Viale Italia, studenti a zig zag tra le auto che sfrecciano
Nessuno attraversa sulle strisce e c’è chi corre a 80 all’ora. Nello stesso punto dieci anni fa era morto un 15enne
MODENA. Molti, addirittura, attraversano mentre guardano il cellulare. C’è chi, in più, ascolta musica o podcast con le cuffie, isolandosi dai rumori esterni. Aggiungiamoci che lì le auto sfrecciano anche a 80 chilometri orari e non ci sono manco le strisce pedonali.
Far west
Siamo in viale Italia, all’altezza di via Saragat, da un lato, e di strada degli Schiocchi dall’altro, pochi passi dal direzionale Modena Due. È qui che ogni giorno, a entrata e uscita da scuola, gli studenti di Guarini, Cattaneo-Deledda e Willigelmo sono protagonisti di quello che è un vero e proprio “attraversamento selvaggio”. Non ci sono regole, l’importante è raggiungere l’altro lato di viale Italia nel più breve tempo possibile.
Le strisce pedonali distano un centinaio di metri rispettivamente da via Saragat e strada degli Sciocchi. Ma gli studenti, forse per non perdere il bus o semplicemente per percorrere meno strada e risparmiare qualche minuto, tirano dritto: aspettano il momento più propenso e quando non passa più nessuno si lanciano nella traversata, con scalo sull’aiuola, se necessario, in caso arrivasse una macchina o un motorino dall’altra parte.
Una pratica estremamente pericolosa che ormai è prassi: lo si nota proprio dall’aiuola che separa le corsie di viale Italia, segnata a metà da un sentiero pedonale dove oramai non cresce neanche più l’erba. Da soli o in gruppetti: praticamente nessuno, se non chi va in bici, utilizza le strisce con semaforo. Tanto, ormai, lo fanno tutti...
Le auto sfrecciano
Metti il tratto rettilineo, le due corsie e... il pedale affonda sul gas senza troppo indugio. Basta posizionarsi pochi minuti in viale Italia con un misuratore di velocità per rendersi conto di quanto le auto sfreccino ben oltre il limite imposto di 50 chilometri orari.
Ci siamo fatti aiutare da Franco Piacentini, dell’Associazione familiari vittime della strada, che ha rilevato velocità sorprendenti: chi ai 70 all’ora, chi agli 80 a bordo di auto o motorini. Se il semaforo pedonale, per chi arriva dalla tangenziale, è verde allora ecco che l’accelerata porta ben oltre la velocità da codice. E poco più avanti gruppi di studenti si buttano in strada spuntando dall’aiuola all’improvviso.
Il pericolo è dietro l’angolo, specie quando ad attraversare sono gruppetti che magari seguono la massa senza curarsi troppo di chi sta arrivando.
La tragedia sfiorata
Non più tardi di lunedì una studentessa di 14 anni, proprio nel tratto di cui sopra, è stata investita mentre andava a scuola in bicicletta. È stata sbalzata a terra da un suv, poi la corsa in ospedale dove è stata operata d’urgenza. Ora è fuori pericolo ma la paura è stata tanta. La vicenda ha riportato alla mente un altro incidente, avvenuto proprio dieci anni fa. Quella volta, però, l’esito fu tragico: Matteo, 15 anni, fu investito nello stesso punto e perse la vita. La mamma, Ileana Tonelli, non si dà pace da allora: «bisogna fare qualcosa, mai più morti come mio figlio».
L’appello
La richiesta di mamma Ileana è semplice: una recinzione sull’aiuola che impedisca l’attraversamento degli studenti, convogliandoli verso le strisce pedonali con semaforo fatte apposta per evitare situazioni di pericolo nell’attraversamento di viale Italia.
Una rete che è già stata installata tempo fa ma risulta troppo corta: si interrompe, infatti, qualche decina di metri prima del tratto in cui attraversano gli studenti e risulta, pertanto, inutile.
«La recinzione è effettivamente corta, lo abbiamo constatato. Ci vorrebbero almeno altri 30 metri, è stata interrotta troppo presto. Così i ragazzi continuano ad attraversare in modo “bovino” e non è sufficiente a scoraggiarli. In questo tratto le auto viaggiano a velocità sostenuta, vero, ma i ragazzi attraversano dove non dovrebbero farlo... Insomma, io credo che tutti dovremmo impegnarci a rispettare le regole, dandoci una mano l’un l’altro. In questo modo la sicurezza ne beneficia. Di tutti. Il Comune farà quanto ritiene giusto. Dossi? Sarebbe una follia» conclude Franco Piacentini.