Soldi per Hamas, un “tesoro” nel garage di casa a Sassuolo
Dopo l’arresto di Adel Ibrahim Salameh Abu Rawwa, il 52enne marocchino accusato di finanziare i terroristi, la polizia ha trovato 560mila euro nella sua abitazione in via Montale. I vicini sconvolti: «Insospettabile, persona tranquilla e ben integrata»
SASSUOLO. Oltre mezzo milione di euro nel garage di una casa a Sassuolo. C’era silenzio ieri mattina in via Montale, dove da anni Adel Ibrahim Salameh Abu Rawwa abitava insieme alla moglie e ai tre figli. Un silenzio che è stato interrotto nelle scorse ore dalla polizia intervenuta nella palazzina che si affaccia su una strada tranquilla nella periferia sassolese, arrivata fin su al terzo piano, nell’appartamento del 52enne marocchino arrestato nell’ambito dell’operazione Domino che ha scosso l’intera penisola: sono state emesse ordinanze di custodia cautelare in carcere per nove persone e si parla di un flusso di denaro sospetto per oltre sette milioni.
I vicini di casa
«Una persona tranquilla e ben integrata», così lo descrivono i vicini di casa che si dicono sconvolti dalle notizie emerse sul suo conto. Per gli investigatori, però, era lui il referente del nord est per raccogliere fondi sulla carta destinati al popolo palestinese ma che, in realtà, finivano nelle mani di Hamas. Intercettazioni e movimentazioni sospette di denaro. Sono, secondo l’accusa, diversi gli elementi che incastrerebbero l’indagato: in un’occasione, per esempio, in risposta al suo interlocutore che chiedeva se ci fossero novità su una raccolta per la resistenza, lui avrebbe risposto di citare solo gli aiuti umanitari. La procura, nella sua ricostruzione, riferisce anche di un’ingente somma – oltre un milione di euro – sequestrata all’interno delle abitazioni in cui vivevano gli indagati. E si parla di ben 560mila euro trovati a Sassuolo, in un garage.
Chi è Abu Rawwa
Rawwa viveva da anni a Sassuolo, lavorava come imprenditore e sembra si mostrasse sempre molto preoccupato per la situazione a Gaza. Ma per l’accusa aveva un’altra faccia. Il suo nome infatti compare tra i tre indagati accusati di concorso esterno nell’associazione con finalità di terrorismo Hamas: una posizione che, nell’impianto accusatorio, non attenua la gravità del ruolo. Al contrario. Adel Ibrahim Salameh Abu Rawwa viene indicato dagli investigatori come uno dei nodi operativi della rete, incaricato di raccogliere fondi nel Nord Est d’Italia e di farli confluire, anche tramite operazioni di triangolazione con associazioni estere, verso realtà con sede a Gaza, nei Territori palestinesi o in Israele ritenute collegate o controllate da Hamas. Secondo quanto ricostruito dalla Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo di Genova, Abu Rawwa – dipendente dell’Associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese (Abspp) – avrebbe raccolto e inviato finanziamenti ad esponenti di Hamas, in particolare a Osama Alisawi, già ministro del governo di fatto di Gaza. Le indagini, avviate dopo l’attacco del 7 ottobre 2023 ma basate anche su flussi precedenti, parlano di bonifici bancari, consegne di contanti e trasferimenti diretti, con una parte delle somme destinata – sempre secondo l’accusa – al sostentamento dei familiari di detenuti per reati di terrorismo o di persone coinvolte in attentati, rafforzando così il sistema di consenso e reclutamento dell’organizzazione. Nel caso del 52enne sassolese, sotto la lente della Finanza sono finiti movimenti patrimoniali ritenuti anomali. In un arco temporale ristretto avrebbe acquistato oltre quaranta immobili all’asta, senza ricorrere a finanziamenti. A questo si aggiungono episodi documentati di trasporto e consegna di ingenti somme in contanti: tra questi, nel febbraio dello scorso anno, il trasferimento di circa 180mila euro in una borsa dalla sede milanese dell’associazione, denaro che – secondo l’ipotesi accusatoria – proveniva da raccolte fondi presentate come umanitarie.
Il quadro complessivo
La posizione di Abu Rawwa si inserisce in un quadro investigativo molto più ampio. Al centro della presunta cellula italiana viene indicato Mohammad Mahmoud Ahmad Hannoun, presidente e legale rappresentante di Abspp, ritenuto esponente del comparto estero di Hamas e figura di vertice dell’organizzazione in Italia. Secondo la procura, sarebbe stato lui a coordinare le attività e a mantenere i contatti con una rete europea attiva in diversi Paesi, tra cui Olanda, Austria, Francia e Inghilterra, oltre a promuovere la costituzione di associazioni per proseguire la raccolta fondi nonostante i blocchi del circuito finanziario internazionale. L’inchiesta ha ricostruito movimentazioni per oltre sette milioni di euro, dal 2001 a oggi, con un incremento significativo dopo il 7 ottobre 2023. Oltre il 71 per cento delle somme, secondo l’ipotesi accusatoria, non sarebbe stato destinato a finalità umanitarie, ma al finanziamento diretto di Hamas o di associazioni ad essa collegate o controllate.
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