Gazzetta di Modena

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Il colpo di scena

Delitto di Alice Neri, l’avvocato del marito “assolve” Gaaloul: «L’assassino è un altro, si eviti un caso “Garlasco 2”»

di Stefania Piscitello

	L'avvocato Antonio Ingroia e Nicholas Negrini
L'avvocato Antonio Ingroia e Nicholas Negrini

Antonio Ingroia, che assiste Nicholas Negrini, è uscito dal processo dopo la richiesta di condanna per il 31enne tunisino: «Prove deboli, movente incomprensibile. Non vorremmo che tra 20 anni si dovesse ricominciare a indagare. Chi ha ucciso Alice è in libertà ed è un pericolo per le altre donne»

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MODENA. Non ci sarebbero abbastanza prove a carico di Mohamed Gaaloul, con il rischio di assistere in futuro a un possibile caso “Garlasco 2”. E così il marito di Alice Neri, parte civile assistita dall’avvocato Antonio Ingroia, è uscito dal processo dopo la richiesta di 30 anni di reclusione formulata dalla Procura nei confronti del 31enne tunisino per la morte della donna di 32 anni trovata morta nel baule della propria auto a Fossa di Concordia la notte tra il 17 e il 18 novembre. Nessuna condanna, nessun risarcimento, nessuna richiesta è stata avanzata in aula da Ingroia. Anzi, una: riaprire le indagini e vagliare altre piste.

Le contestazioni alla Procura

Colpo di scena non del tutto inatteso, visto l’andamento dell’istruttoria nel corso della quale la parte civile di Ingroia ha a più riprese ribadito come, a suo dire, le indagini siano state svolte in maniera unidirezionale, senza vagliare altre piste, in particolare quella di colui che è stato denominato “terzo uomo”, un collega con cui Alice aveva avuto una relazione. La ricostruzione accusatoria – così Ingroia in aula – fa acqua da tutte le parti. La procura considera che la prova regina dell’estraneità del terzo uomo derivi dal suo cellulare e dai suoi spostamenti nelle ore nel delitto ricavabili dal cellulare. Esistono svariate applicazioni che consentono di falsificare i dati del cellulare. Poi ci sono le celle, ma anche quelle non danno certezze». L’avvocato ha sottolineato: «Abbiamo ritenuto che dovessimo dare un contributo all’istruttoria dibattimentale avendo piena fiducia in particolare nella Corte d’Assise che ha svolto un lavoro meritorio. Il risultato secondo noi è pure peggiorato. Il quadro probatorio a carico di Gaaloul si è ulteriormente frantumato. È estremamente fragile e pieno di vuoti e di incoerenze».

Un possibile caso “Garlasco 2”

L’avvocato ha aggiunto: «Qual era il movente di Gaaloul? Quale il motivo per cui doveva dare fuoco all’auto, al corpo della vittima, doveva fare sparire il cellulare visto che non poteva nascondere di avere avuto quell’incontro notturno con lei? Se l’assassino ha incendiato l’auto, l’assassino non è Gaaloul. L’assassino è un altro. La procura un po’ frettolosamente ha ritenuto di individuare un colpevole, mentre il mio assistito Nicholas Negrini vuole che sia assicurato alla giustizia il colpevole, anche per evitare un caso “Garlasco 2”. Non vorremmo che tra vent’anni si dovesse ricominciare a indagare e magari condannare un innocente. Alice è stata uccisa da un uomo che deve essere ancora individuato. È in libertà ed è un pericolo per le altre donne». «Ho atteso quasi tre anni per avere un quadro più chiaro. In questo primo grado non è emerso nessun elemento che mi abbia fatto cambiare idea anche se ci ho sperato. Con rammarico faccio un passo indietro perché per coerenza non mi sembra giusto schierarmi contro l’imputato se non ho la convinzione che possa essere stato lui».

L’avvocato di Gaaloul

Ad assistere Mohamed Gaaloul c’è l’avvocato Roberto Ghini: «Prevedibile nei contenuti, anche se sicuramente articolata, la discussione dell’avvocato Zaccaria; tecnica e quasi asettica quella dell’avvocato Brezigar che, di fatto, si è rimesso alle valutazioni della corte senza chiedere una condanna o una assoluzione ma spiegando come in un processo indiziario com’è quello che stiamo vivendo gli indizi vadano valutati prima uno per uno e poi, solo nel caso risultino realmente univoci, valutati nel loro complesso. Forte, intensa e da un certo punto di vista inaspettata, quella dell’avvocato Ingroia. Sentire un avvocato con così tanta esperienza affrontare con così tanta lucidità e fermezza i tantissimi errori commessi in questa indagine, fa riflettere. Tre parti civili con tre posizioni differenti sono la dimostrazione dei fortissimi dubbi che rimangono nonostante un processo così lungo e intenso».

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