Gazzetta di Modena

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Chiesa in lutto

Quell’abbraccio di Papa Francesco alla Bassa terremotata: «Penso alle vostre ferite»

di Mattia Vernelli

	Papa Francesco a Mirandola il 2 aprile 2017
Papa Francesco a Mirandola il 2 aprile 2017

Il 2 aprile 2017, dopo la celebrazione in piazza Martiri a Carpi, il pontefice volle recarsi nelle terre ferite dal sisma dell’Emilia: visitò il Duomo di Mirandola ancora in macerie è incontro i famigliari delle vittime prima di tenere un discorso scandito da undici lunghi applausi

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MIRANDOLA. L’abbraccio che il Papa riservò alle famiglie ferite dal terremoto, nella sua visita nella Bassa il 2 aprile 2017, rimarrà nella storia. Era stata sua la scelta di allungare la visita carpigiana fino a Mirandola, per poter regalare una parola di conforto o un sorriso che squarciasse il buio della sofferenza. Il discorso che Papa Francesco tenne a Mirandola, dopo aver passato la mattina in piazza Martiri a Carpi, fu scandito da undici applausi, uno dei quali più vivo, intenso e lungo degli altri. Era quello dedicato alle persone che avevano perso un famigliare nel sisma nel 2012. Mentre pronunciava quelle parole, il Pontefice si voltava alla sua destra: lì, erano seduti i parenti di Biagio, Paolo, Matteo, Giordano e Gianni, e tutte le altre vittime. La cornice mirandolese, in piazza della Conciliazione, era un complesso di impalcature, tubolari e opere di messe in sicurezza.

Il messaggio ai famigliari delle vittime e ai cittadini feriti dal sisma

«Cari fratelli e sorelle, di questa vostra città che reca ancora visibili i segni di una prova tanto dura: desidero abbracciare voi e gli abitanti delle località colpite dal terremoto del maggio del 2012. So bene quanto il terremoto ha compromesso il patrimonio umano e culturale di questa terra. Penso ai disagi che avete subito, le ferite alle case, alle attività produttive, alle chiese e agli altri monumenti carichi di storie e arte e simbolo della spiritualità e civiltà di tutto un popolo. Ma penso soprattutto alle ferite interiori – disse il Papa tra lo scroscio di applausi – la sofferenza di chi ha perso i suoi cari e di chi ha visto disperdersi i sacrifici di una vita intera. Nei giorni successivi al sisma ha suscitato grande ammirazione in tutti la testimonianza di dignità e intraprendenza che avete dimostrato. Avete affrontato con spirito evangelico la precaria situazione creata dal terremoto riconoscendo e accettando negli eventi dolorosi la misteriosa presenza di un Padre che è sempre amorevole nelle prove più dure». Le reazioni dei famigliari si fecero sentire: «Il Santo Padre infonde tenerezza – ammise Anna Canavacciuolo, la mamma di Biagio Santucci, un 24enne mirandolese morto nel crollo dell’Haemotronic di Medolla – Riesce a trasportare i fedeli, è una persona stupenda. Averlo accanto, potergli anche solo rivolgere poche parole mi ha fatto più leggera. L’ho ringraziato, gli ho chiesto di pregare per mio figlio di 24 anni affinché sia in Paradiso, sapendo che un giorno ci incontreremo di nuovo». Tra le mani Canavacciuolo teneva un rosario che il Papa le aveva regalato, mentre altri parenti stringevano le foto dei loro cari che Francesco benedisse, stringendole a sé. «Non pensavo di poter provare un’emozione così intensa» commentò Maria Luisa Locateli, moglie di Mauro Mantovani, il fondatore dell’Aries. Con quella donna coraggiosa, imprenditrice che prese le redini della famiglia insieme al figlio Maurizio, c’era tutta la famiglia a cui il Papa dispensò sorrisi e strette di mano. «Avevo avuto la fortuna di incontrare il Santo Padre in un’altra occasione – proseguiva la vedova Mantovani – ma farlo qui, di fronte a questa chiesa, a Mirandola e in un momento simile, beh è qualcosa di unico e fortissimo».

La preghiera nel Duomo di Mirandola ancora da ricostruire

C’erano anche Bruno Cavicchi e Romana Nicola, genitori di Nicola, morto sotto le macerie di uno stabilimento ceramico. «È stato un momento molto intenso, ha stretto la mano a tutti parenti, quando gli abbiamo fatto vedere la foto di nostro figlio, morto a 26 anni, l’ha benedetta, confesso che è stata un’emozione fortissima. Con noi c’era anche nostro nipote Alessandro. Quando il Papa si è avvicinato, gli ha chiesto un selfie e lui si è messo a disposizione con molta cordialità». «Le ferite guariranno, - continuò il Papa - ma rimarranno per tutta la vita le cicatrici: guardandole, abbiate il coraggio di fare crescere i vostri figli in quella dignità, forza, coraggio, spirito di speranza che avete avuto nei momenti bui. Il mio augurio è che non vengano mai meno la speranza e le doti di laboriosità che vi distinguono. Rimanga saldo il vostro intento di non cedere allo scoraggiamento nelle difficoltà che ancora permangono. È importante un deciso impegno per recuperare i centri storici, sono luoghi di memoria storia fondamentale. Davanti al vostro Duomo elevo con voi al Signore una fervente preghiera per le vittime del terremoto, per i loro familiari e per quanti tuttora vivono in situazione precarie. Il Signore faccia sentire a ciascuno il suo sostegno».

Il Papa, poi, finì quella giornata, a Mirandola, dispensando abbracci e saluti, benedicendo bambini appena nati in braccio alle madri. “Francesco, Francesco”, urlarono i 2mila che sono arrivati in piazza Conciliazione, prima che il Papa salutasse e si dirigesse verso San Giacomo, sfilando tra le strade del paese, su uno dei muri spunta uno striscione: «Francesco, sei tu la nostra scossa».