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L’intervento

Il sindaco: «Modena poco sicura? I numeri dicono il contrario di social e giornali»

di Maria Vittoria Scaglioni

	Il sindaco al convegno
Il sindaco al convegno

Massimo Mezzetti è intervenuto nel convegno “Città, giovani e sicurezza” per parlare di disagio giovanile e dei casi di microcriminalità: «La gente pensa ci sia un incremento di casi, ma non è così. “Baby gang”? Fenomeno di tensione e rabbia sociale»

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MODENA. In Galleria Europa si parla di disagio giovanile e dei casi di microcriminalità ad esso connessi tra il territorio di Modena e Reggio Emila. Il fenomeno noto come “babygang”, che rientra nella sfera delle devianze tra i minori, viene discusso dal sindaco Massimo Mezzetti nel panel “Città, giovani e sicurezza. Tra approcci securitari e visioni strategiche”, a partire da quei dati positivi che raccontano una storia di ricchezza e benessere, ma che a una più attenta analisi possono rivelarsi fumo negli occhi. Un dipinto, una bella facciata della realtà cittadina che finisce per nascondere i problemi reali e di cui nessuno vuole ammettere le crepe.

L’analisi delle disuguaglianze sociali

«I numeri ci dicono che a Modena aumenta la ricchezza e il reddito pro-capite, ma spesso ci fermiamo lì, senza vedere che il dato si può applicare ad alcuni cittadini e non ad altri, che il divario sociale è sempre più ampio, e non solo tra le fasce che hanno già un reddito basso, ma anche medio. Quando un ragazzino cresce in una famiglia che fatica ad arrivare alla fine del mese, una famiglia con cui non può nemmeno godersi il “lusso” – rendiamoci conto – di condividere una pizza, cosa possiamo immaginare che provi vedendo i suoi coetanei in abiti griffati e con il cellulare di marca? Il senso di rivalsa sociale sfocia in aggressioni che non a caso avvengono sempre più spesso nei centri storici, non nelle periferie, perché lì è più manifesta la ricchezza che a quei giovani è negata. Se non riusciamo ad ascoltare il rumore sordo di questi atti violenti, un rumore che denuncia un problema sociale ed economico, non risolveremo nulla».

Numeri contro social e giornali

Il sindaco chiarisce che gli episodi di violenza, anche grave, esistono, ma che non è il caso di parlare di una situazione di emergenza. «Tutti gli indici e le relazioni generali ci dicono che c’è un decremento del numero dei reati in termini numerici sul territorio. Nonostante ciò la percezione è opposta e la gente pensa che ci sia un incremento. Questo è certamente dovuto ai social, ma anche al mondo della carta stampata, che essendo in crisi ha bisogno di creare titoli di richiamo per vendere qualche copia in più e che aumenta la sensazione di allarme e pericolo tra la popolazione. Un sindaco però deve farsi carico anche delle paure dei propri cittadini e tentare di dare risposte, ma risposte che siano assennate, reali. Potrei sfruttare la situazione e cavalcare l’onda di questi timori come hanno fatto altre parti politiche, le quali alla fine sono giunte all’unica risposta per loro possibile: l’inasprimento delle pene. Ma ovviamente io non voglio farlo».

Immigrazione e rabbia sociale

È necessario indagare le cause e le complesse dinamiche alla base di questi fenomeni, dalle organizzazioni criminali all’immigrazione. «La vicenda del processo Aemilia ha acceso i riflettori sulle organizzazioni criminali nel nostro territorio per qualche tempo, ma ora sembra tutto dimenticato. Fa meno effetto parlare di mafia che del micro-reato compiuto dal singolo, che il cittadino sente molto più vicino a sé. Ma la criminalità organizzata è un problema reale – continua il sindaco di Modena –, che riguarda anche il traffico di stupefacenti e dunque direttamente i reati commessi da soggetti molto giovani. Detto questo, bisogna certamente investire risorse nelle forze dell’ordine, ma non possiamo chiudere gli occhi ed evitare di combattere ciò che è all’origine del disagio giovanile. Infatti il fenomeno comunemente chiamato “babygang” – e anche qui bisognerebbe fare le dovute distinzioni – non è solo frutto di un problema securitario, ma evidentemente di tensione e di rabbia sociale».

Gli altri interventi

A proposito dell’immigrazione interviene Luca Vecchi, che è stato sindaco di Reggio, oggi capo di Gabinetto del presidente della regione Emilia Romagna: «C’è sicuramente una crisi sociale e culturale in atto, ma anche un problema di integrazione delle persone migranti che non si può risolvere esclusivamente investendo sulla sicurezza. Non possiamo girarci intorno: questo paese ha bloccato i porti e quindi gli ingressi programmati, mentre ogni anno va in tilt per cento mila sbarchi a Lampedusa. Ogni volta che avviene uno sbarco il ministro dell’interno suddivide i migranti tra i vari comuni, migranti che non si possono avviare al lavoro e che, se minorenni, non si possono mandare a scuola. Il risultato è che queste persone passano le loro giornate dove capita e imparano a vivere di espedienti, mentre il sindaco, privo di reali strumenti per cambiare le cose, deve fare tutti i giorni i conti con i cittadini che giustamente lamentano vari disagi». È Nicola Tria, avvocato già presidente della Camera penale di Reggio Emilia Giulio Bigi e moderatore della conversazione, a concludere: «Oltre al mancato investimento di risorse, il problema è che il governo di questi anni applica pacchetti sicurezza con un approccio quasi esclusivamente punitivo e non rieducativo. In un periodo di accentuazione neo-autoritaria della nostra democrazia, che vede nella repressione uno strumento lecito, il risultato è l’aumento della marginalizzazione sociale, non certo la risoluzione del problema».

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