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Fondazione di Modena, Tiezzi: «Dalla fusione con Ferrara all’anno del volontariato, ecco come sarà il 2026»

di Davide Berti
Fondazione di Modena, Tiezzi: «Dalla fusione con Ferrara all’anno del volontariato, ecco come sarà il 2026»

Il futuro dell’ente dopo l’incorporazione della Fondazione Estense spiegato dal presidente, in vista del nuovo documento programmatico previsionale: «Un’opportunità per tutti»

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MODENA. «L’attenzione della Fondazione non è solo al territorio inteso come zona geografica, ma più profondamente alla sua comunità». Parte da qui la Fondazione di Modena di Matteo Tiezzi – commercialista modenese partner dello studio Tiezzi e associati e presidente dell’ente – che sta per ultimare il nuovo documento programmatico previsionale. Non cambia la mission (tra ricerca, cultura e sociale), e le conferme arrivano anche dall’attenzione sul comparto Sant’Agostino, che questa estate si è guadagnato la fiducia dei modenesi grazie allo stanziamento della Fondazione stessa e al progetto di allestimento studiato con l’architetto Carlo Ratti.

Volontariato

I riflettori della Fondazione sono anche su Modena Capitale del Volontariato, che sarà una delle mission del prossimo anno: «Modena è una comunità che ha desiderio di mettere in comune. Mi è capitato di vivere realtà anche vicine alla nostra, ma una dedizione al dialogo e al reciproco sostegno come ha Modena non l’ho mai avvertita altrove. Anche per questo essere Modena Capitale del Volontariato è un traguardo meritato. Sono orgogliosamente modenese e la nostra scommessa sarà coinvolgere quante più persone possibile con percorsi non celebrativi ma di stimolo per le necessità del nostro territorio».

Ferrara

Nel 2026 la Fondazione guarderà anche più lontano dei propri confini. Elementi di novità arriveranno perché la Fondazione di Modena sta facendo scuola con una operazione che permette alla Fondazione Estense di Ferrara di continuare a vivere e di tornare ad erogare dopo anni complessi. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha espresso parere positivo alla fusione per incorporazione della Fondazione Estense nella Fondazione di Modena, segnando il passaggio decisivo nel percorso di avvicinamento tra i due enti avviato a fine 2024.

Perché questa fusione?

«Ci abbiamo ragionato per diversi mesi e abbiamo trovato una strada che non ha avuto impatti negativi per nessuno».

Come funzionerà?

«Prima di tutto ci siamo dati le stesse regole di trasparenza, eticità e attenzione al territorio che ci contraddistinguono. Di fatto abbiamo incorporato un patrimonio finanziario. Non ci sono debiti. Non ci sono immobili. Non ci sono dipendenti».

Chi ci guadagna?

«Sicuramente Ferrara. Nell’ambito della propria programmazione istituzionale, Fondazione di Modena ha già assunto un impegno erogativo triennale di 14 milioni di euro (2025–2027) a beneficio del territorio ferrarese: 7,2 milioni nel 2025, 4,1 milioni nel 2026 e 2,7 milioni nel 2027; dal 2028 in avanti il sostegno sarà invece commisurato ai rendimenti del patrimonio incorporato».

Le erogazioni saranno decise da Modena?

«Assolutamente no. Per due motivi: è opportuno che tutto rimanga in capo a Ferrara perché è il territorio che comanda e conosce i suoi bisogni e in più non so chi verrà dopo di noi. Una soluzione di garanzia lunga nel tempo».

Quante saranno le erogazioni nei prossimi mesi?

«Chiarito quanto sarà l’impegno della Fondazione, Ferrara non potrà distribuire più del 10 per cento di quanto ricevuto nel primo triennio. Sarà a disposizione dei ferraresi una cifra che permetterà di intercettare le necessità del territorio e si creeranno le condizioni per avere a disposizione negli anni un patrimonio in cassaforte che continuerà ad erogare utili».

Con quale modalità?

«Attraverso una fondazione di comunità che diventerà l’hub dei bisogni dei ferraresi. Modena destinerà la quota parte del patrimonio ferrarese seguendo le stesse logiche di Modena, applicando la stessa percentuale del patrimonio finanziario nelle erogazioni».

Non si rischia una sovrastruttura?

«No, si tratta di una ulteriore garanzia che viene data al territorio. E chiarisco che gli organi non prenderanno alcun gettone. Abbiamo applicato il sistema di Fondazione Cariplo e lo abbiamo adattato ad una situazione di necessità che speriamo possa essere una guida per operazioni di questo tipo. Prima erano la Consulta regionale delle fondazioni e Acri a supplire ai bisogni delle fondazioni in crisi di erogazioni».

Quanto costerà alla Fondazione?

«Grazie al credito d’imposta del 75% previsto dalla normativa e al contributo volontario Acri del 25%, l’intero importo delle erogazioni nel triennio sarà integralmente coperto. Il patrimonio artistico della Fondazione Estense sarà devoluto – previa autorizzazione delle autorità competenti – a istituzioni pubbliche ferraresi, per garantirne tutela e permanenza nel contesto locale».

Di che opere stiamo parlando?

«Soprattutto una quadreria da cento pezzi che è già stata donata alla Pinacoteca di Ferrara».

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