Omicidio-suicidio di Mirandola, il cadavere scoperto da un bimbo: «Mamma, c’è il nonno Beppe per terra»
La madre sconvolta: «Sono corsa subito giù, ho visto la sua testa tutta sporca di sangue. L’ho chiamato, ma era evidente che ormai era morto»
MIRANDOLA. È stato un bimbo di 5 anni il primo ad accorgersi della tragedia famigliare avvenuta ieri, sabato 11 ottobre, a Mirandola. Abita in quello stesso condominio, e per lui Giuseppe Campi e Fedora Pedrazzi erano praticamente dei nonni. Si è affacciato al balcone verso le 8.30 e ha visto che lui era disteso sul selciato: ha dato subito l’allarme alla mamma, una 37enne che ancora non riesce e credere all’accaduto.
Cos’è successo?
«A un tratto il bimbo mi ha chiamato e mi ha detto: “Mamma, mamma, c’è il nonno Beppe per terra!”. Io sono corsa subito giù: pensavo che si fosse inciampato, o che avesse avuto un malore. Ma appena mi sono avvicinata ho visto la sua testa tutta sporca di sangue. L’ho chiamato, ma era evidente che ormai era morto. Ho chiamato i soccorsi, pur sapendo che non c’era più nulla da fare. Così come era chiaro che doveva essersi buttato. Una cosa terribile, non dimenticherò mai quella visione. Poi ho saputo che prima aveva ucciso la moglie. Non riesco a crederci, non riesco a credere che due persone così affiatate, i nostri “nonni” del palazzo, abbiano fatto una fine del genere».
Perché?
«Erano così pieni di vita, lui in particolare. Tutte le mattine presto, alle 6.30, nonostante la sua età prendeva su la sua bici e andava al bar. Delle volte gli ho detto: “Ma fa freddo in bici a quest’ora, deve riguardarsi!”. E lui mi diceva: “Eh, ma non riesco a stare a letto io, ho bisogno di muovermi”. Usciva sempre, anche al pomeriggio. Anche sua moglie era spesso fuori. Una volta, litigando bonariamente con mio marito, gli ho detto: “Guarda, esce di più nonna Fedora che io!”. Aveva anche delle amiche che venivano sempre a trovarla, e con cui andava in giro. Poi da 6-7 mesi le cose erano cambiate, dopo delle cadute che aveva avuto. Non riusciva più a salite sulla bicicletta, faceva fatica a camminare. Ma camminava ancora, veniva a trovarmi in casa: le piaceva tanto il nostro bimbo, gli ha fatto anche il regalo di compleanno. C’era un rapporto di grande affetto: per lui è come se fossero morti davvero i nonni, per me è quasi come perdere dei genitori, sono sconvolta».
Il bimbo come sta?
«Gli ho detto che il nonno restava per terra con sopra quella coperta perché si vede che era stanco, voleva dormire e aveva freddo. Questo sul momento, perché non sapevo cosa dire. Lui però ha continuato a chiedermelo più volte durante la giornata, si vede che la cosa lo ha colpito, anche se non si è reso conto del sangue. Dovrò trovare il modo per dirgli che purtroppo i nonni non torneranno più».
C’era una grande sofferenza in quella coppia, secondo lei?
«Lei si rendeva conto di stare peggiorando, soprattutto dopo le cadute. “Ah, vedi come sono ridotta!” mi ha detto una volta. Ma io gli dicevo: “Ci vuole pazienza alla sua età, è normale. Sarebbe peggio se aveste problemi economici, invece state bene. Dovete farvi coraggio». Ultimamente credo che anche lui sentisse più di prima il peso della situazione. Ha sempre fatto tante cose in casa, ma adesso probabilmente doveva assisterla molto di più. Anche se sua figlia veniva sempre a trovarli e a chiedere se avevano bisogno, praticamente tutti i giorni. Non era gente abbandonata. Non so, forse Beppe si sentiva più sotto pressione... Una volta mi ha detto che quando usciva, lei adesso gli diceva sempre di tornare presto. Forse era preoccupato per il futuro... Ma non si vedeva tanto, ne parlava poco. Se ne avesse parlato di più, forse questa tragedia non sarebbe successa. Non doveva succedere: era gran brava gente».
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