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Il caso

I sensitivi alla ricerca di Daniela Ruggi: «Ecco perché sono stati chiamati»

di Giovanni Gualmini

	I rilievi dei Ris a Vitriola e Daniela Ruggi
I rilievi dei Ris a Vitriola e Daniela Ruggi

La 31enne è scomparsa da 4 mesi da Vitriola di Montefiorino, dove negli ultimi giorni sono spuntati i medium: «Cerchiamo lei, non notorietà». Il precedente del corpo di un ragazzo trovato da un farmacista di Sassuolo, noto rabdomante

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MONTEFIORINO. «Noi cerchiamo Daniela Ruggi, non cerchiamo notorietà». Questo il senso del riserbo che circonda la spedizione di quattro sensitivi, due di Modena e due romagnoli, nei dintorni di Vitriola di Montefiorino. Lontano dalle telecamere, che sulla vicenda non hanno mai spento i riflettori, e lontano dalla morbosa curiosità di chi, nei medium, vede persone a dir poco eccentriche. Uno dei due medium di Modena quasi s’infuria, rifiuta di riferire particolari sull’esperienza che si è conclusa con una segnalazione alla caserma dei carabinieri. «Non doveva diventare di dominio pubblico, c’era un accordo in tal senso», afferma prima di riattaccare.

Le ricerche dei sensitivi

I quattro sensitivi, su un terreno sotto al paese, tra la vecchia strada provinciale e la variante di Caldana, hanno trovato qualcosa definito «interessante». Si tratta delle tracce evidenti di una recente attività di scavo, non coperta dalle foglie che intorno sono abbondanti, e dei segni di calpestio. Per stessa ammissione dei quattro, nella buca non ci può essere il corpo di una persona: troppo piccola. Ma sepolto potrebbe esserci “qualcosa” di Daniela Ruggi, un oggetto o un abito appartenuto alla 31enne scomparsa da Vitriola esattamente quattro mesi fa, il 18 settembre dello scorso anno.

Chi sono i medium

Ma chi ha avviato le ricerche “parallele” e non convenzionali di Daniela Ruggi, chiedendo l’aiuto di medium, fatti arrivare anche dalla Riviera? E perché?Lui è un imprenditore di Sassuolo e, come i sensitivi che venerdì scorso hanno perlustrato le campagne di Vitriola, non vuole che il suo nome sia pubblicato. Con la garanzia di anonimato, e senza violare il patto di riservatezza che circonda l’operazione-sensitivi, racconta: «Ho una certa età e leggendo di questa ragazza scomparsa da Montefiorino mi è venuta in mente una vecchia storia. Risale a sessanta, anzi sessantacinque anni fa. Un ragazzo di Sassuolo, figlio di un industriale, partì una mattina per andare a pescare nella zona di Civago, sull’Appennino reggiano. Non tornò a casa e, data la prolungata assenza, iniziarono le ricerche. Non c’erano i mezzi e le tecnologie che abbiamo a disposizione oggi… Insomma, il ragazzo non si trovava».

Il precedente

«Fu a quel punto che la famiglia decise di rivolgersi al dottor Fontana, un farmacista di Sassuolo noto all’epoca per essere un rabdomante, un sensitivo che riusciva a trovare i punti in cui scavare pozzi. C’era, allora, chi scherzava su questa sua riconosciuta capacità: “Col cognome che porti….”, dicevano. Le cose andarono così: portarono al dottor Fontana una carta topografica militare, dettagliatissima, della zona di Civago e Villa Minozzo e lui, dopo averla guardata e studiata, posò il dito su un punto preciso: “Cercatelo qui”, disse. E lì lo trovarono, morto. Era stato morsicato da una vipera e si era accasciato senza vita nel tentativo di tornare alla macchina. Ecco perché ho pensato che chiedere un intervento ai sensitivi poteva essere utile nel caso di quella donna». Di più l’imprenditore sassolese non vuole aggiungere.