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Blitz di Landini alla Maserati: «C’è mancanza di prospettive»

di Maria Sofia Vitetta

	L'intervento di Maurizio Landini davanti alla sede di Maserati
L'intervento di Maurizio Landini davanti alla sede di Maserati

Il segretario della Cgil a Modena per parlare di lavoro e di referendum

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MODENA. Rosse, le bandiere della Fiom e della Cgil sventolavano in via Divisione Acqui, ai piedi del grattacielo che, con il suo tridente, pur essendo diventato simbolo di Maserati, un colosso dell’attività industriale italiana, mostra i sintomi della crisi del modello produttivo a cui appartiene.

Con un applauso per i lavoratori e le lavoratrici della ceramica Opera Group che, in quel momento, erano davanti ai cancelli della loro azienda dopo la notizia di liquidazione e di fallimento, lunedì 26 maggio nel pomeriggio è iniziato il comizio tenuto da Maurizio Landini, segretario generale Cgil, ed organizzato a sostegno dei 5 “Sì” di cui la Confederazione Generale Italiana del Lavoro si fa portavoce in occasione del referendum dell’8 e del 9 giugno.

«Maserati emblema del Paese»

Maserati è «l’emblema della situazione di questo Paese, della carenza di politiche industriali e di altre politiche lasciate alle imprese che hanno come obiettivo i dividendi, non la produzione, la salute e la tutela dei lavoratori», ha dichiarato in apertura Stefania Ferrari, segretaria di Fiom Modena. La situazione precaria dell’azienda del gruppo Stellantis, che ha messo i dipendenti in cassa integrazione, è stata testimoniata anche da un delegato Fiom Maserati: «L'anno scorso abbiamo lavorato 2 mesi e, dall’inizio del 2025, solo 7 giorni. Ci è stato detto che la produzione che prima si volgeva a Mirafiori sarà portata qui a Modena, ma parliamo di prodotti che si vendono a fatica».

Landini ha ricordato le radici del problema con cui attualmente Stellantis si trova a dover fare i conti, una crisi non recente, già in atto «quando si chiamava Fiat e poi Fca»: anche in passato Fiom e Cgil avevano avuto posizioni «di critica riguardo la mancanza di prospettive e di investimenti chiave che venissero attuati per dare un futuro al Gruppo, ad ogni livello». Tuttavia, mentre «i dividendi agli azionisti non sono mai diminuiti», questo è accaduto a «stipendi e livelli occupazionali». Landini ha cercato anche di analizzare in modo organico e più completo la crisi che sta danneggiando tutto il settore industriale italiano, a partire dal calo della produzione nel nostro paese, verificatasi «già da 24 o 25 mesi».

«Precariato in aumento»

Inoltre, pur suggerendo i dati che l'occupazione sia in crescita, è necessario «analizzare i settori in cui essa si sta realizzando, ovvero il commercio, i servizi e soprattutto il turismo. Sta aumentando un’occupazione precaria e, inoltre, un paese semplicemente sul turismo non può reggersi. Bisogna rimettere al centro lo sviluppo dei prodotti all’interno dell’innovazione». Quali sono i fattori che hanno indotto questa situazione di precarietà? «Negli ultimi 25 anni, i processi di globalizzazione» e di cambiamento che essa ha richiesto, sono stati focalizzati totalmente «sulla riduzione dei costi e sull’aumento dei profitti», con «la delocalizzazione di produzioni» in paesi in cui il lavoro fosse più a basso prezzo e con meno diritti».

Così, quegli stessi Paesi «non si sono limitati a produrre, ma hanno imparato e fatto investimenti: oggi sono più sviluppati di noi». Il segretario generale Cgil ha ribadito la necessità per l'economia italiana, costituita da piccole e medie imprese, di investimenti, di politiche industriali a vantaggio di una miglior qualità del lavoro e di “fare sistema” per affrontare la competizione nazionale ed europea, ma anche mondiale. «Dobbiamo votare per lei?», così Landini ha ricordato la domanda che, durante le sue attività di volantinaggio, spesso gli viene rivolta. «Non dovete eleggere nessuno, votare né per me, né per la Cgil, né un governo o un partito» ha concluso. «Voterete per voi stessi, per i vostri figli, per i diritti ed i lavoratori».

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