Il mitico Kiwi va all’asta: si parte da un milione e mezzo
Liquidazione giudiziale per la storica discoteca di Piumazzo. Chiusa nel 2012, versa da tempo in uno stato di degrado. Il 23 luglio la gara tra le offerte d’acquisto pervenute al Tribunale di Modena
CASTELFRANCO. Il destino del Kiwi Cathedral di Piumazzo, uno dei templi italiani della musica da ballo, è nelle mani del Tribunale di Modena, che lo ha messo in vendita nell’ambito di una procedura di liquidazione giudiziale, la numero 68/2023.
Il degrado
Inaugurato alla fine del 1970 grazie all’iniziativa di dodici soci, la discoteca Kiwi ha chiuso i battenti nel giugno 2012, ed era finito recentemente sui giornali per il suo stato di degrado; diventato una discarica, contenente pneumatici, sacchi di rifiuti e arredi del locale distrutti, nel luglio 2024 fu interessato da un incendio (il terzo, visto che la discoteca andò a fuoco anche nel 1972 e nel 1988). Arpae ha svolto numerosi rilievi che hanno mostrato l’assenza di amianto nell’edificio; nella procedura giudiziaria di vendita competitiva del Kiwi si parla anche dell’avvio delle opere di bonifica e messa in sicurezza dell’area (siamo in via delle Grazie) e dello smaltimento dei rifiuti qui trovati.
L’asta
La gara tra le offerte d’acquisto pervenute al Tribunale si terrà il 23 luglio: il prezzo base per il Kiwi è stato fissato in un milione e mezzo di euro, ma saranno accettate anche offerte inferiori, al massimo del 25%. Se non si arriverà all’alienazione del bene la cifra richiesta poi andrà a diminuire costantemente finché non si troverà qualcuno interessato all’acquisto di questo grande edificio, comprensivo di 10mila metri quadri di parcheggio. Il fabbricato adibito a discoteca (4mila metri quadri) è disposto su tre piani fuori terra e un interrato, che sono collegati da scale interne, ed è composto da ingresso, guardaroba, ufficio, quattro piste da ballo, tre bar, servizi igienici per uomini e donne, spogliatoi; al piano primo c’è un bagno, uno spogliatoio e tre tettoie per il ricovero delle unità trattamento aria; al piano secondo la centrale termica mentre al piano interrato una cantina. Al piano primo c’è anche una abitazione. Nel parcheggio c’è poi un deposito con la cabina elettrica.
La storia
Adriano Celentano nel 1982 proprio al Kiwi girò alcune scene del film Bingo Bongo, diretto dal regista Pasquale Festa Campanile e che ha per protagonista il “molleggiato” nel ruolo di un uomo-scimmia. E due anni prima le cineprese lo avevano qui immortalato per un altro film, Qua la mano. Ampliato nel corso degli anni grazie all’opera del patron Rino Giugni, dopo l’incendio dell’aprile 1988 riaprì più grande di prima, raggiungendo una capienza di 3.500 persone e puntando su house, jungle, infine anche sul liscio, quando già con l’inizio del nuovo millennio per le megadiscoteche emiliane sembrava scoccata l’ora. Oltre alla sala principale c’erano anche il Kiwino e l’Ambush. Lunghissima la lista dei cantanti che si sono esibiti a Piumazzo: Barry White, Gloria Gaynor, Julio Iglesias, poi Aznavour, Hallyday, De Andrè, Venditti, Pravo, 883. Il nome del Kiwi in questi anni di chiusura del locale è continuato però ad echeggiare grazie alle serate organizzate dal dj Massimo Gavioli, che gestisce anche una pagina Facebook dedicata.
Le insegne
Se invece foste interessati a una delle due insegne del locale, quelle che si trovavano sul tetto, sappiate che il Tribunale, sempre nell’ambito della liquidazione giudiziale della Building srl di Pavullo, chiusa da tempo, ne mette all’asta due, a 5mila euro complessivi (a cui si aggiungono Iva al 22% e diritti di vendita al 10% sul prezzo di aggiudicazione oltre alle spese accessorie). Magari saranno ingombranti ma per chi ha passato tanti pomeriggi e serate al Kiwi sono davvero un simbolo.