Gazzetta di Modena

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La testimonianza

Omicidio in viale Muratori, il titolare del Rock Cafè: «Era a terra agonizzante in una pozza di sangue. Diceva: “Non respiro”»

di Mattia Vernelli

	Il tratto di viale Muratori dove la vittima si è accasciata ed è stata soccorsa
Il tratto di viale Muratori dove la vittima si è accasciata ed è stata soccorsa

Luigi Bergonzini racconta gli istanti drammatici che hanno portato alla morte di Mansouri Chaouki, 50enne tunisino accoltellato dal coinquilino

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MODENA. «L’ho visto camminare e dirigersi verso viale Muratori. Era agonizzante, non riusciva neanche a gridare. Poi si è accasciato, abbiamo fatto il possibile per soccorrerlo. Diceva “non respiro”». Rivive i terribili momenti dell’omicidio avvenuto nella notte tra sabato e domenica Luigi Bergonzini, proprietario del Rock Cafè in viale Trento Trieste a Modena. Insieme ad alcuni clienti, ha tentato disperatamente di aiutare Mansouri Chaouki, morto poco dopo.

Quei momenti terribili
«Il locale era pieno di clienti. Abbiamo visto due soggetti sbucare da dietro l’edicola. Uno camminava affannosamente e veniva verso il locale, l’altro si è dileguato verso via Archirola con in mano qualcosa, non sappiamo se fosse il coltello. L’uomo sofferente ha camminato fino a viale Muratori. Barcollava sofferente, faticava addirittura a gridare. Si sentivano lamenti quasi muti – spiega Bergonzini –, non capivamo il suo comportamento, inizialmente pensavamo fosse sotto effetto di sostanze stupefacenti. Siamo quindi usciti per andare a controllare, e l’abbiamo visto accasciarsi poco distante. È stato terribile».

«Una pozza di sangue»

Con ogni probabilità, l’uomo visto fuggire dal proprietario è lo stesso che ieri mattina si è costituito in Questura. Il50enne, invece, si è accasciato sull’asfalto davanti al civico 76 di via Muratori. «Abbiamo capito subito che le sue condizioni erano gravissime: aveva delle coltellate ben visibili - ricorda Bergonzini - così abbiamo chiamato il 118. Abbiamo cercato di aiutarlo, ma lui perdeva conoscenza. Farfugliava qualcosa, sono riuscito a sentire “non respiro”. Un mio amico ha preso in mano la situazione, e in contatto con il 118 ha tentato di tamponare la fuoriuscita di sangue. In pochi secondi si è creata una pozza. Abbiamo tentato il possibile, ma ci sentivamo inermi. Poi sono arrivati i soccorsi e l’hanno portato via. Sono stati momenti terribili». Le persone coinvolte nell’omicidio non sono in alcun modo collegate al locale.

«La nostra attività è un presidio»

«Non voglio che si associ questa tragedia alla mia attività - continua il proprietario del locale - perché noi, al contrario, svolgiamo un importante ruolo di presidio del quartiere, animandolo e promuovendo socialità. Ieri, quando è arrivato l’uomo in fin di vita, abbiamo fatto di tutto. Abbiamo visto il sangue e abbiamo tentato di aiutarlo in ogni modo possibile. Alcuni clienti si sono messi sulla strada in attesa dei soccorsi, per segnalare alle macchine la presenza di un uomo in fin di vita. C’è stata una grande collaborazione, che però non ha potuto evitare la tragedia. Siamo stati animati dal senso civico, abbiamo sentito che era necessario prestare soccorso», conclude Bergonzini.