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L’emergenza

A Modena i senzatetto dormono nei loculi, Caldana: «La rete di assistenza è al collasso»

di Paola Ducci
A Modena i senzatetto dormono nei loculi, Caldana: «La rete di assistenza è al collasso»

L’appello da Porta Aperta: «Circa 250 senza un letto, ma i posti sono solo cento. Serve una pianificazione»

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MODENA. Hanno fatto il giro d’Italia le immagini dei posti letto di fortuna ricavati da alcuni senzatetto modenesi, all’interno dei loculi vuoti del cimitero di San Cataldo. Il giorno dopo ci si interroga su come sia possibile essere arrivati a questo punto e perché.

Almeno 250 senzatetto, ma i posti sono cento

Prova a inquadrare la situazione Alberto Caldana, presidente dell’associazione Porta Aperta di Modena. Situata in strada San Cataldo Porta Aperta da anni prova a combattere povertà e disuguaglianze, offrendo servizi essenziali alle persone considerate ai margini della società. «Non eravamo bene a conoscenza dei dormitori nel cimitero ma non era difficile immaginarlo – afferma Caldana – del resto le persone senza fissa dimora a Modena sono circa 250 (numeri stimati al ribasso) a fronte di soli 100 posti letto disponibili in totale messi a disposizione da Porta Aperta e dal Comune di Modena».

Numeri confermati anche dal Comune di Modena che anche quest’anno ha attivato il piano di “accoglienza invernale”, in sinergia con Croce Blu, Croce Rossa, Porta Aperta, le unità di strada, le associazioni di volontariato e Agesci, tenendo monitorata la situazione attraverso un Tavolo tecnico a cui partecipa anche l’Ausl e aumentando i posti letto disponibili, ma ad oggi insufficienti.

«Le persone si spostano dopo gli sgomberi»

«Alcune persone che stanno dormendo nel cimitero - continua il presidente Caldana - potrebbero essere quelle che sono rimaste senza un rifugio per la notte dopo lo sgombero della tendopoli non lontano da qui. Non va dimenticato che se si sgombera un luogo ma non si riescono a trovare soluzioni per le persone che lo abitavano, queste non spariscono, semplicemente si spostano altrove».

E se è vero che anche nella nostra città ci sono persone senza fissa dimora che rifiutano l’aiuto e un alloggio per propria scelta di vita, è pur vero che ce ne sono altrettante (anzi, molte di più) che darebbero tutto pur di non dormire la notte in strada.

«C’è chi si tira indietro per gli stranieri»

«Non esiste infatti un identikit dei senza tetto che vivono nella nostra città- riferisce ancora Caldana- se molti sono stranieri disoccupati con condizioni di vita instabili, tra chi dorme in strada c’è anche chi -italiano o straniero- nonostante abbia un lavoro (spesso a tempo indeterminato), non riesce a trovare una casa per vari motivi. O perché lo stipendio è troppo basso per far fronte agli affitti della città e le liste d’attesa per le case popolari sono lunghissime; o perché queste persone non hanno abbastanza garanzie o semplicemente perché sono stranieri. Mi è capitato più volte di assistere a situazioni in cui alcuni proprietari di case si sono tirati indietro nella concessione del proprio immobile in locazione quando si sono trovati davanti a persone non italiane. Poco tempo fa il caso di un appartamento in affitto  Pavullo: era già stato concordato il prezzo ma nel momento in cui i proprietari sono venuti a sapere che la famiglia che si sarebbe trasferita era straniera, nonostante tutte le garanzie del caso, si sono tirati indietro».

Intere famiglie per strada

Caldana aggiunge anche che a Modena per strada, purtroppo, ci sono anche intere famiglie. «La settimana scorsa una famiglia curda con tre bambini piccoli si stava preparando ad affrontare la notte qui nel piazzale davanti a Porta Aperta. Li abbiamo subito accolti nella nostra struttura, ma da quello che abbiamo capito erano 10 giorni che dormivano in strada, dopo che un camionista che si è prestato a portarli in Italia li ha scaricati a Modena lasciandoli in balia di se stessi». Sui loculi rifugio nel cimitero si sono espressi anche i fiorai di strada San Cataldo.

«Non capisco tutto questo stupore in città - commenta la titolare di uno dei due chioschi Olga Armenia- uno dei cancelli del cimitero è risaputo che la notte rimane sempre aperto. Forse ora lo aggiusteranno. In ogni caso ci sono le telecamere di sicurezza tramite le quali facilmente queste persone potevano essere identificate. Mi sento però di affermare - continua la fioraia- che la situazione è peggiorata da quando è stato eliminato il servizio di portineria. Spesso si verificano situazioni spiacevoli. Giovedì mattina quando siamo arrivati ad aprire i nostri chioschi abbiamo trovato molta sporcizia e bidoni della pattume ribaltati sul piazzale. Non è la prima volta che accade, risse o litigi tra chi passa la notte in strada sono all’ordine del giorno. Ci siamo rimboccati le maniche - conclude la fioraia- e abbiamo pulito per ridare decoro al luogo».

«Luogo di degrado assoluto»

Commenti sono giunti anche dalle forze politiche di opposizione. «La notizia che vede diversi senzatetto dormire nei loculi del cimitero monumentale San Cataldo di Modena rappresenta l'emblema di una situazione drammatica e poco edificante per la nostra città -dichiara in una nota il vicecapogruppo di Fratelli d'Italia in Assemblea Legislativa dell'Emilia Romagna e presidente provinciale del partito Ferdinando Pulitanò - Il tutto si inserisce in un ambito di raccoglimento e preghiera per i defunti e in un contesto che dovrebbe rappresentare un punto di riferimento culturale, ma che in realtà è luogo di degrado assoluto. La situazione infrastrutturale, infatti, è estremamente critica da troppi anni. Proprio oggi, in Regione Emilia-Romagna in Commissione Cultura - conclude Pulitanò- è stato confermato dalla Giunta che non stanzierà alcuna risorsa economica nel bilancio per la riqualificazione dei cimiteri monumentali della Regione tra cui rientra quello di Modena».

«Ora serve una pianificazione»

«Vista la situazione urge il Tavolo straordinario che l’assessora alla Sicurezza Alessandra Camporota ha promesso di convocare al più presto- conclude Caldana- che avrà come obiettivo quello di pianificare una strategia per far fronte a tutte le persone che in questo momento si trovano senza fissa dimora non per scelta ma per forza maggiore. Basta agire solo in emergenza . E’ necessaria una pianificazione di una situazione che ormai è cronica da tempo».

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