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Il Carpi attacca il Comune: «Penalizzati per il campo»

di Enrico Ronchetti

	Claudio Lazzaretti, presidente del Carpi, nella foto di Daniele Lugli
Claudio Lazzaretti, presidente del Carpi, nella foto di Daniele Lugli

Nel mirino le nuove regole per la gestione degli impianti

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CARPI. C’è un caso campi da calcio a Carpi. O meglio, c’è un caso Comune-Ac Carpi sui campi da calcio. Una frattura venutasi a creare in seguito alla comunicazione dell’amministrazione di voler assegnare sette impianti sportivi cittadini - tra cui i campi da calcio Dorando Pietri e Frignani (Fossoli) - attraverso bandi pubblici destinati “esclusivamente a società sportive dilettantistiche riconosciute dal Coni”. Una scelta, come sottolineato ieri su queste colonne dalla vicesindaca e assessora allo Sport Mariella Lugli, «che va a beneficio di tutta la collettività e garantisce a tutti la possibilità di accedere l’attività sportiva».

«Siamo penalizzati»

Così l’Ac Carpi: «La società, intesa come proprietà e i suoi dodici gruppi squadra, hanno appreso attraverso la stampa di non possedere i requisiti necessari per accedere all’affidamento di ulteriori strutture sportive comunali, oltre allo stadio Cabassi e all’impianto di via Sigonio, da dedicare allo sviluppo e gestione del proprio settore giovanile, agonistico e pre-agonistico – scrive il club biancorosso in una nota ufficiale – Ac Carpi specifica che il cambio di denominazione sociale (da società sportiva dilettantistica a srl), variata nell’estate 2024 in conseguenza della promozione in Lega Pro, non ha modificato la vocazione sociale e territoriale ed anzi ha visto la scrivente proprietà aumentare lo sforzo e l’investimento di risorse destinate al settore giovanile, alla creazione di un settore femminile e a numerose altre attività dedicate all’inclusione, alla solidarietà, all’attenzione per le categorie più fragili come documentato dai report ciclici forniti attraverso i canali ufficiali. Sin dalla sua costituzione, quattro anni fa, la scrivente società non ha mai chiesto o preteso corsie preferenziali, impegnandosi quotidianamente nel mantenere tutte le promesse, alla città e all’amministrazione comunale, fatte al momento dell’assegnazione del titolo sportivo attraverso manifestazione di interesse ad evidenza pubblica. Il professionismo, che riteniamo sia un valore da condividere con il territorio e con l’intera comunità di cui l’Ac Carpi rappresenta i colori, è stato faticosamente raggiunto grazie agli sforzi della famiglia Lazzaretti e di una quota crescente di imprenditoria locale che ha condiviso il progetto tecnico e sociale».

Col club oggi limitato in città alla gestione di stadio, antistadio e campo Sigonio (il vecchio Carpi Fc 1909 gestiva in più il Dorando Pietri), a preoccupare il Carpi sono anche le novità amministrative previste dalla Lega Pro: «Con l’entrata in vigore della Riforma Zola voluta da Lega Pro, l’impossibilità di accedere alla gestione di ulteriori strutture penalizzerà l’accesso alle risorse in essa contenute – scrive il club – In virtù di quanto sopra-elencato, Ac Carpi, i suoi tesserati e le famiglie rappresentate (le più penalizzate dalla necessaria e continua ricerca di campi all’esterno del territorio), non comprendono la posizione apparentemente discriminatoria che sottende le linee di indirizzo per l’affidamento degli impianti sportivi».

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