Gazzetta di Modena

Modena

Omicidio suicidio

Strangola la moglie malata e si butta dal terzo piano: un’altra tragedia familiare a Mirandola dopo quella di Castelfranco

di Daniele Montanari

	La polizia sul luogo della tragedia (foto di Luigi Esposito)
La polizia sul luogo della tragedia (foto di Luigi Esposito)

È avvenuto nel comune della Bassa in via San Faustino: Giuseppe Campi, di 86 anni, si è lanciato dal balcone di casa dopo aver ucciso la moglie 84enne Fedora Pedrazzi

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MIRANDOLA. Per quanto possa sembrare incredibile, è successo ancora. A neanche quattro giorni di distanza. Un anziano ha di nuovo ucciso la moglie malata e poi si è suicidato, gettandosi nel vuoto. Così è stato martedì 7 ottobre a Castelfranco, ed è accaduto di nuovo questa mattina – sabato 11 ottobre – a Mirandola.

La tragedia

Le vittime di questa nuova tragedia famigliare sono Giuseppe Campi, di 86 anni, e sua moglie Fedora Pedrazzi, di 84. Si è consumata nel condominio al civico 29 di via San Faustino, periferia nord di Mirandola. Il corpo di lui è stato ritrovato intorno alle 8.30 sul selciato nella rampa che conduce ai garage condominiali. Si è gettato dal balcone di casa al terzo piano: l’impatto da quell’altezza è stato tremendo, è morto sul colpo. Sul posto sono subito sopraggiunti gli agenti del Commissariato di Mirandola per gli accertamenti di competenza, che però da subito facevano propendere per il tragico gesto. Quando sono entrati nell’appartamento dove viveva, si sono rivelate le dimensioni di una tragedia ancora più grande: la moglie Fedora era lì su divano accasciata, senza vita. Sul collo, i lividi di una stretta che con tutta probabilità ne ha causato la morte: strangolata a mani nude. Il medico ha potuto solo constatare il decesso per soffocamento. All’interno, nessun segno del passaggio di terze persone nell’appartamento: da subito si è profilata con evidenza la dinamica di un altro omicidio-suicidio.

Le indagini

Bisognava però approfondire con cura ogni particolare per averne la certezza. È arrivata subito anche la Scientifica della polizia di Mirandola per gli accertamenti necessari. All’interno non sono state trovati segni di colluttazione: forse la donna stava dormendo sul divano al momento dell’aggressione, e non ha avuto il tempo di reagire. Non ne avrebbe neanche avuto le forze: era noto ormai che era affetta da una forma di demenza senile che negli ultimi mesi era molto peggiorata. Era fragile, per via dell’età: era caduta più volte di recente, riportando anche delle fratture. Non avrebbe mai avuto la forza di resistere alla stretta di un uomo come Giuseppe, ritenuto da tutti ancora energico. Lui si alzava sempre la mattina presto verso le 6.30, usciva di casa con la bici e andava al bar. Poi quando rientrava faceva spesso anche dei lavoretti di pulizia nel condominio, come raccogliere le foglie e spazzare. Portava fuori anche la moglie, finché lei se l’è sentita. Delle volte andavano a fare dei giri in bici insieme. Poi dopo le ultime cadute questo non era più possibile. Lui però la portava ancora fuori con l’auto, che guidava regolarmente. Non erano affatto una coppia isolata: i vicini di casa li hanno visti insieme anche il giorno precedente, ed è questo che rende la tragedia ancora più amara. Oltre al fatto che, a detta di tutti, sono sempre stati una coppia affiatata, di «gran brave persone».

Nell’ultimo periodo però lui è a apparso a volte stanco e svuotato, forse a causa dell’assistenza alla moglie che si era fatta sempre più impegnativa. Forse stava cadendo lentamente nel nero della disperazione, e ha pensato di farla finita. Ha avuto un peso anche la notizia della tragedia di Castelfranco, costata la vita a Enzo Manzini e Maria Capitati? Ha suggestionato e spinto a cercare la stessa fine? È un’ipotesi, perché altrimenti appare davvero inspiegabile l’accaduto, in una coppia così affiatata. E visitata praticamente tutti i giorni dalla figlia, che era lì anche questa mattina assieme ai nipoti, sconvolti.