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Officina della Senape tra le 50 migliori steak house d’Italia: «Risultato unico e inaspettato»

di Maria Sofia Vitetta

	Officina della Senape è in piazza Matteotti a Modena
Officina della Senape è in piazza Matteotti a Modena

Matteo Marzoli, titolare del locale in centro a Modena, commenta con orgoglio ed emozione il riconoscimento ottenuto da Braciamiancora: «La qualità della carne è al centro della nostra proposta. Il nostro piatto forte? La forca»

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MODENA. Un nome nato casualmente durante il periodo di ristrutturazione, quando il locale aveva ereditato dalla gestione precedente una palette di colori sulle tonalità del giallo. «A cantiere aperto sembrava un’officina», racconta Matteo Marzoli, anima del ristorante insieme al suo staff, spiegando il significato di “Officina della senape”. Il locale è entrato nella classifica delle migliori 50 Steak House italiane 2026, pubblicata da Braciamiancora. Su un massimo di tre “fiamme” di merito, assegnate ai ristoranti ritenuti «straordinari e unici nel loro genere», il locale di piazza Matteotti, in centro storico, ha ottenuto una fiamma.

Quando è iniziata la vostra storia?

«Abbiamo aperto nel 2012, in una situazione complessa, perché l’inaugurazione è avvenuta subito dopo la prima scossa di terremoto. L’idea, sviluppata da me insieme ad altri due soci, era quella di lavorare carni pregiate e di fare lunghe frollature. All’epoca volevamo dare a Modena una tipologia di locale che non si era ancora diffusa in città».

Quali passi hanno caratterizzato il vostro percorso?

«All’inizio preparavamo anche primi modenesi, come tortelloni e tortellini. Con il tempo abbiamo scelto di puntare tutto sulle carni, proponendo anche quelle provenienti dall’estero. Tutto questo avendo sempre un occhio di riguardo per le carni a filiera corta. Ci siamo poi evoluti nello studio di nuovi tipi di frollature e di marinature».

Potrebbe raccontarci una piccola parte di ciò che accade dietro le quinte, in cucina?

«Ho uno staff di professionisti: se non ci fossero stati loro probabilmente non saremmo mai arrivati al 2025. Sono molte le ore di preparazione che si aggiungono a quelle del servizio. Alla base c’è un grande lavoro, per esempio la produzione di salse di accompagnamento alla carne, come la senape, il nostro marchio di fabbrica, o salsa barbecue e alcune mostarde».

Siete entrati a far parte della classifica delle migliori 50 Steak House italiane 2026. Un riconoscimento atteso?

«No, è stato inaspettato. Una sera, senza avvisare, è venuto a cena Michele Ruschioni, il fondatore di Braciamiancora. Ci ha rivolto i complimenti, dicendo di aver mangiato bene. Mi ha fatto molto piacere, conoscevo il network, ma non pensavo ci stesse prendendo in considerazione per entrare a far parte della classifica. Aveva mandato altri suoi ispettori più volte a cena in maniera anonima, lo abbiamo saputo quando ci hanno comunicato di aver ottenuto “la fiamma”».

Cosa avete servito a Ruschioni?

«Ha provato i nostri carpacci, le battute al coltello e poi una fiorentina di una razza spagnola particolare, non molto conosciuta, l’Arakin. Era un tavolo di cinque persone, hanno assaggiato alcune proposte che facevano parte del menù».

Qual è il piatto che, sedendosi a tavola in Officina, non può essere tralasciato?

«Il nostro punto di forza è la forca. Ruschioni, però, mi aveva chiesto esplicitamente di provare delle bistecche, delle carni in osso. Infatti non ha assaggiato il nostro piatto più rappresentativo».