Gazzetta di Modena

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La protesta

Risorgimentali in piazza Roma con il pronipote di Garibaldi: «Via la lapide da Palazzo Ducale»

di Paola Ducci

	Francesco Garibaldi Hibbert e la manifestazione in piazza Roma
Francesco Garibaldi Hibbert e la manifestazione in piazza Roma

Manifestazione sotto la statua di Ciro Menotti insieme a Francesco Garibaldi Hibbert, venuto con la bandiera tricolore delle Cinque giornate di Milano: «No al revisionismo storico, Francesco IV non fu uno dei promotori dell’Unità d’Italia»

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MODENA. «Il pareggiamento di tutti di fronte alle leggi, la soverchia spartizione delle ricchezze, la libertà di stampa, la via delle carriere aperta a chiunque, l’eccessiva considerazione accordata agli scienziati e agli uomini di lettere, la diffusione delle scuole, il libero passo a tutti d’imparare a leggere e a scrivere: ecco i cattivi semi da cui germogliano le rivoluzioni». Sono queste le parole estratte dal memoriale di Francesco IV, duca di Modena, presentato al Congresso della Santa Alleanza a Lubiana, nel gennaio 1821 che i promotori della manifestazione di sabato mattina –20 dicembre –  in piazza Roma a Modena, sotto la statua di Ciro Menotti, dal titolo “Un fiore e una poesia per la bandiera d’Italia”, hanno portato in piazza come emblema della protesta.

I promotori dell’iniziativa

L’iniziativa, a cui hanno partecipato una sessantina di persone, tra associazioni risorgimentali, politici del Partito democratico, del Partito Repubblicano e liberi cittadini è stata organizzata da gruppi risorgimentali e garibaldini provenienti da tutta Italia «per dire no alla lapide della discordia imbullonata sul muro dell’Accademia militare solo due settimane fa che esalta la figura di Francesco IV come uno dei promotori dell’Unità d’Italia – spiega Giulia Manzini, giornalista e studiosa di storia risorgimentale –. Niente di più falso, ed è per questo che noi ne chiediamo subito la rimozione perché vogliamo condannare il revisionismo storico che vorrebbe riabilitare i duchi estensi come anticipatori dell’unità d’Italia, quando l’hanno combattuta fino alla fine della loro permanenza. Non riusciamo a spiegarci perché la Sovraintendenza abbia concesso l’autorizzazione all’affissione della targa. Quello che sappiamo per certo però – chiude Manzini – è che i ministeri della Difesa e dei Beni culturali hanno esercitato sulla stessa una forte pressione affinché venisse apposta questa lapide che a Modena ha voluto a tutti i costi anche l’ex senatore Carlo Giovanardi». «Contesteremo in tutta Italia tutte le manifestazioni anti italiane – aggiunge Ascanio Guerriero, tenente dell’Arma dei carabinieri in congedo – quello che ha inorridito è stato il contesto in cui tutto questo è avvenuto. Quando ci fu la cerimonia “asburgica” di inaugurazioni i tamburi suonavano a morte, proprio come avveniva nelle esecuzioni capitali di quel tempo con chiara rievocazione del supplizio di Ciro Menotti. Vi era inoltre la presenza della bandiera austriaca –puntualizza – come chiaro atto di sottomissione. Purtroppo in giro per l’Italia è pieno di atti di questo tipo e chi rappresenta le istituzioni in questo momento, per motivi a me ignoti, avalla questo tipo di cerimonia».

Il pronipote di Garibaldi

Alla manifestazione era presente anche Francesco Garibaldi Hibbert, presidente dell’Associazione nazionale Giuseppe Garibaldi e pronipote di Giuseppe ed Anita. «Grazie ai membri della sezione milanese dell’associazione abbiamo portato a Modena l’originale bandiera tricolore che durante le Cinque giornate di Milano fu esposta presso porta Tosa, oggi porta Vittoria. Il fatto di mettere in evidenza oggi il tricolore – conclude Garibaldi Hibbert – è per ricordare a tutti, come, nel periodo in cui regnava il duca di Modena, a cui è dedicata questa targa assurda, in realtà era vietato esporre il tricolore e chi lo esponeva veniva punito con l’arresto. Chi ha voluto questa lapide non era di certo in buona fede».

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