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Il caso

Il pluriomicida ancora ricercato scrive una lettera: «Ecco perché sono fuggito dalla casa lavoro»


	La casa lavoro di Castelfranco e Elia Del Grande
La casa lavoro di Castelfranco e Elia Del Grande

Elia Del Grande, scappato da Castelfranco, ha inviato il suo messaggio a Varese News: «Di fatto mi sono ritrovato in un altro carcere, non internato ma detenuto, senza tener conto di cosa ho fatto quando sono stato scarcerato nel 2023». Il sindaco Giovanni Gargano: «Inaccettabile, parole offensive»

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VARESE. «Il disagio che ho visto lì dentro credo di non averlo mai conosciuto e sono scappato». Elia Del Grande, fuggito con una corda fatta di cavi elettrici, legata a un palo per calarsi dal muro dalla casa di lavoro di Castelfranco, ha scritto una lettera al sito internet Varese News per raccontare la sua verità.

La lettera di Elia Del Grande

Condannato a trent’anni - dei quali 26 passati in carcere - per aver ucciso padre, madre e fratello a Cadrezzate (Varese), il 50enne punta il diro contro le istituzioni: le condizioni di vita nella casa di lavoro e le decisioni del magistrato di sorveglianza sarebbero all’origine della sua scelta di fuggire. Nel 2023 aveva ottenuto la libertà vigilata, poi revocata in quanto considerato “socialmente pericoloso”. Per questo era stato portato nella casa di lavoro modenese. Ma il pluriomicida racconta, nella lettera, di essersi trovato in una struttura “inadeguata”, di fatto un altro carcere affollato di persone con problemi psichiatrici. Una situazione lontana, afferma, dallo scopo di “ri-socializzare e reinserire”. «L’attività lavorativa esistente è identica a quella dei regimi carcerari. Le case di lavoro oggi sono delle carceri effettive in piena regola con sbarre cancelli e polizia penitenziaria, orari cadenzati, regole e doveri. Con la piccola differenza che chi è sottoposto alla casa di lavoro non è un detenuto, bensì un internato, ovvero né detenuto né Libero». «Avevo ripreso in mano la mia vita, ottenendo con sacrificio un ottimo lavoro dando tutto me stesso in quel lavoro che mi hanno fatto perdere senza il minimo scrupolo... Avevo ritrovato una compagna, un equilibrio, i pranzi e le cene, il pagare le bollette, le regole della società: tutto questo svanito nel nulla per la decisione di un magistrato di sorveglianza, che mi ha nuovamente rinchiuso facendomi fare almeno mille passi indietro... Mi sono visto crollare il mondo addosso, ho visto perdere tutto». Elia Del Grande si sente descritto ancora come «il serial killer, il pazzo assassino», senza tener conto – si lamenta – di «cosa ho fatto da quando sono stato scarcerato il 16 luglio 2023. Questo e molto altro mi hanno spinto a provare il tutto per tutto pur di uscire da quella situazione alla quale non riuscivo assolutamente ad abituarmi e a prenderne consapevolezza». Le ricerche di Elia Del Grande, intanto, proseguono e puntano sulla provincia di Varese.

La reazione del sindaco di Castelfranco

«No. Non si può accettare che chi ha sterminato la propria famiglia e distrutto vite si permetta oggi di giudicare e denigrare una struttura dello Stato, definendola un “deposito umano”. Lo ha fatto Elia Del Grande, pluriomicida e autore della “Strage dei Fornai” del 1998, quando uccise la sua famiglia salvo poi essere condannato a trenta anni di carcere». Lo scrive il sindaco di Castelfranco Giovanni Gargano in un post su Facebook, in risposta alla lettera di Enrico Del Grande. «Del Grande – prosegue il sindaco – era da qualche mese ospite della casa di reclusione di Castelfranco: era lì, in una autentica eccellenza, perché considerato ancora socialmente pericoloso. Oggi è stata pubblicata una lettera da lui scritta, in cui sostiene, tra le altre cose, che è fuggito dalla struttura perché si tratterebbe, a suo dire, di un “deposito umano”. La casa di reclusione di Castelfranco è tutto fuorché questo. È un luogo dove si lavora ogni giorno, con professionalità e dedizione, per dare piena attuazione all’articolo 27 della Costituzione: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Non lo dico io - continua Gargano - lo dice Antigone, associazione che da sempre si batte per i diritti dei detenuti: la struttura di Castelfranco è “in ottime condizioni”, con spazi ampi, puliti, attività lavorative, culturali e formative, progetti agricoli e ristorativi, celle moderne e luminose, e un’attenzione reale alla salute e al reinserimento. Chi ha commesso delitti terribili ha il diritto di percorrere la strada della rieducazione, ma ha anche il dovere di rispettare lo Stato e chi, ogni giorno, opera in silenzio per offrire una seconda possibilità a chi vuole davvero cambiare. E Castelfranco è orgogliosa del lavoro che si svolge dentro quelle mura – del personale, degli educatori, della direzione e della polizia penitenziaria – che tengono insieme sicurezza, umanità e responsabilità, valorizzando gli ospiti attraverso attività virtuose che rendono onore al nostro territorio. Chi offende questo impegno offende una comunità intera. E da sindaco – conclude Gargano – questo non lo permetterò mai».