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Viadotto chiuso a Serra, i timori di Cna: «Sei mesi? Se i lavori non partono...»


	Un'immagine dall'alto del viadotto chiuso sulla Nuova Estense a Serramazzoni
Un'immagine dall'alto del viadotto chiuso sulla Nuova Estense a Serramazzoni

Bertagni: «Le strade alternative sono fragili e si sente già il peso sull’economia locale»

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SERRAMAZZONI. Cna esprime profonda preoccupazione per la situazione «critica riguardante il ponte sul Rio Torto» e invita le amministrazioni locali, la Provincia e i Comuni interessati ad accelerare i tempi e garantire un piano di intervento rapido ed efficace.

Ad oggi, il cronoprogramma proposto da Anas prevede il completamento dei lavori entro la fine di ottobre, in pratica sei mesi per la demolizione della campata, il montaggio e lo smontaggio del ponte Bailey, il montaggio della nuova campata e la riasfaltatura.

«Un programma ambizioso»

«Se consideriamo che i lavori non sono ancora iniziati – commenta Primo Bertagni, presidente della Cna di Pavullo – ci pare che sia un programma piuttosto ambizioso ed eventuali ritardi comporterebbero il rischio concreto di dover operare nel periodo invernale, con tutte le inevitabili conseguenze negative per il traffico sulle strade alternative, che peraltro dovrebbero essere tali solo a breve termine, in quanto fragili e già ora non in buone condizioni a causa di cedimenti del manto stradale. È chiaro che questa eventualità sarebbe, dunque, un vero disastro per l’economia locale».

«Pesanti ripercussioni»

Quello che è già certo è l’impatto economico sul territorio: «Gli effetti sulle nostre imprese si stanno già manifestando e rischia di peggiorare ulteriormente. In particolare, la stagione turistica estiva potrebbe subire pesanti ripercussioni, in quanto i turisti pendolari potrebbero scegliere altre destinazioni più facilmente raggiungibili».

Ma anche le aziende manifatturiere non sono indenni: gli autotrasportatori si trovano costretti a percorrere strade alternative più lunghe e complesse, con conseguenti costi aggiuntivi significativi. Questo scenario rischia di compromettere non solo la redditività del settore logistico, ma anche la competitività delle aziende locali loro committenti.

«Si deve fare di più»

Ulteriore motivo di preoccupazione è la gestione della viabilità durante l’uso del ponte Bailey, prevista con una sola corsia di marcia.

«Considerata la situazione – continua Bertagni – è lecito chiedersi se non fosse stato necessario investire qualcosa in più per realizzare una doppia corsia e garantire il doppio senso di marcia. Oggi, invece, si discute su quale sia la soluzione migliore: senso alternato, solo salita, solo discesa, utilizzo esclusivo per mezzi pesanti o per autovetture? Anche perché le amministrazioni locali sembrano divise su come affrontare la situazione e il rischio di scontentare qualcuno è elevato».

In tutti i casi, sarebbe stato opportuno «cogliere questa occasione per pensare ad una ristrutturazione più radicale del ponte. Invece di limitarsi alla riparazione, si sarebbe potuto ipotizzare un ampliamento strutturale per rispondere alla crescente necessità di una strada a quattro corsie, vista l’importanza strategica della Statale 12 per il territorio dell’Appennino».

Il rischio è quello di vedere ricostruita un’opera che può in breve rivelarsi obsoleta: «Senza entrare nel merito delle scelte tecniche – conclude Bertagni – riteniamo opportuno chiedere l’istituzione di un tavolo permanente fino al termine dei lavori. Questo permetterebbe di monitorare le decisioni prese, valutarne l’impatto e fornire suggerimenti utili a evitare errori che potrebbero gravare ulteriormente sulle imprese e su tutta la comunità».