West Nile e virus delle zanzare, l’infettivologo: «Non c’è uno stato di pericolo, ma resta importante la prevenzione»
Giovanni Guaraldi, professore ordinario di infettivologia del Policlinico di Modena: «Dengue sempre più endemico nel nostro territorio, West Nile e Chikungunya lo sono ormai da anni. Le precauzioni fondamentali soprattutto per i più fragili»
MODENA. «Il Dengue sta diventando sempre più endemico nel nostro territorio, mentre West Nile e Chikungunya sono virus “modenesi” ormai da anni. Non viviamo in uno stato di costante pericolo, ma è importante adottare precauzioni». Giovanni Guaraldi, professore ordinario di infettivologia del Policlinico di Modena, fa chiarezza sulle arbovirosi, malattie infettive causate da virus trasmessi all’uomo attraverso vettori come le zanzare, e non trasmissibili tra esseri umani.
West Nile
L’attenzione maggiore è rivolta al West Nile, per cui Modena è stata inserita tra le province “rosse” dall’Istituto superiore di sanità. Si tratta di un piano di sorveglianza e prevenzione attuato nei territori in cui è stata rilevata la presenza del virus nei pool di zanzare catturate. Quest’anno l’unico caso di West Nile in provincia è stato registrato il 3 luglio a una donna di 75 anni ricoverata al Policlinico. L’anno scorso erano stati 46. «Il West Nile è endemico a Modena da una decina d’anni. Per “endemico”, si intende la possibilità di contrarre il virus direttamente nel territorio. Prima si trattava di casi di turisti rientrati da Paesi in cui il virus è già diffuso. Il vettore è la Culex, la zanzara comune. I casi sintomatici sono il 20% e provocano febbre, cefalea e dolori muscolari. Solo nell’1% la malattia diventa neuro invasiva, un’evoluzione della malattia che può portare a effetti anche gravi come encefalite, meningite e paralisi flaccida». Dopo le 8 vittime accertate da West Nile in Italia (nessuna a Modena) da inizio estate, anche Modena è stata inserita tra le 31 province in cui sono state attivate restrizioni alle donazioni di sangue: «La persona bisognosa di trasfusione, già caratterizzata da un quadro immunitario spesso cagionevole, può sviluppare il virus in forma acuta», aggiunge Guaraldi.
Dengue
Finora non si sono registrati casi di Dengue in provincia. Tuttavia il virus ha conosciuto un’evoluzione sul nostro territorio: «È trasmessa dalla zanzara Aedes (tigre, ndr) e la percentuale dei sintomatici varia dai 25% al 50%, portando febbre, rush cutanei e dolori articolari. È diventato endemico da poco tempo: quanto sarà significativo questo cambiamento? La domanda è al vaglio degli esperti, soprattutto per quanto riguarda le fasi acute. Solo nel 5% il virus si evolve nella forma emorragica, portando a shock e sanguinamenti. Una fase piuttosto grave che si sviluppa però solo se si è già stati esposti a Dengue in precedenza. A Modena non si è mai registrato un caso di questo tipo, ma con l’endemia della malattia lo scenario nei prossimi anni sarà tutto da decifrare. Tuttavia, i casi autoctoni di Dengue sono ancora molto rari in Emilia Romagna».
Chikungunya
Terza e ultima arbovirosi, la Chikungunya. Dal primo maggio a oggi a Modena sono stati registrati due casi. «Anche in questo caso – fa sapere il professore – il vettore è la zanzara Aedes, è un virus endemico da almeno dieci anni. Si stima che i casi sintomatici vanno dal 70% al 95%, tuttavia il quadro clinico è decisamente più semplice. La Chikungunya porta a febbre alta improvvisa, dolori articolari, cefalea e congiuntivite, e si risolve spontaneamente dopo 7 giorni. Sono inferiori all’1% i casi severi, e portano a dolori articolari frequenti».
Prevenzione
«Il cambiamento climatico crea condizioni ideali per la proliferazione delle zanzare. Non esistono vaccini: è bene quindi fare prevenzione, soprattutto per i più fragili. L’uso di repellenti può essere efficace, così come la bonifica degli ambienti. Si considera infatti che una zanzara ha un volo inferiore a un chilometro rispetto al luogo in cui nasce, vive tutta la vita nel proprio “nido”. Le larve si sviluppano nei sottovasi, nel fogliame e in presenza di acqua stagnante. Al tempo stesso, è importante mettere a punto l’approccio “One health”, un piano regionale di controllo delle arbovirosi basato sulla sanità umana integrata al controllo ambientale e veterinario. Il monitoraggio delle condizioni di salute dell’uomo deve andare di pari passo con quello degli animali», conclude Guaraldi.
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