Il Carpi attacca il Comune: «Penalizzati per il campo»
Nel mirino le nuove regole per la gestione degli impianti
CARPI. C’è un caso campi da calcio a Carpi. O meglio, c’è un caso Comune-Ac Carpi sui campi da calcio. Una frattura venutasi a creare in seguito alla comunicazione dell’amministrazione di voler assegnare sette impianti sportivi cittadini - tra cui i campi da calcio Dorando Pietri e Frignani (Fossoli) - attraverso bandi pubblici destinati “esclusivamente a società sportive dilettantistiche riconosciute dal Coni”. Una scelta, come sottolineato ieri su queste colonne dalla vicesindaca e assessora allo Sport Mariella Lugli, «che va a beneficio di tutta la collettività e garantisce a tutti la possibilità di accedere l’attività sportiva».
«Siamo penalizzati»
Così l’Ac Carpi: «La società, intesa come proprietà e i suoi dodici gruppi squadra, hanno appreso attraverso la stampa di non possedere i requisiti necessari per accedere all’affidamento di ulteriori strutture sportive comunali, oltre allo stadio Cabassi e all’impianto di via Sigonio, da dedicare allo sviluppo e gestione del proprio settore giovanile, agonistico e pre-agonistico – scrive il club biancorosso in una nota ufficiale – Ac Carpi specifica che il cambio di denominazione sociale (da società sportiva dilettantistica a srl), variata nell’estate 2024 in conseguenza della promozione in Lega Pro, non ha modificato la vocazione sociale e territoriale ed anzi ha visto la scrivente proprietà aumentare lo sforzo e l’investimento di risorse destinate al settore giovanile, alla creazione di un settore femminile e a numerose altre attività dedicate all’inclusione, alla solidarietà, all’attenzione per le categorie più fragili come documentato dai report ciclici forniti attraverso i canali ufficiali. Sin dalla sua costituzione, quattro anni fa, la scrivente società non ha mai chiesto o preteso corsie preferenziali, impegnandosi quotidianamente nel mantenere tutte le promesse, alla città e all’amministrazione comunale, fatte al momento dell’assegnazione del titolo sportivo attraverso manifestazione di interesse ad evidenza pubblica. Il professionismo, che riteniamo sia un valore da condividere con il territorio e con l’intera comunità di cui l’Ac Carpi rappresenta i colori, è stato faticosamente raggiunto grazie agli sforzi della famiglia Lazzaretti e di una quota crescente di imprenditoria locale che ha condiviso il progetto tecnico e sociale».
Col club oggi limitato in città alla gestione di stadio, antistadio e campo Sigonio (il vecchio Carpi Fc 1909 gestiva in più il Dorando Pietri), a preoccupare il Carpi sono anche le novità amministrative previste dalla Lega Pro: «Con l’entrata in vigore della Riforma Zola voluta da Lega Pro, l’impossibilità di accedere alla gestione di ulteriori strutture penalizzerà l’accesso alle risorse in essa contenute – scrive il club – In virtù di quanto sopra-elencato, Ac Carpi, i suoi tesserati e le famiglie rappresentate (le più penalizzate dalla necessaria e continua ricerca di campi all’esterno del territorio), non comprendono la posizione apparentemente discriminatoria che sottende le linee di indirizzo per l’affidamento degli impianti sportivi».
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