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Il caso

I sindacati contro l’Ausl: «Inaccettabile condizionare le visite mediche con scambi economici»

di Luca Gardinale
I sindacati contro l’Ausl: «Inaccettabile condizionare le visite mediche con scambi economici»

La bocciatura di Cgil, Cisl e Uil sulla delibera varata a Modena al centro delle cronache nazionali

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MODENA. Una bocciatura piuttosto netta, che parte da un presupposto: nessun accordo può “scavalcare” il dovere di un medico di prescrivere visite in base alla sua valutazione clinica. Al centro c’è ancora la delibera dell’Ausl di Modena che prevede un incentivo economico - 1,2 euro per ogni paziente - per i medici di base che riescono a contenere le prescrizioni delle visite specialistiche, e ad esprimersi negativamente su un provvedimento finito al centro delle cronache nazionali sono i sindacati Cgil, Cisl e Uil.

«Il medico risponde alla deontologia»

Una posizione condivisa firmata dai tre segretari confederali Alessandro De Nicola (Cgil), Rosamaria Papaleo (Cisl) e Roberto Rinaldi (Uil): «In merito all’accordo tra Ausl di Modena e rappresentanze dei medici di famiglia - sostengono i sindacati - è necessario riflettere sugli effetti di tale provvedimento. I numeri sono impietosi e segnalano il problema oggettivo di governo delle prescrizioni specialistiche. Anche perché, nel frattempo, le risorse a livello nazionale per la sanità sono diminuite in rapporto al Pil e all’inflazione, così come sono diminuiti medici e infermieri».

Cgil, Cisl e Uil sottolineano quindi «che il medico, indipendentemente dagli accordi, risponde alla sua deontologia professionale e prescrive in base alla sua valutazione clinica. Nessuno accordo - fanno notare i sindacati - può comprimere questo suo dovere, e non è accettabile che questo sia condizionato da uno scambio economico. Un principio fondamentale che si bilancia con lo scopo del nostro servizio sanitario: garantire non un generico diritto alle cure, ma l’accesso alle cure secondo criteri di appropriatezza ed equità».

«Allargare il dibattito»

Una posizione chiara, insomma, mentre allo stesso tempo i sindacati chiedono alle aziende sanitari, «nel rispetto dell’autonomia negoziale dello specifico tavolo trattante di settore, di allargare la discussione sulle prescrizioni mediche, poiché sono misure che vanno a impattare sulla vita di 700mila modenesi, e pertanto devono essere discusse con tutti i soggetti i sociali. Bisogna proseguire la discussione sulla sanità territoriale, perché crediamo che, nell’integrazione socio-sanitaria, nella presa in carico e nel ruolo proattivo dei medici di famiglia, si costruiscano le risposte corrette ai bisogni di cura dei cittadini. Il confronto - fanno notare ancora i sindacati - è la leva più importante per sciogliere nodi divenuti problemi cronici del nostro sistema. A cominciare dalla carenza pesante e diffusa di medici di medicina generale, anello fondamentale del sistema sanitario regionale. L’Azienda Usl di Modena, ad esempio, ha annunciato un percorso finalizzato a promuovere una gestione più efficiente delle prestazioni sanitarie, favorendo il rispetto di criteri di appropriatezza nella prescrizione di esami specialistici e diagnostici».

Il tema appropriatezza

Secondo i segretari, inoltre, «ci sarebbe da dire tanto anche in merito ai criteri nazionali e regionali di appropriatezza, cioè i parametri che forniscono indicazioni su quali visite o esami sono necessari in base alla tipologia di paziente. Il tema dell’appropriatezza - fanno notare - non può essere una responsabilità dei cittadini e dei pazienti bisognosi di un intervento che tocca ai medici inquadrare correttamente. È altrettanto evidente che la miscela determinata da tempi eccessivamente dilatati per accedere a visite ed esami e dall’esplosione delle liste d’attesa spinge i cittadini a trovare risposte verso lo specialista privato, favorendo una lievitazione della domanda di prescrizioni, che spesso ritorna sulla scrivania dei medici di medicina generale. Un fenomeno sul quale altri territori hanno avviato uno screening molto severo. In termini più ampi, il caso che oggi ci troviamo a discutere affonda le sue radici nel problema della coperta divenuta troppo corta. Vogliamo contribuire a una discussione complessiva sul sistema sanitario. Evitiamo l’errore di affrontare un problema alla volta - chiudono - perdendo di vista il quadro complessivo. I sindacati confederali, pertanto, vogliono che si analizzino i problemi in modo rigoroso, così come vogliono aprire una discussione per approfondire e definire quale sarà l’organizzazione delle nuove case di comunità, quale compito vorranno giocare i medici del ruolo unico (medici di famiglia e medici di guardia) individuando i servizi specifici erogati e le professionalità necessarie, sanitarie assistenziali ed amministrative».