Duomo gremito per monsignor Giuseppe Verucchi: «Era un vero vulcano di idee»
L’ultimo saluto al vescovo emerito di Ravenna-Cervia, ex vicario generale della diocesi di Modena-Nonantola e parroco a Formigine e Fiorano: è stato sepolto in Cattedrale a Ravenna
MODENA. «Ognuno conservi e custodisca dentro di sé quel bene ricevuto da don Giuseppe e ne faccia un grande tesoro. Sono sicuro che è stato tanto». Così monsignor Lino Pizzi, vescovo emerito di Forlì-Bertinoro, ha terminato la solenne liturgia funebre che ha presieduto e che si è tenuta ieri mattina nel Duomo (gremito), per dare l’ultimo saluto a monsignor Giuseppe Verucchi, vescovo emerito di Ravenna-Cervia. Sacerdote originario di Pavullo, don Verucchi fu parroco per 15 anni a Formigine e per 3 a Fiorano: in mezzo, 11 anni come vicario generale di Modena-Nonantola. Il 9 marzo 2000 papa Giovanni Paolo II lo nominò vescovo di Ravenna-Cervia.
Il funerale a Modena celebrato dal vescovo Pizzi
Così, in centinaia, tra cui autorità cittadine, militari ed ecclesiastiche, ieri mattina hanno partecipato alla prima delle due liturgie funebri per il conosciutissimo e amatissimo sacerdote. La seconda liturgia si è tenuta sempre ieri, ma nel pomeriggio, in Cattedrale a Ravenna, dove la salma, per volere del monsignore, è stata anche tumulata. «Penso che tutti, mentre ascoltavamo la parola di Dio non abbiamo faticato a richiamare la figura di don Giuseppe, alla luce della Parola di Dio – ha esordito nell’omelia monsignor Pizzi – Molto lungo e vario è stato il suo ministero: presbitero, cappellano, parroco, vicario generale dell’arcidiocesi di Modena-Nonantola e infine arcivescovo di Ravenna-Cervia. Sarebbero molte le cose che si potrebbero e si dovrebbero dire: probabilmente tutti voi, qui presenti, potreste raccontare esperienze ed episodi vissuti con lui». Monsignor Pizzi, visibilmente commosso, ha ripercorso le tappe importanti della sua profonda amicizia con Verucchi, a partire dalla loro giovinezza modenese, in seminario nel 1958, «per finire come confratelli vescovi in Romagna», ha ricordato, ribadendo l’impronta indimenticabile che ha lasciato nelle persone che l’hanno conosciuto e nelle comunità che l’hanno accolto. «Era molto attivo – ha aggiunto Pizzi – con tante idee e iniziative: come un vulcano! È stato un ascoltatore, cultore e annunciatore della Parola di Dio, maestro, pastore e guida».
Il messaggio dell’arcivescovo Castellucci
Parole queste, ribadite anche durante le preghiere dei fedeli, lette da chi lo conosceva bene, a cui si sono aggiunte anche quelle del vescovo Castellucci, impossibilitato a partecipare: «Esprimo una profonda riconoscenza al Signore per il dono della vita e del ministero del vescovo Giuseppe – scrive – Se dovessimo raccogliere anche solo la minima parte del bene che ha seminato nella sua lunga esistenza, riempiremmo un bel granaio. Molti dei presenti, forse tutti, hanno ricevuto da lui incoraggiamenti, testimonianze, insegnamenti. La sua umanità solida, la tempra incredibilmente forte nonostante, la sua fede senza cedimenti, erano diventate proverbiali a Modena e a Ravenna. A me basta concentrare tutto nell'ultimo sorriso, che poche settimane fa mi regalò alla mensa della Casa del clero – conclude don Erio – Un sorriso velato dall'inatteso silenzio nel quale è stato avvolto in questo ultimo anno; ma un sorriso autentico, dignitoso e sincero, quale lui era. Grazie, don Giuseppe, continua a sorriderci dal cielo». La liturgia è terminata con un lungo e caloroso applauso prima che il feretro uscisse dalla cattedrale.