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Referendum, dall’affluenza a “sì” e “no”: tutti i numeri del voto in provincia, comune per comune

di Ginevramaria Bianchi

	Lo spoglio
Lo spoglio

A Nonantola sfiorato il quorum con il 46,23% di elettori alle urne, dati bassi in Appennino con Fiumalbo che fa registrare 14,20%. Il quesito sulla cittadinanza quello con la percentuale più alta di “no”, ovunque oltre il 30% e spesso sopra il 40%

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MODENA. Domenica 8 e lunedì 9 giugno l’Italia si è mossa tra il “” e il “no” di un referendum che prevedeva cinque quesiti: quattro sul lavoro, uno sulla cittadinanza. In campo il comitato referendario guidato dalla Cgil con Maurizio Landini per le schede su tutele crescenti, licenziamenti, contratti a termine e responsabilità negli appalti. A sostenere il quesito sulla cittadinanza - dimezzamento dei tempi da 10 a 5 anni - un’aggregazione politica composta da +Europa, Radicali Italiani, Possibile, Psi, Rifondazione Comunista e varie associazioni. Ecco come è andata in provincia di Modena, comune per comune.

I “sì” e i “no”

  1. Scheda verde - Licenziamenti illegittimi e contratto a tutele crescenti
  2. Scheda arancione - Indennità in caso di licenziamento nelle piccole imprese
  3. Scheda grigia - Contratti a termine
  4. Scheda rosa - Responsabilità solidale negli appalti
  5. Scheda gialla - Cittadinanza

L’affluenza

Nonostante l’affluenza nazionale attorno al 30%, troppo bassa per raggiungere il quorum del 50%+1, l’Emilia Romagna ha retto il suo gioco, con una percentuale di votanti del 38,09%: seconda solo alla Toscana. Un segnale chiaro. Politico, sì, ma prima di tutto territoriale. In questo contesto, Modena ha fatto la sua parte: 39,37% di affluenza, terza provincia dopo Bologna (44,63%) e Reggio Emilia (42,13%). Ma riavvolgiamo un attimo il nastro e ricapitoliamo.  Nel modenese l’adesione è a macchie, con punte significative nella Bassa. Nonantola guida con il 46,23%, un dato che si avvicina sensibilmente alla soglia del quorum e che conferma il comune come uno dei presidi civici più attivi del territorio. San Cesario segue a ruota con un ottimo 45,99%, Soliera si attesta su un 44,49% e poi c’è Campogalliano con il 44,01%. Subito dopo Castelfranco e Modena, entrambe con il 43,88%; Carpi con il 42,49%, Ravarino (42,45%), Spilamberto (41,91%), Bastiglia (41,71%) e Castelnuovo (41,12%). Novi, a quota 41,54%, chiude il gruppo dei comuni oltre il 41%. Seguono Formigine (40,76%), Savignano (40,03%), Vignola (36,74%), Maranello (36,58%), Fiorano (37,50%), Bomporto (37,70%), San Prospero (37,67%), Cavezzo (35,68%), Mirandola (35,16%) e San Felice (34,35%). In Appennino, la partecipazione cala vistosamente: Fiumalbo chiude la classifica al 14,20%. Poco prima di lui Pievepelago (21,40%), Montecreto (25,84%), Lama Mocogno (26,41%), Pavullo (27,69%), Frassinoro (28,10%), Serramazzoni (27,41%), Sestola (26,07%), Polinago (25,42%). Nel complesso, si può certamente dire che la provincia di Modena abbia mostrato una tenuta sopra la media nazionale e, anche se questi referendum abrogativi si sono chiusi senza avere un effetto giuridico concreto, non vuol dire che non abbiano dato un’avvisaglia, che non abbiano avuto un significato. È stato riaperto un dibattito sul lavoro, sulla precarietà, sull’integrazione dopo tanto tempo. Un segnale forte, da territori che alle urne hanno dimostrato che credono ancora nel potere del voto e nel rituale di recarsi alle urne. Da Modena, da Nonantola, da tutti i Comuni della provincia che hanno preso parte a questo referendum, è arrivato un messaggio chiaro. E forse, partendo da qui, da queste percentuali, da noi, potrà ripartire un’Italia che ascolta, discute, e decide.

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