo scorrimento di tutte le graduatorie». Carenza di dotazione organica che costringe il personale ospedaliero ad una continua rinuncia al proprio tempo libero e familiare per poter garantire prestazioni elevate, ma che allunga le liste d’attesa. Non è però la malasanità a generare violenza: la professionalità e la dedizione del personale ospedaliero regionale garantiscono infatti servizi di alto livello, nonostante la costante diminuzione delle cifre stanziate per la sanità.

La sfida culturale
«Si tratta innanzitutto di un problema culturale: la sfiducia generale e la mancanza di rispetto verso una professione fondamentale come quella infermieristica portano a gesti inaccettabili, che non danneggiano solo le vittime, ma l’intera équipe ospedaliera». Di primaria importanza è quindi la promozione di campagne pubblicitarie di sensibilizzazione dirette alla cittadinanza, come spiega il segretario generale territoriale Uil Fpl: «Non crediamo affatto che le misure repressive e la militarizzazione degli ospedali rappresentino la soluzione al problema. Presidiare i luoghi più sensibili, come il pronto soccorso, è importante, ma ciò che più conta è la vicinanza delle istituzioni e della collettività verso il personale sanitario».

Coinvolgere tutti sul tema

La proposta di una cabina di regia che coinvolga tutti gli organi provinciali, con la partecipazione dei sindacati confederali coinvolti, rappresenta una possibile strada per affrontare le violenze ripetute e inaccettabili. “La cura di chi cura” passa quindi attraverso sensibilità, empatia e comprensione, che si concretizzano oggi nell’assistenza psicologica prevista per i professionisti vittime di aggressioni e violenze. «Chiediamo – concludono – che le aziende pubbliche rafforzino questo tipo di supporto e che estendano il proprio intervento sostenendo le spese legali dei lavoratori, per una vicinanza ancora maggiore e sempre più concreta».

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