Andrea Cavallari rintracciato e fermato a Barcellona dopo due settimane di fuga
Il 26enne di Bomporto, condannato per la strage di Corinaldo, era evaso il 3 luglio dopo la discussione della sua tesi di laurea all’Università di Bologna
BARCELLONA. Questa mattina Andrea Cavallari, il 26enne di Bomporto evaso il 3 luglio dopo la discussione della sua tesi di laurea all’Università di Bologna, condannato per la strage di Corinaldo, è stato individuato e fermato in Spagna, a Barcellona. Lo ha fatto sapere il Nucleo investigativo regionale della polizia penitenziaria, in stretto raccordo con tutte le altre forze dell’ordine. Il 26enne, dopo la laurea, non aveva fatto rientro nel carcere della Dozza a Bologna, dove era detenuto. La fuga è terminata a distanza di due settimane con il fermo a Barcellona.
Il commento del sindacato Sappe
Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe (sindacato autonomo polizia penitenziaria), e Francesco Campobasso, segretario nazionale, hanno così commentato la notizia «Catturato l’evaso Cavallari. Il Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria, a seguito di continue e instancabili indagini, svolte anche a livello internazionale, con il coordinamento della Procura di Bologna e della Procura generale di Ancona, ha assicurato alla giustizia Cavallari Andrea, evaso a Bologna, il giorno in cui si era recato all’università per discutere la tesi di laurea. Ricordiamo che gli era stato concesso un permesso senza scorta. L’arresto è stato eseguito questa mattina in Catalogna, dove era stato individuato dagli investigatori del Nucleo investigativo della polizia penitenziaria, dalla polizia nazionale spagnola, grazie anche al fattivo coordinamento di Eurojust. Agli uomini del Nucleo investigativo della polizia penitenziaria e a tutti coloro che hanno collaborato vanno i nostri complimenti per la brillante operazione che ha ricondotto al sistema dell’esecuzione penale un soggetto pericoloso, probabilmente dalle buone doti simulatorie, visto che era riuscito ad ottenere un permesso senza scorta. Se da un lato la polizia penitenziaria è sempre più centrale nel sistema della sicurezza nazionale, e l'operazione odierna lo conferma, dall'altro – concludono dal sindacato – riteniamo che la stessa debba godere di maggiore considerazione nel momento in cui si decide di concedere misure alternative e benefici vari, compreso i permessi di necessità, ai detenuti».