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La crisi

Opera Group fallita, primo giorno senza lavoro per 147 dipendenti: «Date un futuro alla ceramica»

di Chiara Marchetti

	Il presidio dei lavoratori
Il presidio dei lavoratori

Il presidio dei lavoratori a Camposanto, con la solidarietà di sindacati, Regione Emilia Romagna e sindaco: «Assicurare un reddito alle famiglie in attesa che ci sia il rilancio dell’azienda»

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CAMPOSANTO. L’incubo dei 147 dipendenti dell’Opera Ceramica è diventato realtà. Lunedì 26 maggio è stato il primo giorno di sospensione dal lavoro dopo la notizia della liquidazione giudiziale del gruppo Opera Group. I 147 lavoratori e lavoratrici – 35 di loro erano impiegati nella sede legale e amministrativa di Maranello, gli altri 112 nello stabilimento produttivo di Camposanto – sono quindi senza lavoro, senza retribuzione, senza ammortizzatori sociali e molti di loro anche senza alcune mensilità di stipendio.

La Regione al lavoro per trovare una soluzione

Nei giorni scorsi sono arrivate parole di solidarietà dal centrosinistra e ieri anche la Regione Emilia-Romagna con l’assessore al Lavoro, Giovanni Paglia, ha voluto esprimere «massimo sostegno al tentativo del liquidatore di individuare una soluzione che salvaguardi reddito e occupazione dei lavoratori. Parliamo di un apparato industriale che può avere un futuro, se liberato dal peso del debito accumulato». È quindi importante che «il sistema nel suo complesso valuti la possibilità di investire nella continuità della capacità produttiva, in un settore importante come quello delle ceramiche». Al tempo stesso però «auspichiamo – conclude Paglia – che si trovino le condizioni per sbloccare la cassa straordinaria per cessazione, così da garantire a lavoratrici e lavoratrici continuità di reddito in attesa che si trovi un possibile sbocco».

Il presidio dei lavoratori e l’intervento dei sindacati

Intanto, lunedì pomeriggio i sindacati di categoria hanno organizzato un presidio davanti allo stabilimento della Bassa. «Al momento – le parole di Giacomo Gullo della Filctem Cgil Modena – non ci sono novità, ma pensiamo che organizzare un presidio sia importante per accendere i riflettori su questa vertenza delicata e complicata. Allo stesso tempo è un modo per raccogliere la solidarietà e l’impegno dei tanti attori istituzionali che sono venuti qui oggi in momenti diversi e ai quali chiediamo di lavorare per dare una continuità a questo sito produttivo». È d’accordo Alberto Suffritti della Femca Cisl Emilia Centrale, che aggiunge: «A oggi la più grande mancanza è quella degli ammortizzatori sociali. Questo presidio serve per catalizzare l’attenzione e far sì che questa richiesta sia ascoltata». Per Fulvio Bonvicini della Uiltec Modena e Reggio «era da un po’ che la situazione scricchiolava ma non pensavamo crollasse così. Noi ci siamo attivati già dalle scorse settimane con la Regione, abbiamo aperto un tavolo di crisi per fare in modo di avere la cassa integrazione per i lavoratori che a oggi risultano sospesi».

La sindaca Zaniboni e il consigliere regionale Muzzarelli

Davanti allo stabilimento di Camposanto c’era anche la sindaca Monja Zaniboni, che afferma: «La situazione ci preoccupa molto e speravamo che non si arrivasse a questo punto. Ai lavoratori va assicurato un futuro e sono necessari gli ammortizzatori sociali, la ricollocazione o il subentro di un’altra azienda». Presente anche il consigliere regionale del Pd, Gian Carlo Muzzarelli, che nei giorni scorsi ha presentato un’interrogazione «proprio per tenere alta l’attenzione in questa situazione complicata. Questa liquidazione non crea problemi solo ai 147 dipendenti, ma anche all’economia di un territorio. Il mio appello è a Confindustria Ceramica e agli imprenditori più lungimiranti del settore: che guardino a questo patrimonio di lavoratori straordinari in un’area di grande interesse che deve ripartire e garantire lavoro per il futuro».
Erano un centinaio i lavoratori ieri in presidio. Tra loro Federica: «Sono molto amareggiata – dice – perché abbiamo davanti un futuro incerto non solo per noi ma anche per i nostri figli. Io non mi aspettavo niente di tutto ciò, spero solo che qualcuno rilevi l’azienda e ci permetta di lavorare come abbiamo sempre fatto, perché ognuno di noi ha sempre dato anima e corpo per mandare avanti questo posto».