Carpi 10 anni fa si risvegliava in Serie A, Castori: «Miracolo sportivo unico e irripetibile»
L’allenatore degli “Immortali” biancorossi, ora alla guida del Sudtirol in B: «Gruppo affamato e un calcio transepocale. A Giuntoli dissi: “va bene tutto basta che non mi prendi fighetti”»
CARPI. Dieci anni fa, in queste ore, Carpi si risvegliava dalla sua notte più lunga e di festa. Il 28 aprile fu la notte della storica promozione in Serie A dei biancorossi del patron Stefano Bonacini, un trionfo che fece guadagnare subito a quella squadra il titolo di “Immortali”, resi tali da un’impresa già nella storia.
Il condottiero scelto da Giuntoli e Bonacini
Al comando di quel gruppo costruito con grande sapienza da quello che poi sarebbe diventato il più grande dirigente del calcio italiano – Cristiano Giuntoli – c’era mister Fabrizio Castori. “Immortale” per antonomasia, almeno a Carpi, nella sua Carpi: «Non torno spesso da quelle parti ma quando mi capita è sempre un piacere – dice il tecnico di San Severino Marche – non sembrano passati dieci anni, ricordo bene ogni singolo momento di quella notte così come i giorni successivi. Sono ricordi speciali, che porterò sempre con me».
La notte della storica promozione in Serie A
Quella notte tra lo stadio Cabassi e piazza Martiri è stato il coronamento di un campionato straordinario, che il Carpi ha stravinto con 80 punti figli di 22 vittorie, 14 pareggi e sole 6 sconfitte, col record tuttora imbattuto (condiviso col Torino 2011-12 e col Palermo 2013-14) di sole 28 reti subite nell’arco dell’intero campionato. Il timbro sulla promozione arrivò solo dopo quello 0-0 col Bari, ma che il Carpi sarebbe arrivato in porto lo si era capito già qualche giorno prima, con le vittorie ravvicinate sul Bologna al Cabassi e a Vicenza: «Furono vittorie fondamentali ma capii ancora prima che potevamo arrivare in fondo – dice Castori – La squadra correva e andava fortissimo, avevamo giovani di grande corsa e anche qualità».
Una stagione nata con un diktat: «Niente fighetti»
E dire che quella stagione nacque nell’estate del 2014 tra tanto scetticismo e un mercato apparentemente in torno minore, con l’addio ad Ardemagni, Sgrigna e Memushaj e le scommesse su giovani sconosciuti come Lasagna: «Ricordo che a Giuntoli dissi “basta che non mi prendi dei fighetti” – ride Castori –. Arrivarono giocatori con tanta fame di arrivare, la stessa che avevamo noi. Quella squadra giocava un calcio nuovo, che fu definito transepocale perchè coniugava la solidità della tradizione con lo spettacolo dell’avanguardia». Una storia diversa da tutte le altre, probabilmente non replicabile con quei contenuti in nessun altro contesto. Castori, ad esempio, la B l’ha rivinta anche a Salerno, ma fu una storia diversa: «Carpi è stato un autentico miracolo sportivo, una storia irripetibile, sembrava che tutti i pezzi di quel puzzle si incastrassero alla perfezione, dalla società ai dirigenti fino a noi dello staff e la squadra».
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